PODCAST KILLED THE RADIO STAR – 45 ANNI FA LA CORTE COSTITUZIONALE SANCIVA LA LEGITTIMITÀ DELLE TRASMISSIONI RADIOFONICHE PRIVATE A DIFFUSIONE LOCALE, DANDO VITA ALLE RADIO LIBERE – MA CON LA CONVERSIONE DALLE ONDE RADIO A SEGNALI DIGITALI E L’AUMENTO DI POPOLARITÀ DEI PODCAST, LE RADIO LOCALI STANNO LENTAMENTE SPARENDO - IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO AVREBBE SCELTO UNA TRANSIZIONE MORBIDA AL DIGITALE, CHE TERREBBE L'FM IN VITA FINO AL 2030...

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Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”

 

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Quarantacinque anni fa nascevano le radio libere, fenomeno la cui portata storica, allora, quel 28 luglio 1976 in cui la Corte Costituzionale sanciva la legittimità delle trasmissioni radiofoniche private, purché a diffusione locale, non venne colta appieno. La radio per antonomasia era la Rai, null'altro. Come potevano piccoli vascelli corsari, con risorse tecnologiche e programmazioni raffazzonate, impensierire la corazzata pubblica? 

 

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Inutile qui ripercorrere la storia delle radio libere, della loro importanza nello svecchiamento non solo del costume, ma della democrazia in Italia, ampliando enormemente lo spettro non solo delle frequenze, ma della libertà di parola e di espressione. Si passavano le giornate girando la manopola della banda Fm (modulazione di frequenza) scoprendo nuove musiche e voci, spesso molto più avanzate e spregiudicate dell'offerta Rai, anche a costo di dover aggiustare di continuo una sintonia ballerina. 

 

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Il mondo della radio festeggia con qualche subbuglio l'anniversario, perché una recente audizione ha svelato alcune ipotesi allo studio in vista del testo unico servizi media audiovisivi e radiofonici (Tusmar). Le radio che trasmettono in Fm temevano che il governo, da voci di corridoio, volesse attuare uno «switch-off» (spegnimento) immediato della modulazione di frequenza, passando in tempi brevi al Dab+, cioè il digitale, dove il segnale è convertito in numeri, compattato, e poi riestratto in forma analogica. I vantaggi del digitale sono l'assoluta pulizia del suono (come quella di un cd) e nessun problema di sintonizzazione. 

 

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Lo svantaggio sta nel fatto che ha una copertura del segnale inferiore rispetto alla Fm (e quindi una radio digitale raggiunge un bacino di utenza inferiore). Proprio questo, nel caso di uno spegnimento brusco, avrebbe messo fuori gioco moltissime radio commerciali e indipendenti che non solo usano l'Fm, ma hanno investito nelle frequenze; come ha spiegato Francesco Fredella, che oltre a essere collaboratore di questo giornale è speaker di Rtl 102.5, se la radiofonia avesse subito la mannaia dello switch off, sarebbero sopravvissute 9 radio nazionali sulle attuali 16, e 300 locali sulle oltre 1000 esistenti. 

 

I PUNTI 

Podcast

Ora sembra che il pericolo sia scongiurato; il governo, con una riunione fissata per il 9 settembre con gli operatori del settore (radio e associazioni di categoria) e il Ministero dello sviluppo economico, avrebbe scelto una transizione morbida al digitale, che terrebbe l'Fm in vita fino al 2030. 

 

Altra importante novità del testo unico sarà l'ampliamento del bacino dell'utenza delle radio locali dall'attuale tetto di 15 milioni di abitanti al 50% della popolazione, equiparandole alle televisioni locali, misura molto apprezzata dalle maggiori radio (e invece osteggiata dalle più piccole, che temono di essere schiacciate nella loro posizione di nicchia), che si vedono liberate da un anacronistico vincolo alla loro espansione. 

 

radio fm sugli smartphone

Anacronismo tanto più lampante giacché, in vista della già attuale sovrapposizione tra radio in modulazione di frequenza, digitale via etere e il sempre più diffuso digitale via web cui si aggiungono diverse piattaforme streaming con il recente successo dei podcast (assimilabili a contenuti radiofonici), già oggi la definizione di "radio locale", che aveva un senso specifico nel secolo scorso, appare molto relativa. 

radio fm sugli smartphone

 

O meglio, ha senso se si intende una calibratura dei contenuti rispetto aun certo territorio, approfondendo fatti e temi per l'appunto locali, molto meno se si parla di diffusione geografica del segnale. Scongiurato lo spegnimento immediato della Fm, pare sventato anche il rischio di "svendita" delle frequenze Fm italiane alle radio estere, salvaguardando solo la Rai, il che avrebbe riproposto uno scenario davvero surreale di ritorno del monopolio dell'emittente pubblica, dopo 45 anni di concorrenza e pluralità. 

radio fm sugli smartphone 1

 

IL FUTURO CHE AVANZA 

Il Ministero dello sviluppo economico avrebbe scelto una transizione morbida al digitale, che terrebbe l'Fm in vita fino al 2030 Il testo unico prevede l'ampliamento del bacino dell'utenza delle radio locali dall'attuale tetto di 15 milioni di abitanti al 50% della popolazione, equiparandole alle televisioni locali. Nessuno spegnimento immediato, quindi, ma una sovrapposizione (già esistente) da qui al 2030 tra radio Fm e radio digitali che, in teoria, potrebbe espandere il bacino di utenza delle radio.

IL COMICO JOE ROGAN

 

 Si temeva che uno spegnimento immediato avrebbe portato alla svendita delle frequenze Fm italiane alle radio estere, pericolo quindi scongiurato In conclusione, se c'è fermento nel mondo radiofonico, in fondo è un buon segno, perché la tecnologia, se è dirompente, implica sempre momenti di confusione e riallineamento. 

 

Indubbiamente le vecchie radio analogiche avevano un certo fascino, ma qualunque ascoltatore affezionato non rimpiange le interferenze di un dibattito sulla strage degli ulivi mentre ascolta un notturno di Chopin, o l'intrusione delle imbarazzanti facezie del dj di turno durante l'intervista a un grande regista dalla mostra del cinema di Venezia. 

 

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E tuttavia ci piacerebbe anche che le nuove emittenti prevalentemente digitali, i creatori di podcast, si spogliassero di una certa allure un po' imbalsamata, e rubassero qualcosa dello stile anarcoide delle radio libere di una volta.