POI NON MERAVIGLIAMOCI SE FINISCE IN TRAGEDIA - UN UOMO, GIÀ INDAGATO PER STALKING, MOLESTAVA LA SUA EX A ROMA, MA QUANDO È STATO FERMATO NON È SCATTATO L'ARRESTO PERCHÉ LA PENA PREVISTA È TROPPO BASSA. MORALE: L'AGGRESSORE È TORNATO LIBERO - UN BUG NELLA NUOVA LEGGE CHE IN TEORIA DOVREBBE PROTEGGERE LE DONNE - LA VITTIMA TRASCORRERÀ UN PROBABILE NATALE DI ANGOSCIA AL PENSIERO CHE LUI POSSA VIOLARE ANCORA LE PRESCRIZIONI DEL TRIBUNALE...
-Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Ma con la nuova legge che inasprisce le pene per i reati contro le donne, approvata nei giorni scorsi dopo un lungo battage mediatico, lei è più sicura? La risposta, suggerita da un caso concreto verificatosi a Roma tra venerdì e sabato scorsi, è purtroppo no. Ma procediamo con ordine.
Un quarantenne italiano, manesco e persecutorio nei confronti della sua ex compagna, viene sorpreso a violare il divieto di avvicinamento disposto dal Tribunale nei suoi confronti.
La zona è quella della Romanina, Roma Sud. Lui, già indagato per stalking, incurante dell'obbligo fissato dai giudici, si è presentato alla porta di casa di lei insistendo nel chiederle denaro, offensivo, minaccioso, violento.
È venerdì 17 dicembre, Natale è alle porte e il quarantenne reclama soldi. Il suo curriculum è particolarmente pesante, il tipo ha anche problemi di dipendenza da sostanze varie e da alcol. Lei, madre di un ragazzo disabile (avuto da altra relazione), sta per accompagnare il figlio in piscina ma non può.
L'uomo che ha denunciato a suo tempo per molestie la insulta proprio sulla porta di casa. Tuttavia la donna non si dà per vinta. Dal cellulare contatta il comando dei carabinieri della zona e li avvisa che il suo ex sta mettendo in scena il solito reperto rio. I carabinieri intervengono e arrestano l'uomo (c'è la flagranza).
Il reato contestato è la violazione degli obblighi disposti dal Tribunale, articolo 387 del codice penale, che prevede fino a tre anni di carcere per chi viola le disposizioni del giudice (un reato frequente in realtà e particolarmente nei casi di molestia alle donne. A quante capita, infatti, di essere avvicinate malgrado le restrizioni previste da un giudice?) È in Procura però che affiora il «baco» nella nuova normativa.
La pm di turno, Eleonora Fini, non può chiedere la convalida dell'arresto perché il reato contestato all'uomo non lo prevede: troppo basso il tetto massimo della pena. Tre anni. La pm è costretta a scarcerarlo a dispetto della sua recidiva e dei suoi comportamenti. Il difensore, l'avvocato Giulio Di Mauro, incassa la vittoria.
La vittima, invece, trascorrerà un probabile Natale di angoscia nel pensiero che il suo stalker possa nuovamente violare le prescrizioni del tribunale e che non vi sia un vero deterrente a disposizione.
Sorprende dunque che un reato classico commesso contro le donne escluda l'eventualità di un arresto e vanifichi così l'intenzione del legislatore di prevenire reati più gravi nei confronti delle donne.
In teoria l'uomo potrebbe tornare alla carica. In pratica ci si affida al destino. Nel frattempo la pm che si è occupata del caso ha predisposto, nei confronti del quarantenne, una richiesta di processo immediato per il reato di stalking. Il tribunale non ha ancora fissato una data ma a breve il procedimento sarà assegnato.