LA PAURA È FEMMINA – LE DONNE SI AMMALANO DI MENO, MA SONO PIÙ TERRORIZZATE DAL VIRUS. SECONDO LE RILEVAZIONI DI SWG GLI ITALIANI SI DIVIDONO 60 A 40 NEL RITENERE PIÙ PREOCCUPANTE LA CRISI SANITARIA RISPETTO A QUELLA ECONOMICA – QUANTO ALLA PREOCCUPAZIONE DI CONTRARRE LA MALATTIA NON CI SONO TANTE DIFFERENZE TRA LE GENERAZIONI E NEMMENO TRA NORD E SUD – MA SUL TERRORE DEL CONTAGIO…
-Salvatore Vassallo* per “la Stampa”
*Direttore Istituto Cattaneo
Per gestire la crisi attraversandola con meno danni e ansie possibili è fondamentale che le istituzioni pubbliche e i cittadini abbiano una misura corretta delle sue dimensioni. A cominciare dal numero delle vittime e dal peso che i numeri assoluti hanno in prospettiva storica, nei territori a cui si riferiscono.
Va detto che i calcoli sulla mortalità da coronavirus sono complicati da molti fattori, non solo dalla mancanza di dati completi. Una analisi dell' Istituto Cattaneo condotta da Asher Colombo e Roberto Impicciatore su dati Istat riferiti a 1084 comuni ha mostrato che nei primi tre mesi dell' anno il livello della mortalità è stato significativamente superiore a quello della media nello stesso periodo dei cinque anni precedenti, con un picco nel mese di marzo.
Dai dati Istat si vede anche che nelle regioni più colpite dal virus la crescita dei decessi accertati all' anagrafe rispetto alla media del quinquennio precedente è dovuta in una quota preponderante ai maschi (64%) rispetto alle donne (36%). Questo sembra confermare che la gran parte dell' incremento sia proprio dovuto al Covid-19. Le stesse tendenze si intravedono anche al Sud, seppure in misura molto attenuata.
Quindi, dai dati attualmente disponibili sul totale delle morti registrate all' anagrafe, il numero di quelle riconducibili alla pandemia appare decisamente superiore rispetto al numero acclarato dal sistema sanitario. Naturalmente, solo analisi condotte su serie storiche più lunghe, alla fine del ciclo, potranno dire in che misura il virus avrà indotto o accelerato la mortalità.
Solo alla fine del percorso potremo dire quanto abbiamo perso, in termini di vite, produzione, consumi. E quanto abbiamo imparato, nell' uso delle tecnologie digitali, ad esempio. Cose che ovviamente non si possono pesare sulla stessa bilancia. È certo comunque che nei sentimenti degli italiani oggi si mescolino diverse comprensibili preoccupazioni.
Tutti i sondaggi convergono nel mostrare che c' è una quasi unanime condivisione del timore per la diffusione del virus, così come un larghissimo consenso verso le misure restrittive adottate dal governo. Tra le tante domande riferite a questi aspetti presenti nelle rilevazioni svolte da SWG nelle ultime tre settimane ne abbiamo selezionate quattro, e abbiamo cercato di capire quali differenze esistono nel livello della preoccupazione tra donne e uomini, tra Nord e Sud, in base all' età, al livello di benessere, al settore occupazionale e al titolo di studio.
Gli italiani si dividono al momento 60 a 40 nel ritenere più preoccupante la crisi sanitaria rispetto a quella economica.
Come per gli altri indicatori, non ci sono grandi divari tra le categorie di cittadini elencate prima. Se non per il fatto che le donne sono nettamente più preoccupate degli uomini per il primo versante della crisi, verosimilmente come riflesso della loro maggiore attenzione alla cura dei familiari e in particolare dei più anziani.
Un italiano su due ritiene che la crisi potrebbe mettere a repentaglio (abbastanza o molto) il posto di lavoro proprio o di uno dei parenti più stretti.
Anche qui con lievi differenze, che vedono una preoccupazione di poco maggiore al Sud e minore tra i laureati. Solo un intervistato su 4 teme che potrebbe arrivare il momento in cui scarseggeranno cibo o altri beni di prima necessità nei negozi.
Quanto, infine, alla preoccupazione di contrarre la malattia, non ci sono tante differenze tra le generazioni. Gli anziani rischiano oggettivamente di soffrire conseguenze più gravi, ma il virus si trasmette senza badare all' età. Non ci sono nemmeno differenze significative tra Nord e Sud, al contrario di quanto sarebbe invece ragionevole aspettarsi considerando la localizzazione dei focolai più virulenti e dei casi accertati. Di nuovo, sono più preoccupate le donne degli uomini. Ma la paura per la propria salute personale - è forse questa la cosa più interessante e curiosa - ha anche una importante componente politica.
Negli Stati Uniti, secondo un' analisi pubblicata dal «New York Times», gli elettori democratici sono nettamente più preoccupati per la diffusione del virus degli elettori repubblicani. A prima vista si potrebbe pensare, perché gli elettori di destra sono più preoccupati per le sorti dell' economia. In Italia, apparentemente, succede il contrario. Gli elettori democratici e 5 Stelle sono meno preoccupati rispetto a quelli di Salvini e Meloni di contrarre il virus.
Con tutta probabilità, in entrambi i casi, i sostenitori dell' opposizione vengono persuasi dai loro leader oppure coltivano per proprio conto l' impressione che il governo non stia facendo abbastanza per contenere l' epidemia o che sia composto da persone poco capaci di gestire la crisi. Cosicché anche la percezione che il virus possa ulteriormente diffondersi o il timore di essere personalmente infettati nel loro caso crescono.