LA PILLOLA VA GIÙ - L'AIFA DA IL VIA LIBERA ALLA PRESCRIZIONE DEGLI ANTIVIRALI DA PARTE DEI MEDICI DI FAMIGLIA E ALLA POSSIBILITÀ DI ACQUISTARLI DIRETTAMENTE IN FARMACIA - LA SCELTA È STATA PRESA PER PROTEGGERE I FRAGILI CHE, ANCHE CON IL VACCINO, SONO A RISCHIO EVOLUZIONE GRAVE DELLA MALATTIA IN CASO DI INFEZIONE DA COVID - FINORA, LA CAMPAGNA PER LA SOMMINISTRAZIONE DELLE PILLOLE ANTI-COVID È ANDATA A RILENTO PER COLPA DELLA BUROCRAZIA...

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Paolo Russo per “la Stampa”

 

La svolta per proteggere i fragili che nemmeno con il vaccino sono al riparo dai pericoli del Covid arriverà oggi, quando la Cts dell'Aifa darà il via libera alla prescrizione degli antivirali da parte dei medici di famiglia e alla possibilità di acquistarli poi direttamente in farmacia. Un percorso in discesa rispetto alla corsa a ostacoli che ha di fatto limitato - e di molto - l'accesso alle pillole anti-Covid. Nonostante basti un bicchier d'acqua a mandarle giù, fino ad ora la terapia è stata dispensata solo dagli ospedali.

 

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E nonostane gli antivirali vadano assunti al massimo entro 5 giorni dalla comparsa dei primi sintomi, il meccanismo burocratico ha fatto andare molti fuori tempo. Come denuncia il virologo Francesco Broccolo dell'Università di Milano, «ci vogliono circa due giorni prima che il paziente abbia la risposta dal tampone molecolare, dopodiché deve rivolgersi al medico di base e questi a sua volta deve mettersi in contatto con il reparto di malattie infettive dell'ospedale, dove il farmaco può essere prescritto e somministrato». Il rischio, osserva il professore, è «perdere tempo e non riuscire a somministrare la terapia. Ed è anche un sistema discriminatorio, se pensiamo alle periferie e a tutti i centri delocalizzati che non possono accedere in tempi rapidi a un reparto ospedaliero di malattie infettive».

 

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Questo ha di fatto impedito di utilizzare quest'arma terapeutica in più rispetto al vaccino a larga parte di coloro che ne hanno diritto, ossia i contagiati a rischio di evoluzione grave della malattia.

Che sono poi, in base a quanto già stabilito dall'Aifa, persone affette da tumore «in fase attiva», insufficienza renale cronica, broncopneumopatia severa, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità, scompenso cardiaco, malattia coronarica, cardiomiopatia e diabete mellito non compensato.

 

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Condizione valida per tutti: aver compito 18 anni e non accusare sintomi gravi della malattia. Per questo i farmaci vanno utilizzati entro tre, massimo 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi. Ma per i più così non è stato. E a dirlo sono i numeri. Lasciando da parte il Remdesivir della Gilead, che va somministrato endovena e che per questo richiederà di recarsi ancora in ospedale, i due antivirali via bocca sono il Lagevrio della Merck e il Paxlovid della Pfizer.

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Ma mentre il primo con Omicron ha visto calare al 30% la sua efficacia nel ridurre il rischio di ricovero e di morte, il secondo ha dimostrato di continuare a proteggere dagli esiti peggiori nell'88% dei casi. Peccato però che dei 600 mila trattamenti acquistati dall'Italia fino al 5 aprile, ossia a circa due mesi dalla sua approvazione, ne siano stati somministrati appena 6.822, l'1,14% delle scatole a disposizione. Delle 50 mila confezioni targate Merck ne sono stato invece dispensate 16.732, ma il farmaco è stato approvato prima di quello Pfizer.

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«Che i farmaci antivirali siano sottoutilizzati è indubitabile», ha ammesso in tv Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e gran consigliere di Draghi. «È il meccanismo di prescrizione che deve essere reso più agile, e Aifa - ha in qualche misura anticipato - sta sviluppando una strategia per renderli prescrivibili anche dai medici di medicina generale, semmai attivando dei controlli sull'appropriatezza a posteriori».

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«Credo che, tenendo conto del rischio di morte di un ultraottantenne che si infetta, se facessi il medico di medicina generale considererei questi soggetti per le terapie, ovviamente valutando le interazioni farmacologiche che non vanno sottovalutate», ha aggiunto il professore, facendo così capire che l'uso degli antivirali potrebbe essere esteso anche ai più anziani a prescindere dai loro malanni. Certo, i costi di un ciclo terapeutico (2 pillole 2 volte al giorno per 5 giorni per il Paxlovid e 4 per 5 nel caso di Lagevrio) vanno dai 610 euro del trattamento della Merck ai 650 di quello Pfizer.

 

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Ma c'è da dire che un giorno di ricovero in reparto ne costa mille, in terapia intensiva tremila. E minimo in ospedale ci si trascorre una settimana. Anche per questo si è deciso di rompere gli indugi aprendo alla prescrizione da parte dei medici di famiglia e all'acquisto diretto in farmacia. Attenzione però alle controindicazioni. Entrambe le pillole non vanno assunte in caso di hiv e di compromissione renale ed epatica severe.

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