PEGGIO DEI TALEBANI C’È IL RISCHIO DI GUERRA CIVILE PERMANENTE - IN AFGHANISTAN SI CONTINUA A COMBATTERE E I MILIZIANI NON SONO ANCORA RIUSCITI A FORMARE IL GOVERNO: SECONDO IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO AMERICANO IL CONFLITTO POTREBBE PORTARE A UNA RICOSTITUZIONE DI AL QAEDA O A UNA CRESCITA DELL'ISIS - MOLTI RIBELLI SAREBBERO PRONTI A UN CESSATE IL FUOCO, MENTRE IL FIGLIO DEL LEONE DEL PANSHIR, MASSOUD, LANCIA UN APPELLO PER UNA "RIVOLTA NAZIONALE". MA INTANTO IL CAPO DESIGNATO DEL GOVERNO TALEBANO, BARADAR, DIALOGA CON L’ONU...
-Appello di Massoud agli afghani per una rivolta nazionale ++
'Per la dignità, la libertà e la prosperità del nostro Paese'
(ANSA-AFP) - KABUL, 06 SET - Il leader del movimento di resistenza nella valle afghana del Panshir ha rivolto oggi un appello per una "rivolta nazionale" contro i talebani. In un messaggio audio inviato ai media, il comandante del Fronte di Resistenza Nazionale Ahmad Massoud ha dichiarato: "Ovunque tu sia, dentro o fuori, ti invito a iniziare una rivolta nazionale per la dignità, la libertà e la prosperità del nostro Paese".
Cristiana Mangani per “Il Messaggero”
Si continua a combattere nel Panjshr, e ieri il leader Ahmad Massoud si è fatto fotografare per smentire le voci di una sconfitta e, soprattutto, di una sua fuga all'estero o di una sua morte. Di vero c'è che da quel fronte afghano è arrivata un'apertura: «Il Fnr accoglie con favore una risoluzione su un cessate il fuoco immediato approvato dal Consiglio degli Ulema a Kabul», a patto che i talebani «fermino i loro attacchi» e «ritirino le loro truppe», ha scritto Massoud sul suo account Facebook.
Le due fazioni continuano a fronteggiarsi con prigionieri che aumentano da una parte all'altra del campo di battaglia. Una situazione che il capo di stato maggiore dell'esercito Usa, generale Mark Milley, ha definito da «guerra civile» evocando il rischio di una ripresa del terrorismo.
«Non so dire se i talebani riusciranno a governare - ha osservato -, ma vedo buone probabilità per una guerra civile estesa che potrebbe portare a una ricostituzione di al Qaeda o a una crescita dell'Isis o di altri gruppi terroristici».
LA DIPLOMAZIA
Intanto, ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha visitato il compound per la prima accoglienza e il transito dei profughi afghani di Doha. «Intere famiglie evacuate dall'Afghanistan grazie a questa solidarietà internazionale sono in salvo e possono garantire un futuro migliore ai propri figli», ha dichiarato. «Durante gli incontri con le massime autorità qatarine - ha aggiunto il titolare della Farnesina - ho comunicato loro che nei prossimi giorni abbiamo intenzione di ricollocare a Doha l'ambasciata a Kabul».
A Doha, Di Maio, sta avendo conversazioni con il canale preferenziale di comunicazione dei talebani che ha scelto la capitale del Qatar come centro della propria diplomazia. Nei tre paesi dell'Asia Centrale invece sta trovando da un lato un attore molto influente nelle dinamiche talebane come Islamabad, mentre a Tashkent e Dushanbe ci sono due governi che cercano rassicurazioni perché temono che quanto successo a Kabul possa propagarsi in termini di instabilità e insicurezza nei loro territori.
Nel frattempo, non decolla il nuovo governo dei talebani. La nebbia che circonda la formazione della struttura teocratica che guiderà il nuovo Emirato islamico racconta di probabili contrasti e lotte di potere tra le anime della complessa ragnatela tribale che pervade il Paese.
Le uniche certezze sono quelle di Hibatullah Akhudzada come guida suprema, e di Baradar, co-fondatore dei talebani, come capo politico. In primo piano anche il figlio del defunto mullah Omar, Mohammad Yakoob e Sher Mohammad Abbas Stanikzai, vice capo dell'ufficio politico di Doha. Per il resto non trapela nulla, a parte il fatto che di donne al governo non se ne parla.
Il mullah Baradar ha incontrato il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Martin Griffiths al ministero degli Esteri di Kabul. Secondo quanto riferito da un portavoce dei talebani Mohammad Naeem, Griffiths ha detto che l'Onu continuerà ad assicurare sostegno e cooperazione all’Afghanistan.
I PRIGIONIERI
Intanto la guerra di propaganda va di pari passo con quella di posizione per la conquista del Panjshir, dove sono arroccate le forze del Fronte nazionale della resistenza (Fnr) guidate da Ahmad Massoud e dall'ex vicepresidente Amrullah Saleh. I talebani hanno annunciato che le loro forze sono penetrate nella capitale provinciale Bazarak.
Ma la resistenza, riporta al Jazeera, ha dichiarato di aver circondato «migliaia di terroristi» a Khawak Pass e che i talebani hanno abbandonato veicoli e attrezzature nell'area di Dashte Rewak. Circa 1.500 talebani sarebbero stati fatti prigionieri. Mentre il portavoce della resistenza, noto giornalista, Fahim Dashti è stato ucciso in uno scontro. E un gruppo di americani che si troverebbero all'aeroporto di Mazar-e-Sharif e che stavano per lasciare il paese, sarebbero stati bloccati dai talebani prima della partenza.