PROF, MEGLIO CAMBIARE REGISTRO – UNA SUPPLENTE DELL’ISTITUTO “GALILEO GALILEI” DI ROMA, NON RIUSCENDO A IMPARARE TUTTI I NOMI DEI SUOI STUDENTI, AVEVA STAMPATO LE FOTO DELLE LORO FACCE E, ACCANTO AI VOLTI, AVEVA ANNOTATO DEI SOPRANNOMI "PARTICOLARI" COME: “CINESINO ISTERICO”, “TUNISINO PICCOLINO” E “ORSO BALOO SCANSAFATICHE E POLEMICO”. C’ERA ANCHE “QUELLO CHE NON STUDIA MAI”, UNO “BRAVO CON GLI OCCHIALI” – GLI STUDENTI SE NE SONO ACCORTI E SONO ANDATI DALLA PRESIDE CHE PERÒ DIFENDE LA PROF: “SI TRATTA DI TERMINI QUASI AFFETTUOSI” (LO DICA AL “CINESINO ISTERICO” E "ALL’ORSO BALOO”)

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Estratto dell’articolo di Valentina Lupia per “Repubblica – Edizione Roma”

 

ITIS GALILEO GALILEI DI ROMA

Ci sono il "cinesino isterico" e "il tunisino piccolino", poi anche "l'orso Baloo scansafatiche e polemico", lo studente "di Prati", "quello che non studia mai", quello "bravo con gli occhiali" e il "chiacchierone polemico" con la "madre professoressa".

 

È composta così, secondo un docente di italiano e storia, una classe del primo anno dell'istituto Galileo Galilei, una delle più antiche scuole superiori di formazione tecnico-industriale di Roma e d'Italia, a due passi dalla fermata Manzoni della metro A.

 

scuola 5

Il protagonista della vicenda è un supplente che ha preso il posto di un collega in aspettativa. Ad anno scolastico già avviato ha "ereditato" diverse classi e per identificare più rapidamente studenti e studentesse ha preferito usare degli appellativi, piuttosto che impararne a memoria i nomi.

 

Così ha stampato i nomi degli alunni e accanto, oltre ai voti, ha scritto i suoi appunti. Spesso basati sulle origini e le caratteristiche fisiche. Più di un genitore non ha apprezzato e ora accusa il docente di "essere razzista" e di "aver fatto body shaming" nei confronti dei ragazzi, tutti minorenni.

 

scuola 4

Le lamentele sono arrivate anche alla dirigente scolastica, Elisabetta Giustini, che ha avviato subito un procedimento disciplinare. La preside sta approfondendo l'accaduto per chiarire i contorni della vicenda.

 

"Ho convocato il professore, che non mi sento di difendere, davanti a dei testimoni come la vicepreside e il mio collaboratore - spiega Giustini a Repubblica - lui ha aperto il registro davanti a me, si è difeso spiegando che sono parole utilizzate in tono scherzoso per identificare e ricordare gli studenti, avendo tante classi, per lui si tratta di termini quasi affettuosi, non si tratta di body shaming o insulti razzisti". […]