PRENDIAMOCI CURA DI TUTTI, ANCHE DELLE TESTE DI CAZZO - MEDICI E INFERMIERI NO VAX, CHE HANNO RIFIUTATO LA DOSE DI VACCINO, IN CASO DI CONTAGIO AVRANNO COMUNQUE DIRITTO ALLA COPERTURA INAIL PER INFORTUNIO SUL LAVORO - LO HA STABILITO L'ENTE PUBBLICO DOPO AVER ANALIZZATO IL CASO DEL POLICLINICO "SAN MARTINO" DI GENOVA, DOVE NEI GIORNI SCORSI SONO RISULTATI POSITIVI QUINDICI INFERMIERI CHE AVEVANO RIFIUTATO IL VACCINO - VI SEMBRA INGIUSTO? LEGGETE LA SPIEGAZIONE DELL'INAIL

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Francesco Bisozzi per "il Messaggero"

 

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Medici e infermieri no vax in caso di contagio avranno comunque diritto alla copertura Inail per infortunio sul lavoro. Lo ha stabilito l' ente pubblico dopo aver analizzato il caso del Policlinico San Martino di Genova, dove nei giorni scorsi sono risultati positivi al Covid quindici infermieri che avevano rifiutato il vaccino: il direttore generale della struttura, Salvatore Giuffrida, si era rivolto alla direzione regionale Inail della Liguria proprio per capire quali provvedimenti adottare.

 

Questa settimana la direzione centrale dell' Istituto nazionale per l' assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ha trasmesso una nota con l' istruzione operativa da seguire, sottolineando che il rifiuto di vaccinarsi non comporta l' esclusione dell' operatività della tutela prevista dall' assicurazione gestita dall' Inail. Di più.

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Lo stesso discorso vale anche per il personale sanitario che contrae il virus per non aver usato dispositivi di protezione individuale. In compenso il datore di lavoro non sarebbe esposto in casi come questi alle conseguenze tipiche della responsabilità da infortunio. Nella lettera inviata alla direzione regionale Inail della Liguria si specifica innanzitutto che «l' assicurazione gestita dall' Inail ha la finalità di proteggere il lavoratore da ogni infortunio sul lavoro, anche da quelli per colpa, e di garantirgli i mezzi adeguati allo stato di bisogno prodotto dalle conseguenze che ne sono derivate». Insomma, i comportamenti colposi (tra cui rientra pure il mancato uso di guanti e mascherine) non eliminano il diritto alla copertura.

 

LA RESPONSABILITÀ

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L'ospedale ligure aveva anche fatto notare che la mancata adesione al piano vaccinale nazionale potrebbe comportare da un lato la responsabilità del datore di lavoro in materia di protezione dell' ambiente di lavoro, sia per quanto riguarda i lavoratori che i pazienti, e dall' altro potrebbe esporre lo stesso personale sanitario a richieste di risarcimento per danni civili.

 

L' istruzione operativa dell' Inail fa chiarezza pure su questo punto: «Il comportamento colposo del lavoratore può invece ridurre oppure escludere la responsabilità del datore di lavoro». Diverso il discorso in caso di rischio elettivo, che delimita il rischio assicurato, ma per l' Inail non è applicabile al rifiuto di vaccinarsi.

 

Perché ricorra il rischio elettivo, ricorda l' Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, occorre che si verifichino simultaneamente una serie di elementi: l' atto oltre che volontario deve essere anche arbitrario, nel senso di illogico ed estraneo alle finalità produttive, diretto a soddisfare impulsi personali e deve affrontare un rischio diverso da quello lavorativo al quale l' atto stesso sarebbe assoggettato.

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Conclude l'Inail: «In sintesi il rischio elettivo ricorre quando per libera scelta il lavoratore si ponga in una situazione di fatto che l' ha indotto ad affrontare un rischio diverso da quello inerente l' attività lavorativa ed è per questo che il rifiuto di vaccinarsi non può configurarsi come assunzione di un rischio elettivo, in quanto il rischio di contagio non è certamente voluto dal lavoratore».

 

La situazione potrebbe cambiare solo nell' eventualità che venga introdotto un obbligo specifico di aderire alla vaccinazione da parte del lavoratore, allo scopo di tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Soluzione caldeggiata dall' ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, oggi membro del consiglio d' amministrazione dell' Inail.

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LE DENUNCE

Intanto, alla fine di gennaio risultavano pervenute all' Inail 147.875 denunce di infortunio sul lavoro da Covid. Rispetto a dicembre, l' incremento è stato di 16.785 denunce. Per il 39,2 per cento provengono da tecnici della salute, la categoria più colpita dai contagi, e di queste oltre l' ottanta per cento sono relative a infermieri.