PUTIN INDIETREGGIA PER TORNARE A COLPIRE PIU’ FORTE? – I RUSSI POTREBBERO SPOSTARE LA TRUPPE A EST DELL’UCRAINA E SOPRATTUTTO AL SUD: L’OBIETTIVO E’ CIRCONDARE MARIUPOL, COSTRINGERE ALLA RESA LA RESISTENZA IN CITTA’, PER CREARE IL FAMOSO CORRIDOIO MARIUPOL-CRIMEA – IL CREMLINO POTREBBE PUNTARE A RENDERE L'UCRAINA MONCA, SENZA UNO SBOCCO AL MARE REALE, PRIVATA DI AREE ECONOMICHE STRATEGICHE, RIDIMENSIONATA NEL TERRITORIO ED ESPOSTA ALLE LUNGHE GITTATE DI SISTEMI MISSILISTICI, RAZZI E CANNONI COSI’ DA RIDURRE LO SFORZO LOGISTICO…
-Andrea Marinelli,Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Il grande scetticismo. È questo il titolo dell'attuale fase militare. Stati Uniti e Gran Bretagna, insieme a molti alleati, sospettano che la «riduzione di attività» annunciata da Mosca nel settore di Kiev e Chernihiv nasconda un inganno. Secondo loro si tratta di una mossa per guadagnare tempo, leccarsi le ferite, dare il cambio a reparti esausti e sfiancati da perdite.
Non è quindi una concessione di Putin - questa è la tesi - bensì una necessità: una pausa mascherata da ripiegamento, una mossa accompagnata da rotazioni di unità, come confermerebbe l'arrivo di 2 mila soldati russi dalla Georgia e di un migliaio di mercenari della Wagner, oltre a qualche centinaio di siriani assoldati, dice la Bbc , con ottime paghe. Un coinvolgimento sul quale il Pentagono è sempre stato cauto.
A conferma dei sospetti sulle intenzioni di Mosca sono citati numerosi sviluppi, a cominciare dai bombardamenti incessanti su Kharkiv, Chernihiv e sulla stessa capitale.
Sono colpi di sbarramento e copertura per le manovre di riorganizzazione, ma sono anche un modo per ribadire la capacità di distruggere: siete nostri ostaggi, è il messaggio di morte che arriva da Mosca.
Gli strateghi e i collaboratori di Zelensky, oltre a registrare gli attacchi, formulano gli scenari possibili.
1) Un movimento di truppe di Mosca verso il settore orientale, dove la resistenza ha messo a segno successi significativi (a Sumy).
2) Una spinta nel settore meridionale, dove Mariupol continua a tenere nonostante il martirio quotidiano. Il piano - affermano gli osservatori - sarebbe sempre quello di circondare in una sacca il contingente ucraino, costringendolo alla resa, e di creare il famoso corridoio Mariupol-Crimea. Del resto, lo Stato maggiore di Putin ha indicato la regione - insieme al Donbass - come priorità nell'operazione speciale.
3) Lo zar tiene nel dubbio il nemico, lo costringe a stare in guardia a tutela della capitale e tenta la spallata altrove.
4) Qui potrebbe emergere l'opzione C o D - dipende dal calcolo - con il Cremlino che insegue un obiettivo evidente: l'Ucraina monca, senza uno sbocco al mare reale, privata di aree economiche strategiche, ridimensionata nel territorio ed esposta alle lunghe gittate. Sistemi missilistici, razzi e cannoni sono sufficienti e possono essere comunque tutelati da un cerchio di sicurezza: avendo già in mano ampie zone, lo sforzo logistico è inferiore.
Questo rischio può essere evitato? In campo occidentale sta prendendo piede il partito dell'offensiva, perché - affermano - l'esercito di Zelensky non solo non perde, ma può vincere. Inglesi e americani, emerge da Londra, punterebbero a una sconfitta di Putin sul campo. Per ottenerla, però, a Kiev serve un arsenale adeguato.
Riparte dunque la richiesta di armamenti: tank, caccia, artiglieria, sistemi lanciamissili multipli, scudo anti-aereo. È un dispositivo ben diverso dall'ibrido - un mix di regolari e guerriglia - che ha fermato l'Armata nel primo mese di campagna: la meta non sembra dietro l'angolo.
IL RUOLO DELL'INTELLIGENCE
I politici occidentali consultano l'intelligence, ora con maggiore consapevolezza dopo che aveva previsto con precisione l'invasione, ma serve prudenza nella lettura degli eventi. La medesima intelligence era convinta - e lo aveva comunicato al Congresso - che gli ucraini sarebbero stati sconfitti in poche settimane: ora sarebbe utile sapere quale sia il giudizio odierno sullo status dei resistenti. Il martellamento di news ci consegna un quadro negativo per i russi: affamati, infreddoliti, privi di pezzi di ricambio, disorganizzati, con decine di ufficiali uccisi e di mezzi inceneriti.
Lo zar, insomma, deve rinunciare all'arco di trionfo nel cuore di Kiev. Al tempo stesso può decidere - chi osa criticarlo in patria? - che è comunque una vittoria aver demolito una parte delle infrastrutture dell'avversario. Magari, una volta ripreso ossigeno, ordinerà un nuovo assalto. Dall'altro lato Zelensky potrà rivendicare di non di non essersi arreso e di non aver scelto l'esilio, come gli stessi americani gli avevano suggerito. Siamo nell'incertezza più completa, ma non siamo fuori strada se affermiamo che molti, in questa tragedia, hanno spesso sbagliato nella «lettura» e nelle previsioni.