LA PRINCIPESSA SENZA UN TETTO – RITA JENRETTE BONCOMPAGNI LUDOVISI, SFRATTATA IERI DAL CASINO DELL'AURORA (CON BARBONCINO AL SEGUITO), PROMETTE DI CONTINUARE LA GUERRA LEGALE: “NON SO DOVE ANDARE, SONO TERRORRIZATA, MA LA VERITÀ VERRÀ FUORI” – I CARABINIERI L'HANNO OBBLIGATA A LASCIARE LA VILLA IN SEGUITO ALLA CAUSA INTENTATA DAI TRE FIGLI DI PRIMO LETTO DI NICOLÒ BONCOMPAGNI LUDOVISI. EPPURE NEL TESTAMENTO DEL PRINCIPE È SCRITTO: “A FAVORE DI MIA MOGLIE SONO RISERVATI I DIRITTI DI ABITAZIONE…”
-1 - BLITZ AL CASINO DELL'AURORA SFRATTATA LA PRINCIPESSA
Estratto dell'articolo di Valeria Arnaldi per “il Messaggero”
I carabinieri al cancello. E un folto gruppo di fotografi e reporter in attesa sul retro. Poi, l'uscita: soprabito scuro, occhiali neri, uno dei suoi barboncini bianchi in braccio, gli altri tre al seguito. Qualche minuto per lasciare una dichiarazione e, via, agitando la mano in segno di saluto dal taxi, a favore di obiettivi.
La principessa Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, ieri, ha lasciato il Casino dell'Aurora, dopo l'esecuzione dell'ordinanza di sfratto firmata dalla giudice Miriam Iappelli due settimane fa. […]
Ieri, mattina, però, i carabinieri si sono presentati insieme ai fabbri e a un medico, sono entrati dalla porta laterale destra, al lato del cancello principale, e la principessa ha dovuto lasciare l'abitazione. Previsto per le 9, lo sfratto è avvenuto un'ora dopo.
Sul luogo, ma senza entrare nella dimora, anche Bante Boncompagni Ludovisi, terzo figlio di primo letto del principe Nicolò, scomparso l'8 marzo 2018. Si chiude così una lunga diatriba familiare che ha come oggetto un bene storico.
Il Casino, infatti, che deve il suo nome a un affresco del Guercino, custodisce molti tesori. E soprattutto ha, al suo interno, l'unico dipinto su muro attribuito a Caravaggio: ad essere raffigurati sono Giove, Plutone e Nettuno. Il valore della sola opera è stato stimato in oltre 300 milioni di euro.
«È stata la più brutta esperienza della mia vita, ma la verità verrà fuori», ha commentato Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, lasciando la residenza. Di verità ben diversa da far valere parla anche Bante Boncompagni Ludovisi: «La terza moglie di mio padre continua ad affittare l'immobile e a tenersi i soldi. Siccome i soldi sono anche miei, questo non è assolutamente possibile».
E ancora, «gli avvocati di lei mentono quando dicono che lei non affitta perché io ho colto un gruppo di ben 40 persone che entravano pagando 35 euro a persona, senza una copertura assicurativa specifica dell'immobile. La soprintendenza ha chiesto immediato intervento».
[…] A chiudere la battaglia legale tra vedova e discendenti del principe sarebbe dovuta essere la vendita del Casino. Andato all'incanto per un valore di partenza di 471 milioni, l'architettura dopo cinque aste deserte, ha visto scendere il prezzo a 145 milioni.
[…] Intanto, il figlio del principe guarda avanti: «Il Casino dell'Aurora in prima istanza va chiuso e poi ristrutturato. Quindi è necessario che venga sgomberato l'immobile». E, poche ore fa, l'iter è iniziato.
2 – LA PRINCIPESSA SFRATTATA: «LA VERITÀ ADESSO VERRÀ FUORI»
Estratto dell'articolo di Flavia Fiorentino per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
Dopo due parole scambiate con i giornalisti - «È stata la più brutta esperienza della mia vita, ma la verità verrà fuori» - pronunciate completamente in inglese - «Mio marito parlava fluentemente sette lingue e a me si rivolgeva sempre in inglese, così non ho imparato l’italiano» - la principessa Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi (origini texane) è salita su un taxi con i suoi barboncini e ha lasciato il Casino dell’Aurora, la residenza da fiaba da cui ieri mattina è stata sfrattata.
[…] È l’epilogo di una complessa e lunga vicenda giudiziaria che, fondamentalmente, si sviluppa su due fronti: da una parte c’è una causa successoria sulle quote ereditarie tra i figli nati dal primo matrimonio di Nicolò Boncompagni Ludovisi con Benedetta Colonna di Sciarra; dall’altra pende dal 2015 un’esecuzione immobiliare sulla villa (dunque da quando il principe era ancora in vita) che, dopo il pignoramento a favore di alcuni creditori, ha portato alla vendita all’asta del bene (stimato 471 milioni, sceso a 145 dopo cinque aste andate deserte).
«Tutto è partito dalla richiesta di Ludmilla Sizova, la seconda moglie del principe, per costringerlo a pagarle gli alimenti — racconta Stefano Pantalani, avvocato di Bante —. Poi piano piano si sono aggiunti altri creditori, alcuni fornitori, cartelle esattoriali e poco altro, parliamo di una cifra di poco più di un milione».
Due spiccioli se si pensa al valore del complesso monumentale adocchiato persino da Bill Gates e dal sultano del Brunei.
Lo sfratto, come si legge nell’ordine di liberazione dell’immobile, è dipeso dal fatto che la principessa «ha violato gli obblighi posti a suo carico dalla legge, in quanto non ha adeguatamente tutelato e mantenuto il compendio in uno stato di buona conservazione».
[…] l’avvocato Michele Andreano, che difende gli interessi della principessa costretta a lasciare la casa coniugale, annuncia che in Procura è stato aperto anche un capitolo penale. Inoltre ritiene lo sfratto ottenuto con «inaudita celerità», sottolineando «una strana efficienza delle istituzioni»: «Se questo gioiello deve proprio essere svenduto almeno vada allo Stato», aggiunge lanciando una sorta di appello.
3 - IL TESTAMENTO DEL PRINCIPE “MIA MOGLIE DEVE ABITARE NEL CASINO DELL’AURORA”
Estratto dell'articolo di Daniele Autieri per “la Repubblica - Edizione Roma”
[…] Rita Carpenter, al secolo Rita Boncompagni Ludovisi, è stata sfrattata con l’umiliazione dell’intervento della forza pubblica dal Casino dell’Aurora, la dimora che ha condiviso per oltre vent’anni con il marito e principe Nicolò Boncompagni Ludovisi. «Sono terrorizzata – dice mentre i carabinieri l’accompagnano alla porta – perché non so dove andare e affranta perché lì dentro c’è tutta la mia vita».
L’atto, ordinato dalla giudice Miriam Iappelli che sta gestendo la vendita dell’immobile diviso nell’eredità tra la principessa e i tre figli di primo letto del principe, contravviene alle ultime volontà del defunto principe consegnate al segreto del suo testamento.
Il documento – che Repubblica è in grado di riportare – è stato redatto da un notaio il 25 giugno del 2014 alla presenza del principe. All’interno, le ultime volontà di Nicolò Boncompagni Ludovisi, erede di una delle più ricche e prestigiose dinastie della nobiltà romana.
«A favore di mia moglie Rita Ludovisi Boncompagni – si legge nell’atto – sono riservati i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano». In sostanza, oltre a quanto già previsto dall’articolo 540 del codice civile, ovvero il diritto di abitazione riconosciuto al coniuge superstite, il principe ha voluto ribadire la sua volontà mettendola nero su bianco.
Alle volontà del principe hanno opposto la loro posizione i tre figli di primo letto, secondo i quali – nel caso di presenza di più coeredi – il diritto di abitazione non sarebbe più riconosciuto.
Su questo il 17 gennaio scorso la difesa della principessa ha depositato in tribunale un parere pro-veritate redato dal notaio professore Vittorio Occorsio nel quale, sostanzialmente, si apprende che la posizione secondo la quale il diritto di abitazione non spetterebbe in caso di presenza di più coeredi è minoritaria, e non è da escludere invece il diritto di abitazione quando l’immobile, come in questo caso, è stato pacificamente utilizzato come bene esclusivo della coppia.
[…] Oltre al diritto d’abitazione, peraltro, la principessa può vantare la proprietà di un sesto della villa e – secondo quanto riconosce il codice italiano – ogni comproprietario ha diritto di usare la cosa comune fino a quando tale uso non reca pregiudizio ad un altro comproprietario.
[…] A lei, oggi, non rimane che appellarsi alle ultime volontà del marito, il principe che sognava, un giorno lontano, di ricongiungersi alla compagna. «Desidero essere sepolto assieme a mia moglie Rita – si legge ancora nel testamento – nella Cripta della Cappella Boncompagni Ludovisi nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Roma». […]