QUANT'E' SILENZIOSA LA DIPLOMAZIA USA! - BIDEN SI IRRITA PER L'ABBATTIMENTO DEL MEDIA CENTER A GAZA MA CONFERMA "IL SUO FERMO SOSTEGNO AL DIRITTO DI ISRAELE DI DIFENDERSI CONTRO GLI ATTACCHI DI RAZZI" - GLI USA PER LA TERZA VOLTA BLOCCANO LA FIRMA DI UN COMUNICATO CONGIUNTO DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA PER CHIEDERE IL CESSATE IL FUOCO: "SIAMO IMPEGNATI IN UNA DIPLOMAZIA SILENZIOSA E INTENSA" - IL BILANCIO DELLE VITTIME SALE: 10 DALLA PARTE ISRAELIANA, 200 TRA I PALESTINESI
-Da Ansa.it
TEL AVIV, 18 MAG - Fino a ieri sera sono stati uccisi negli attacchi alla Striscia «oltre 150 operativi terroristi», soprattutto di Hamas. Lo ha detto il portavoce militare israeliano Hidai Zilberman spiegando che «più di 120 sono di Hamas e oltre 25 della Jihad islamica palestinese». È possibile, ha aggiunto, che altri siano stati colpiti negli attacchi della notte scorsa su Gaza.
Flavio Pompetti per "il Messaggero"
L'abbattimento del media center a Gaza ha irritato non poco gli Usa. Il presidente Biden ne ha parlato al telefono con Netanyahu, e gli ha espresso la preoccupazione per il numero crescente di vittime nel conflitto: dieci nella parte israeliana, 200 tra i palestinesi, che lamentano più di 1.300 feriti. Irritazione che non ha impedito a Biden, però, di ribadire «il suo fermo sostegno al diritto di Israele di difendersi contro gli indiscriminati attacchi di razzi», ha fatto sapere la Casa Bianca.
LA PROTESTA PROGRESSISTA L'audacia dell'attacco alla sede della AP e di Al Jazeera ha rinfocolato la protesta dell'ala progressista del partito democratico, con nuove richieste per un'immediata imposizione di un cessate il fuoco, inclusa una petizione bipartisan presentata al congresso da più di 200 politici. Ma al momento di decidere, la mano degli amministratori del governo Biden è bloccata dall'imperativo di schierarsi al fianco dell'alleato israeliano.
Per la terza volta nell'ultima settimana ieri la rappresentanza statunitense ha bloccato all'Onu la firma di un comunicato congiunto del Consiglio di Sicurezza che chiedeva la cessazione istantanea delle ostilità tra Gaza e Israele. Cina, Tunisia e Norvegia continuano a patrocinare la causa della pace, ma l'ambasciatrice dell'amministrazione Biden al Palazzo di vetro, Linda Thomas-Greenfield, resta fedele al mandato di solidarietà nei confronti di Gerusalemme.
Motivo? Ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in un tweet: «Ho parlato stamane col consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Meir Ben Shabbat sulla crisi in corso. Ho parlato anche con il governo egiziano. Gli Usa sono impegnati in una diplomazia silenziosa ed intensa, i nostri sforzi (per un cessate il fuoco) continueranno». Insomma, gli Usa puntano a una soluzione diplomatica senza risoluzioni Onu.
Netanyahu, dal canto suo, ha fatto sapere domenica sera che intende usare «piena forza» nel reprimere gli attacchi palestinesi, il cui completamento «richiederà ancora un tempo lungo», e che la risposta dell'esercito israeliano infliggerà «un duro prezzo» a chi ha osato minacciare l'incolumità dei cittadini ebrei.
Il messaggio più che al nemico oltre il muro sembra destinato alle faide interne che stanno piagando lo stato di Israele. Il confronto militare con Hamas è come è sempre stato in passato, improbo e sbilanciato a svantaggio dei palestinesi.
La nuova preoccupazione di Netanyahu è però l'insurrezione interna del 20% di popolazione araba, naturalizzata dal governo israeliano, ma mai promossa al pieno stato di cittadinanza. Mentre questa nuova spaccatura preoccupa il governo di Gerusalemme, i missili continuano a cadere sulla testa dei civili. Sessanta sono partiti da Gaza nella notte tra sabato e domenica, quasi tutti intercettati prima di cadere al suolo.
LANCI IN DIMINUZIONE La forza di fuoco nelle mani dei rivoltosi sembra in diminuzione rispetto ai 150-200 lanci dei primi giorni, ma intatta se non superiore è la violenza con la quale si combatte nelle strade della città. Ieri Hamas ha minacciato di colpire il centro di Tel Aviv e la sede del Parlamento, ma è una minaccia che sembra difficilmente realizzabile.
I missili israeliani sono più precisi: domenica i bombardamenti hanno ucciso 42 persone attraverso il confine, il più alto dall'inizio del conflitto, e hanno generato in risposta una caduta di missili palestinesi a Tel Aviv.
Ieri hanno centrato una vettura in transito uccidendo i tre passeggeri a bordo. I jet israeliani hanno bombardato un edificio residenziale nel centro di Gaza, causando danni a dozzine di edifici adiacenti, tra cui il principale laboratorio di coronavirus di Gaza, un orfanotrofio, una scuola superiore femminile e gli uffici del ministero della Salute palestinese.
Un altro missile ha ammazzato Hussam Abu Harbid, uno dei comandanti dei gruppi jihadisti che si sono uniti alla rivolta, la cui morte ha causato una nuova risposta con il lancio di razzi palestinesi, questa volta caduti nel centro costiero di Ashdod, a sud di Tel Aviv.