PERCHÉ GIANCARLO CASELLI CREDE ALLE FRASI DI UN PENTITO SU ANDREOTTI MA TACE QUELLE SU PIERSANTI MATTARELLA? - FRANCESCO MARINO MANNOIA PARLO’ DEI “RAPPORTI AMICHEVOLI” TRA L'EX PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA E I CUGINI SALVO E STEFANO BONTATE - POI MATTARELLA CAMBIO’ LINEA E PER QUESTO SAREBBE STATO UCCISO - LE FRASI DEL PENTITO FRANCESCO DI CARLO SU BERNARDO MATTARELLA, PADRE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: “MI FU PRESENTATO COME UOMO D'ONORE…”

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GIANCARLO CASELLI

Simone Di Meo per “la Verità”

 

Il pentito della discordia. Con una lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera, Stefano Andreotti, figlio del Divo Giulio, ha contestato all' ex procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, una ricostruzione unilaterale della storia giudiziaria del papà in occasione del quarantennale della tragica uccisione (6 gennaio 1980) di Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato, Sergio. Caselli ha ricordato due presunti incontri di Andreotti con i vertici di Cosa nostra - «come accertato nel processo di Palermo» - sulla base delle dichiarazioni del pentito Francesco Marino Mannoia, ex trafficante mafioso (soprannominato «mozzarella») considerato tra i più attendibili collaboratori di giustizia siciliani.

FRANCESCO MARINO MANNOIA

 

Incontri diversamente valutati dai giudici di primo grado (che assolsero il politico Dc) e da quelli d'Appello (che invece lo condannarono). Sulla impossibilità di stabilire - a differenza di quanto sostiene Caselli - la veridicità di quei summit, il figlio di Andreotti ha ricordato che il racconto di Marino Mannoia «contiene affermazioni davvero infamanti anche della figura di Piersanti Mattarella» di cui Caselli ha però evitato di parlare.

 

Quali? Stefano Andreotti non dice di più, ma La Verità è in grado di rivelare i contenuti di un verbale, risalente al 3 aprile 1993, in cui l'ex boss parla del fratello del presidente della Repubblica proprio all' allora procuratore di Palermo. L'incontro tra Mannoia e Caselli, accompagnato dal pm Guido Lo Forte, avvenne presso l'Us attorney's office del distretto meridionale di New York alla presenza del procuratore Patrick Fitzgerald.

 

stefano andreotti foto di bacco

Il pentito spiegò che «già Bontate Paolino (ex capo di Cosa nostra prima dell' avvento dei Corleonesi, ndr) intrattenne rapporti con Mattarella Bernardo (il papà di Sergio e Piersanti, ndr), il quale era assai vicino a Cosa nostra, anche se non ricordo se fosse un uomo d'onore [] Successivamente sfruttando il canale rappresentato dai cugini Salvo Antonino e Ignazio - uomini d'onore della famiglia di Salemi, essi pure «riservati» -, Bontate instaurò intimi rapporti anche con Mattarella Piersanti [] Escludo comunque che quest' ultimo fosse un uomo d'onore, poiché altrimenti l'avrei appreso».

PIERSANTI MATTARELLA

 

Per Marino Mannoia, l'ex presidente della Regione Sicilia fu ammazzato perché Mattarella «dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori, successivamente aveva mutato la propria linea di condotta [] voleva rompere con la mafia, dare "uno schiaffo" a tutte le amicizie mafiose e intendeva intraprendere un' azione di rinnovamento del partito della Democrazia cristiana in Sicilia».

 

giulio andreotti

Attraverso Salvo Lima, «del nuovo atteggiamento di Mattarella» - si legge ancora nel verbale - fu informato anche «l'onorevole Giulio Andreotti» che «scese a Palermo, e si incontrò con Bontate Stefano, i cugini Salvo, l' onorevole Lima, l' onorevole Nicoletti». La riunione - aggiunse il collaboratore di giustizia - «avvenne in una riserva di caccia».

 

Successivamente, Bontate avrebbe raccontato a Marino Mannoia che «tutti quanti si erano lamentati con Andreotti del comportamento di Mattarella, e aggiunse poi: "Staremo a vedere" [] Alcuni mesi dopo, fu deciso l'omicidio». Al papà del capo dello Stato fa riferimento pure un altro collaboratore di giustizia, Francesco Di Carlo. Sentito in un processo per diffamazione a mezzo stampa, come riportato dal Fatto quotidiano e da Antimafia2000, Di Carlo ha rivelato che «il vecchio Bernardo Mattarella, padre del capo dello Stato, mi fu presentato come uomo d' onore di Castellammare del Golfo.

 

STEFANO BONTATE

Me lo presentò tra il '63 e il '64 il dc Calogero Volpe, affiliato alla famiglia di Caltanissetta, che aveva uno studio a Palermo». Il verbale del 3 marzo 2016 riprende alcune dichiarazioni già rese nel corso degli anni Novanta dall' ex padrino considerato pienamente attendibile dalla sentenza per l'omicidio del giornalista Mauro Rostagno.

 

A un altro fratello dell'inquilino del Quirinale, Antonino Mattarella, si fa riferimento invece in una vecchia misura di prevenzione a carico di don Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana. «La transazione (per l'acquisto di un immobile nella Capitale, ndr) risulta essere stata effettuata tramite il curatore del fallimento Mattarella Antonino, legato al Nicoletti per gli enormi debiti contratti col proposto (dalla documentazione rinvenuta dalla Guardia di finanza di Velletri emerge che il Nicoletti disponeva di titoli emessi dal Mattarella, spesso per centinaia di milioni ciascuno)», è scritto nel provvedimento giudiziario così come riportato dal Fatto quotidiano nell' edizione dell' 11 febbraio 2015. Antonino Mattarella non è però mai stato indagato in quel procedimento.

Enrico Nicoletti

 

Tranchant il giudizio di Stefano Andreotti, contattato dal nostro giornale: «Citare l'incontro di mio padre riferito da Marino Mannoia, che va a raccontare queste balle anche su Mattarella, mi lascia un po' sbalordito... ma no, non voglio dire sbalordito. Non credo sia molto aderente ricordare le cose così, ecco».