QUANDO LA PEZZA È PEGGIO DEL BUCO – L’OMS TENTA DI USCIRE DAL PANTANO DEL DOCUMENTO CENSURATO CHE SDERENA LA GESTIONE DELLA PRIMA ONDATA DI CORONAVIRUS IN ITALIA: LA SCOMPARSA DEL RAPPORTO VIENE ATTRIBUITA A UNA SCELTA TECNICA, PRECISANDO DI NON AVER RICEVUTO PRESSIONI DAL GOVERNO PER LA RETROMARCIA – MA ALLORA PERCHÉ SPERANZA HA CERCATO DI SOSTENERE CHE IL RAPPORTO SPARITO NON ERA DELL'OMS? RANIERI GUERRA: “ATTACCO PILOTATO. PIANO VECCHIO? AVVERTII LA LORENZIN E…”
-1 - L’OMS SMENTISCE IL GIALLO. ECCO IL REPORT ORIGINALE
Luca Fazzo per “il Giornale”
E adesso l' Organizzazione mondiale della sanità cerca di uscire dall' impaccio sostenendo che non è successo nulla: nessun giallo, nessuna «manina» dietro la repentina sparizione dal suo sito, tra il 13 e il 14 maggio, del dossier sulla risposta alla prima ondata del Coronavirus in Italia. Solo una scelta tecnica, dovuta alla modifica delle procedure interne. E soprattutto nessuna pressione da parte del governo italiano per la retromarcia.
Il documento ieri viene reso disponibile dall' Oms nella sua versione originaria, ora abiurata dall' organizzazione (che ne prende esplicitamente le distanze, «questo documento non è avallato dall' Oms e l' Oms non ne è responsabile»). E si capisce bene il perché della rimozione: il rapporto va giù pesantemente sulla gestione italiana dell' emergenza, citando le minimizzazioni della prima fase, i «Milano non si ferma» e le «happy hour contro il virus»; stigmatizza il caos nel tracciamento dati, «un patchwork di dati raccolti con carta e penna e di fogli Excel».
E soprattutto si disegna un Paese impreparato al disastro, con un piano pandemico fermo al 2006, con gli aggiornamenti «rimasti più teorici che pratici», con «pochi investimenti o traduzione in misure concrete». E ancora: «La reazione iniziale degli ospedali è stata improvvisata, caotica e creativa», mentre negli ospizi «il pericolo dell' epidemia per gli ospiti, lo staff e i familiari non è stato subito riconosciuto in tutta la sua grandezza e le procedure di protezione sono arrivate tardi». Affermazioni che ora l' Oms si rimangia, dicendo che il rapporto era basato in parte su errori di fatto.
La presa di posizione dell' Oms potrebbe a questo punto salvare la posizione di Ranieri Guerra, il direttore aggiunto dell' organizzazione finito nel mirino proprio per la sparizione del rapporto dal sito.
Ieri la revoca delle deleghe a Guerra era stata data da alcune fonti per imminente.
Invece ora la sparizione del documento viene rivendicata dall' Oms, secondo cui «dopo la pubblicazione sono state riscontrate inesattezze fattuali per cui il documento è stato rimosso con l' intento di correggere gli errori e ripubblicarlo. Nel frattempo l' Oms ha introdotto un nuovo strumento per i paesi per valutare la loro risposta e le lezioni imparate, per cui il documento Una sfida senza precedenti non è mai stato pubblicato». E poi la ciambella lanciata al nostro governo: «In nessun momento il governo italiano ha chiesto all' Oms di rimuovere il documento».
Resta il fatto che nei giorni scorsi il ministero della Salute aveva cercato persino di sostenere che il rapporto comparso e sparito non era un documento dell' Oms, mentre ora viene confermata l' ufficialità del report; ed è provato che il presunto aggiornamento nel 2016 del piano pandemico nazionale è consistito in realtà in una semplice ripubblicazione, senza alcuna modifica, del piano del 2006.
Non è un caso d' altronde che tra le modifiche pretese da Guerra al rapporto ci fosse l' eliminazione di ogni riferimento a «quello scemo di Curtale»: ovvero a Filippo Curtale, il funzionario dell' Inmp che nel suo testo dall' eloquente titolo «C' era una volta il piano pandemico» scriveva «si è scambiata una emergenza, che era di sanità pubblica, per una emergenza di terapie intensive».
In questo pasticcio, l' Oms rivendica che «la trasparenza in tutte le comunicazioni è essenziale per assicurare la credibilità dell' organizzazione». Ma continua a non spiegare come questo impegno si coniughi con il rifiuto di fare interrogare i propri funzionari dalla procura di Bergamo.
2 - RANIERI GUERRA: «CONTRO DI ME UN ATTACCO PILOTATO IL PIANO VECCHIO? AVVERTII LORENZIN»
Enza Cusmai per “il Giornale”
«Tutto questo polverone è un attacco personale pilotato in tempi e in modi aggressivi e violenti». Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell' Oms, da giorni è stato messo sotto accusa mediatica per il caso del Piano pandemico anti-influenzale italiano, fermo al 2006 e per la presunta sparizione di un documento dell' Oms molto duro nei confronti del nostro Paese.
Professore, il responsabile europeo dell' Oms, Hans Henri Kluge, vuole ritirare le sue deleghe?
«Io non ne so niente. Kluge è il direttore dell' ufficio regionale Oms di Copenaghen. Io dipendo dal direttore generale dell' Oms a Ginevra, non ci sono deleghe o altro, ma solo una disposizione del mio direttore che mi incarica di garantire il collegamento tra Oms e governo italiano nel contesto della lotta alla pandemia. Tutto il resto sono false informazioni, di cui però mi domando l' origine e lo scopo».
Ha letto il dossier di alcuni ricercatori veneti dell' Oms, coordinato da Zambon, molto critico sulla gestione della pandemia in Italia, pubblicato il 13 maggio e ritirato il giorno dopo?
«Certo, qualche ora prima della pubblicazione, e ho consigliato di rinviare di due giorni la pubblicazione stessa, perché era pieno di inesattezze, suggerendo anche di informare il ministero della Salute di questo report sull' Italia. C' erano parecchie imprecisioni e inconsistenze. Io e altre due colleghe abbiamo dato suggerimenti per migliorare il testo. Ma il responsabile del documento ha deciso di pubblicare lo stesso».
Però quel testo è stato ritirato dall' Oms dopo 24 ore.
«Erano state riscontrate inesattezze fattuali ed è stato ritirato dal sito web per correggere gli errori e ripubblicarlo. Nel frattempo è stato adottato un nuovo strumento standard per l' Europa per valutare le loro risposte e condividere le lezioni apprese».
Dunque lei non ha fatto pressioni per ritirare il testo?
«Non ho nessuna autorità sull' operato di un dipendente dell' ufficio di Venezia che risponde a Copenaghen. E non ho minacciato nulla. Questo è estraneo al mio modo di fare».
Però si è scambiato con Zambon delle mail. Un paio imbarazzanti in cui lei chiede di correggere la data del piano pandemico anti-influenzale, fermo al 2006.
«Ci siamo scambiati oltre 25 mail, precedenti e successive a quel messaggio e il tono era assolutamente collaborativo. Però si è voluto estrapolare solo una parte di una mail e presumo che qualcuno avrà cercato un bersaglio. Non faccio maldicenze, ma mi sembra ovvio ci sia un attacco personale pilotato in tempi e modi piuttosto violenti nei miei confronti».
Questo attacco potrebbe mirare a indebolire anche la figura del ministro Speranza magari ad opera di frange interne all' attuale maggioranza?
«Non lo so. Io svolgo un lavoro tecnico».
Resta comunque il pasticcio del piano pandemico, rimasto immutato dal 2006.
«Come Direttore generale della prevenzione ho lavorato dal 2014 al 2017 e me ne sono andato dopo aver avvertito il ministro Lorenzin che il piano pandemico andava ormai aggiornato. Chiediamoci piuttosto il motivo perché non sia stato pienamente attuato».
Non è successo nulla neppure dopo il 2017.
«Perché a fine anno l' Oms ha annunciato di cambiare la struttura dei piani per coerenza con i regolamenti sanitari internazionali. E nel 2018 ci sono ben tre documenti Oms, con linee guida per la programmare protocolli per la lotta alle pandemie influenzali».
Però il piano pandemico del 2016 che lei ha confermato è la fotocopia di quello del 2006.
«Se nel 2016 non avessi verificato l' attualità del piano e non fosse stato dichiarato vigente, l'Italia si sarebbe trovata senza piano. Nel frattempo ho seguito diverse emergenze, tra cui Ebola per cui abbiamo controllato ben 3000 rientri in Italia. Ma il piano è comunque riferito alle pandemie influenzali che non riguardano i virus sconosciuti. E per l'influenza abbiamo ancora pieni i depositi del Ministero della Salute di Tamiflu, il farmaco che avevamo stoccato per l' emergenza dell' aviaria».
Il ministro Di Maio chiede all' Oms di rinunciare all' immunità dei suoi membri. Lei è d' accordo?
«Non entro in valutazioni di ordine politico. Sono certo che l'Organizzazione risponderà».
Come pensa di contrattaccare alle accuse lanciate a mezzo stampa?
«Sono molto addolorato nel subire questi attacchi che ritengo di parte e ingiustificati e non credo che questo sia sinonimo di buona informazione. Quando viene dichiarato il falso, e questo è facilmente documentabile, la parte offesa reagisce con gli strumenti che la legge mette a disposizione. Giletti e Report si amplificano a vicenda e di questo mi dispiaccio molto, perché sono sicuramente persone che cercano di fare il proprio lavoro, ma in questo caso sbagliando bersaglio, con un approccio di giornalismo di strada gridato e molto aggressivo, a cui non ritengo di dover rispondere, ma non mi nego certo al confronto civile».
Che fa, querela?
«Vedremo, dipende anche dalla mia istituzione. Non ho niente da nascondere, potrei pubblicare mail, messaggi personali, documenti di vario tipo per smontare un castello di accuse francamente doloroso, ma sarebbe un gioco troppo facile. Non trasgredisco all' etica istituzionale e soprattutto non voglio crearmi una visibilità in una situazione epidemica così grave e ancora incerta, durante cui ho anche perso mia madre.
Non speculo sui malati e su un' opinione pubblica facilmente influenzabile data la situazione di crisi in cui tutti viviamo».