PIERCAVILLO DAVIGO RISCHIA IL PROCESSO! CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE PER IL PROCURATORE DI MILANO FRANCESCO GRECO, INDAGATO PER OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO PER IL CASO DEI VERBALI DELL’AVVOCATO PIERO AMARA SU UNA PRESUNTA LOGGIA UNGHERIA. IL PM STORARI E L’EX CSM DAVIGO SONO INVECE AVVIATI A GIUDIZIO PERCHÉ L'UNO CONSEGNÒ ALL'ALTRO NELL'APRILE 2020, "AL DI FUORI DI OGNI PROCEDURA FORMALE", LE COPIE DEI VERBALI SEGRETI DI AMARA...

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Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera

 

francesco greco e piercamillo davigo

Il procuratore milanese Francesco Greco nel «paradiso» degli ormai archiviati, il suo vice Fabio De Pasquale nell'«inferno» di coloro che si avviano a essere processati, la sua vice Laura Pedio ancora nel «purgatorio» giudiziario di coloro che son sospesi (nel limbo cioè di accertamenti ancora in corso), e altri due pm (Paolo Storari e Sergio Spadaro) pure verso il giudizio assieme all'ex consigliere Csm Piercamillo Davigo: al momento è questo l'esito - stilato nel giro di appena 5 mesi - dell'inchiesta della Procura di Brescia sulla Procura di Milano.

 

O, più precisamente, sulle scelte investigative adottate o meno dalla Procura di Milano nel 2020 per un verso sui verbali resi dall'avvocato esterno Eni Piero Amara sull'asserita associazione segreta denominata «Ungheria», e per altro verso sulle prove che potevano minare l'attendibilità dell'imputato-dichiarante Vincenzo Armanna sia nel processo Eni Nigeria sia nell'indagine (tuttora in mano a Pedio) sui possibili depistaggi giudiziari attribuiti all'a.d. Eni Claudio Descalzi e al capo del personale Claudio Granata.

 

SERGIO MATTARELLA PIERCAMILLO DAVIGO

Per Brescia, che ha chiesto l'archiviazione dell'omissione d'ufficio contestata in estate a Greco, non spettava al procuratore (che andrà in pensione il 14 novembre) iscrivere eventuali notizie di reato contenute nei verbali di Amara, tanto più in quanto quel fascicolo era coassegnato (oltre che al pm Storari) a un procuratore aggiunto, Laura Pedio, vice di Greco dotata di autonomia. Inoltre solo a metà aprile 2020 Storari (dopo il consiglio ricevuto da Davigo) iniziò a mettere per iscritto quei solleciti che afferma di aver per mesi fatto invano a voce, mentre le prime iscrizioni furono fatte il 13 maggio a ruota della telefonata del procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, dopo la visita di Davigo: per Brescia sarebbe processualmente sterile credere sulla parola alle contrapposte versioni orali.

PAOLO STORARI

 

ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO FRANCESCO GRECO GHERARDO COLOMBO - POOL MANI PULITE

Per ora Pedio resta indagata per l'ipotesi di omissione d'atti d'ufficio in parte per «Ungheria» e in parte per non aver indagato Armanna all'emergere di indizi che (trovati da Storari in indagini pure qui coassegnate) parevano imporlo. È tema affine all'incriminazione ora di De Pasquale (vice di Greco e capo del pool affari internazionali) e del pm Spadaro per aver in ipotesi tenuto imputati e giudici del processo Eni-Nigeria all'oscuro di elementi potenzialmente favorevoli alle difese: la falsità di alcune chat prodotte da Armanna; le chat attestanti un rapporto patrimoniale (50.000 dollari dati o promessi) tra Armanna e l'asserito proprio superteste nigeriano a riscontro delle accuse a Eni; e il video (questo non proveniente da Storari ma dai pm di Roma) dell'imprenditore Ezio Bigotti sulla possibile matrice delle iniziali accuse di Armanna a Eni.

 

PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA

Storari e Davigo sono invece avviati a giudizio perché l'uno consegnò all'altro nell'aprile 2020, «al di fuori di ogni procedura formale», le copie word dei verbali segreti di Amara su Ungheria: condotta che per Brescia non può essere scriminata né dal fatto che fosse Davigo a rassicurare Storari sulla non opponibilità del segreto ai consiglieri Csm, né dal movente di Storari di «lamentare i presunti contrasti insorti» con i vertici. A ruota Davigo è tacciato di aver «abusato del proprio ruolo» nel consegnare/raccontare il contenuto dei verbali di Amara, «informalmente e al solo scopo di motivare la rottura dei propri rapporti personali con il consigliere Csm Ardita», ai consiglieri Csm Marra, Cascini, Pepe, Gigliotti e Cavanna; al vicepresidente Csm David Ermini, che si affrettò a distruggere gli «irricevibili» verbali lasciatigli da Davigo; a due proprie segretarie al Csm; e al presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il senatore (allora nei Cinque Stelle) Nicola Morra.

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PIERO AMARA

 

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