QANON ABBAIA MA NON MORDE – I COMPLOTTISTI SVALVOLONI QUESTA VOLTA SONO RIMASTI A CASA: IERI WASHINGTON SI È BLINDATA NELLA PAURA DI UN NUOVO ASSALTO COME QUELLO DEL 6 GENNAIO – I SOSTENITORI DI TRUMP SOSTENEVANO CHE IL 4 MARZO SAREBBE TORNATO PRESIDENTE. IL MOTIVO? È IL GIORNO DELL’INAUGURATION DAY ORIGINARIO, SPOSTATO AL 20 GENNAIO NEL 1932…
-
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Per la capitale è stato un giorno come un altro. Si era capito già dalla vigilia che non sarebbe successo nulla. Nessun arrivo sospetto, in città. Questa volta i Proud Boys, gli Oath Keepers e tutti gli altri sono rimasti a casa. Naturalmente non c'è stato alcun avvicendamento alla Casa Bianca.
I complottisti di QAnon avevano previsto che ieri Donald Trump sarebbe tornato presidente. Motivo? Perché il 4 marzo è l'originario Inauguration day che fu spostato al 20 gennaio nel 1932, con l'obiettivo di accorciare il periodo di transizione da un'amministrazione all'altra.
Nei giorni scorsi l'Fbi aveva segnalato «un pericoloso» incremento di messaggi sui social tra gli estremisti trumpiani: appuntamento a Washington per «finire il lavoro» cominciato con l'assalto del 6 gennaio. Così la Guardia Nazionale ha rafforzato il presidio all'interno delle barriere che da quasi due mesi recintano Capitol Hill, oltre alla Casa Bianca.
I militari hanno imbracciato fucili automatici normalmente usati nelle zone di guerra. La tensione è stata alimentata anche dalla decisione della Speaker Nancy Pelosi, che ha anticipato a mercoledì notte la chiusura della sessione regolare della Camera.
I media americani hanno enfatizzato la notizia, parlando di «Congresso chiuso» per paura di nuovi attacchi. In realtà, il Senato si è riunito come previsto per esaminare il pacchetto anti-Covid da 1.900 miliardi di dollari.
E ieri, verso mezzogiorno, la stessa Pelosi, nella consueta conferenza stampa del giovedì, ha cercato di correggere la percezione di un Congresso sotto assedio: «Abbiamo anticipato le votazioni a mercoledì per dare modo ai deputati repubblicani di partecipare a una loro assemblea già programmata; dopodiché la questione della sicurezza di Capitol Hill è un tema importante che stiamo affrontando con i responsabili della polizia».
Il vero problema è che l'assalto del 6 gennaio proietta inquietanti interrogativi sulla politica americana. Non ci sono ancora dati certi su cui ragionare. Nei giorni scorsi il direttore dell'Fbi, Christopher Wray, ha detto ai senatori della Commissione Giustizia, che si sta indagando su circa «duemila» possibili affiliati ai gruppi terroristi.
Ma bisognerà capire quanto sia reale, concreta la minaccia di azioni terroristiche. Quali sono le capacità operative di questi gruppi? Ci sono leader «militari»? Oppure le ambizioni eversive dei «QAnon» e degli altri sono per lo più «aspirazionali», come ha confidato una fonte dell'Fbi al Washington Post ?
Per ora possiamo solo registrare una tendenza evidente: tra le autorità nessuno vuole più rischiare di farsi trovare impreparato. La Polizia di Capitol Hill chiede al Pentagono di prolungare lo schieramento della Guardia nazionale dal 12 marzo al 12 maggio. Vedremo le decisioni.