PRIGOZHIN, DA CHEF A SPINA NEL FIANCO DI PUTIN – IL CAPO DEL GRUPPO WAGNER ORMAI PARLA IN LIBERTÀ, E TORNA A TUONARE CONTRO LE ELITE RUSSE, CHE A SUO DIRE SAREBBERO TENTATE DAL COMPROMESSO CON GLI STATI UNITI SULLA GUERRA IN UCRAINA – IL MANIFESTO CIRCOLATO SU TELEGRAM IN CUI PARLA DELLA SCONFITTA COME UN MODO PER “PORTARE A CAMBIAMENTI GLOBALI NELLA SOCIETÀ RUSSA” E IL VERO NEMICO: GLI “ANGLOSASSONI”
-Estratto dell’articolo di Gian Micalessin per “il Giornale”
Per qualcuno è solo un criminale. Per altri un fanatico o un estremista. Di certo però Evghenij Prigozhin, il fondatore della compagnia privata militare Wagner, raramente dissimula intenzioni e obbiettivi. Da quando, a ottobre, è uscito dalla penombra trasformandosi in personaggio pubblico […] non ha mai nascosto la durezza dei propri metodi, la crudeltà del conflitto e le difficoltà incontrate negli scontri con un esercito ucraino di cui loda spesso tenacia e combattività. Questo non ne fa un santo o eroe, ma sicuramente un personaggio da non ignorare se si vogliono comprendere le dinamiche del fronte russo.
Per questo il manifesto intitolato «Solo lotta reale. Nessun accordo» diffuso ieri sui canali Telegram dal capo della Wagner va letto nella sua integrità e non a spizzichi e bocconi come chi gli ha attribuito la volontà di arrivare ad un negoziato con l’Ucraina. Nella lettura del capo della Wagner il tentativo di arrivare a un compromesso con gli Usa […] è una pericolosa tentazione assai diffusa tra i segmenti dell’apparato militare, industriale e dei servizi di sicurezza.
Una tentazione che non gli appartiene, ma serpeggia tra i circoli colpevoli di considerare ancora accettabili e perseguibili i modelli di vita e sviluppo mutuati da americani ed europei. Quelle élite, secondo Prigozhin, «lavorano per padroni diversi: alcuni per il governo esistente, altri per coloro che sono in fuga da molto tempo», come l’oligarca in esilio a Londra Mikhail Khodorkovskij.
Per Prigozhin […] quel modello è da cancellare. Per riuscirci anche una sanguinosa sconfitta può essere salutare. In questa lettura l’imminente controffensiva ucraina di primavera condotta con l’appoggio della Nato e le sue forniture militari può mettere in ginocchio la Russia spaccando il fronte del Donbass e portando il nemico fino al confine con la Crimea.
Ma secondo Prigozhin non tutti i mali vengono per nuocere. La sconfitta può «portare a cambiamenti globali nella società russa» e spingere la gente ad abbandonare gli esponenti dello «Stato profondo» pronti pur di difendere il proprio benessere - a tradire gli interessi della Russia scendendo a patti con Washington e Kiev. Parole in cui si legge l’influenza di pensatori come Alexander Dugin, Konstantin Malofeev o di quanti imputano a Vladimir Putin di aver lasciato a metà lo scontro con gli oligarchi permettendo che la Russia si piegasse ai modelli di vita stranieri diventando fiacca e corrotta.
[…] «Lo stato - preconizza Prigozhin - si libererà della burocrazia, i processi diventeranno trasparenti e la Russia si trasformerà passo dopo passo in un mostro militare» capace non solo di sconfiggere l’Ucraina, ma di «demolire tutto sul proprio cammino, compresi i piani degli Stati Uniti». Perché per Prigozhin il vero nemico da distruggere non sono gli ucraini, ma gli «anglosassoni» - ovvero gli Usa e quel Regno Unito che hanno come unico obiettivo la distruzione della Russia in quanto erede dell’Unione Sovietica. «Gli Stati Uniti non hanno bisogno di una guerra rapida. Hanno bisogno di una guerra che porti alla persuasione e alla vittoria dello Stato profondo». […] Per questo «nessun accordo, ma solo lotta leale».