AL PROCESSO PER STUPRO A CIRO GRILLO E I SUOI AMICI, SARÀ ASCOLTATO DAVID ENRIQUE BYE OBANDO IL VENTENNE DI ORIGINI NICARAGUENSI, CHE FU ACCUSATO DALLA STESSA RAGAZZA CHE ACCUSA GRILLO DI ESSERSI APPROFITTATO DI LEI DURANTE UN CAMPEGGIO - PER I GIUDICI QUESTA TESTIMONIANZA È FUNZIONALE “A UNA VALUTAZIONE COMPLESSIVA IN ORDINE ALLA CREDIBILITÀ E ATTENDIBILITÀ” DELLA RAGAZZA VISTO CHE RIGUARDA “FATTI SPECIFICI” E NON LE SUE “CONDOTTE DI VITA O COSTUMI SESSUALI” - NON VERRANNO SENTITI I GIORNALISTI DI “CORRIERE” E “REPUBBLICA” CHE INTERVISTARONO L’ISTRUTTRICE DI KITE SURF…
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Giacomo Amadori per “la Verità”
Il collegio presieduto dal giudice Marco Contu ha iniziato a dirigere il traffico del processo a Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. E lo ha fatto con una certa personalità, senza mostrare, almeno in prima battuta, alcuna soggezione nei confronti di giornali e tv o di avvocati di grido come Giulia Bongiorno, che rappresenta S.J., la presunta vittima dello stupro di gruppo (la coetanea R.M. ha, invece, subito molestie mentre dormiva).
La senatrice della Lega aveva chiesto di sentire come testimoni due giornalisti del Corriere della Sera e della Repubblica sull'intervista fotocopia rilasciata da Francesca B. l'istruttrice di kite surf che per prima aveva avuto a che fare con S.J. dopo la denunciata violenza. All'epoca dei fatti la donna aveva riferito ai carabinieri che la ragazza le era sembrata «euforica» e «felice della sua performance» sportiva e che non l'avrebbe mai lasciata fare la lezione se fosse stata in condizioni non ottimali e sotto l'effetto dell'alcol.
Ma poi nelle interviste quel racconto era stato completamente ribaltato, sebbene a distanza di due anni, S.J., a suo giudizio, era arrivata «stonata» e «non lucida», addirittura «in semi-hangover». Ebbene i giudici hanno deciso che sarà sufficiente sentire in aula Francesca B., per conoscere la sua versione definitiva, senza dover ascoltare quella «de relato» dei cronisti che, in coppia, avevano registrato la clamorosa retromarcia. Per i giudici le testimonianze dei giornalisti «allo stato appaiono superflue e irrilevanti».
I due potrebbero essere sentiti solo nel caso in cui «emergano tangibili contraddizioni tra quanto dichiarato in sede di indagini preliminari e quanto sarà reso in dibattimento» dall'istruttrice. Quindi se il racconto di Francesca B. non differirà troppo da quanto riferito nell'immediatezza dei fatti ai carabinieri pare di capire che l'audizione dei giornalisti non si renderà necessaria.Nonostante la parte civile si sia opposta il Tribunale ha invece ammesso la testimonianza richiesta dalle difese di David Enrique Bye Obando il ventenne di origini nicaraguensi, accusato da S.J. di essersi approfittato di lei dormiente durante un campeggio.
Con noi il padre di David, l'ex parlamentare norvegese Vegard Bye aveva detto: «David nega categoricamente. Dice di aver sentito S. e che lei si è scusata per la diffusione di una falsa accusa». Adesso suo figlio verrà convocato dalle difese e se non si presenterà toccherà al Tribunale provvedere. Per le toghe questa prova testimoniale è «funzionale anche a una valutazione complessiva in ordine alla credibilità e attendibilità» di S.J. visto che riguarda «fatti specifici» e non le «condotte di vita, le abitudini e i costumi sessuali» della presunta vittima.
Una precisazione doverosa per ribadire che il compito della giustizia è punire gli stupratori e non censurare i comportamenti anche liberi di chi ha subito violenza. Un altro discorso è accertare se chi lancia un certo tipo di accuse sia credibile quando lo fa. La Bongiorno ha chiesto e ottenuto che il processo si svolga a porte chiuse vista la delicatezza degli argomenti trattati. La sua richiesta è stata condivisa da tutte parti e alla fine i pochi giornalisti presenti sono stati lasciati fuori dall'aula.
Un cronista è stato gentilmente accompagnato alla porta dai carabinieri. Un altro scontro c'è stato sulla metodologia dell'acquisizione delle fonti di prova. Il procuratore Gregorio Capasso ha provato a depositare buona parte del materiale acquisito nell'indagine.Le difese hanno chiesto che, invece, venisse prodotto gradualmente, udienza per udienza. Un modo per non far inondare il collegio di informazioni avulse dal contesto e difficilmente valutabili.
Per questo la corte ha disposto la restituzione al procuratore del «compendio documentale» a eccezione dei verbali degli atti e degli accertamenti irripetibili compiuti ossia il sequestro dei cellulari e le attività di estrazione delle copie forensi. I giudici in questo modo acquisiscono fisicamente i telefonini e il loro contenuto, ma non ancora i dati estratti dai tecnici e resi utilizzabili, a partire dai video, «riservandosi la valutazione e l'eventuale acquisizione del residuo nel corso dell'istruttoria dibattimentale».
La decisione è stata presa anche considerando «la notevole mole» del materiale e «la conseguente onerosità che richiederebbe un'approfondita valutazione» su «ammissibilità e utilizzabilità» dei singoli atti. Valutazione che andrebbe contro «le esigenze di speditezza e celerità del procedimento».
Rapidità che deve essere contemperata con la cronica mancanza di personale del Tribunale. Ieri i giudici hanno messo in calendario sei udienze da qui a novembre, meno di una al mese: la prossima sarà l'1 giugno, seguiranno quelle del 6 luglio, 21 settembre, 19 ottobre, 2 e 16 novembre. Le toghe adesso dovranno decidere quando iniziare a sentire i testimoni, a partire dalle presunte vittime.