PATTO SUICIDA IN FAMIGLIA - A MONTREUX, UN'INTERA FAMIGLIA SI È TOLTA LA VITA GETTANDOSI DAL BALCONE DEL LORO APPARTAMENTO AL SETTIMO PIANO: MORTI PADRE, MADRE, UNA FIGLIA E 8 ANNI E LA ZIA DEI RAGAZZI, MENTRE IL FIGLIO 15ENNE È IN COMA IN OSPEDALE - LA FAMIGLIA ERA OSSESSIONATA DALLE TEORIE DEL COMPLOTTO: EVITAVA QUALUNQUE CONTATTO ESTERNO E IN CASA AVEVA SCORTE DI CIBO, ACQUA E GENERI DI PRIMA NECESSITÀ - PARE CHE SI SAREBBERO LANCIATI DOPO...
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Claudio Del Frate per www.corriere.it
La famiglia che pochi giorni fa a Montreux, in Svizzera, si è suicidata gettandosi dal balcone del loro appartamento al settimo piano era ossessionata da teorie del complotto, temevano qualunque contatto con l’esterno e avevano la casa stipata all’inverosimile di scorte di cibo, quasi che pensassero di dover resistere a un lungo assedio.
Lo ha reso noto la polizia del Canton Vaud, che si sta occupando della tragica sorte di padre, madre, due figli di 15 e 8 anni e della zia di questi ultimi, sorella gemella della madre. Dell’intero nucleo solo il ragazzo quindicenne è sopravvissuto al volo dal balcone ma si trova in ospedale in coma.
Le indagini hanno escluso formalmente che terze persone possano aver avuto un ruolo nella vicenda e hanno classificato l’episodio come un suicidio collettivo. Nell’appartamento di Avenue du Casinò, nel pieno dentro della elegante località di villeggiatura sul lago di Ginevra, non sono stati rinvenuti segni che provassero la presenza di estranei. Appoggiata al balcone è stata trovata una scaletta.
Particolare agghiacciante: i componenti della famiglia si sarebbero lanciati nel vuoto uno dopo l’altro in un arco temporale di circa cinque minuti. Confermati altri particolari emersi fin dall’inizio: la famiglia era originaria della Francia, asi era trasferita a Montreux nel 2016, la figlia minore non era stata nemmeno iscritta all’anagrafe locale. Lei e la madre risultavano addirittura trasferitesi in Marocco da alcuni anni.
La scena che gli inquirenti si sono trovati davanti durante il sopralluogo successivo al suicidio collettivo è stata impressionante: gran parte dei locali della casa erano ingombrati da scorte di generi alimentari o di prima necessità, nè i genitori, nè i ragazzi avevano contatti con il mondo esterno, vivevano in una sorta di eremitaggio ma nel cuore di una città, con pochissimi contatti con i vicini. Secondo le testimonianze raccolte dall’inchiesta la situazione era notevolmente peggiorata durante la pandemia. Il padre sarebbe stato ossessionato da teorie cospirazioniste, credeva di essere controllato, evitava ogni contatto per sè e per i suoi congiunti.
Confermata anche la dinamica della tragedia: alle 7 del mattino di giovedì la polizia ha suonato all’appartamento al settimo piano di Avenue du Casinò. Dovevano notificare ai genitori una convocazione da parte delle autorità scolastiche poiché il ragazzo quindicenne non andava più a scuola da mesi benché iscritto in un istituto superiore di Montreux.
Dall’interno una voce ha risposto ma non ha aperto. Gli agenti se ne sono andati e pochi minuti dopo un inquilino del palazzo ha visto i corpi precipitare uno dopo l’altro dal balcone e piombare su un cortile interno della casa.