LA QUESTIONE PALESTINESE È ALLA FRUTTA – DAL 7 OTTOBRE SCORSO SUI SOCIAL SPOPOLANO GLI EMOJI DELL’ANGURIA: SONO UN MODO PER DIMOSTRARE IL SOSTEGNO ALLA CAUSA PALESTINESE – QUESTO PERCHE’ LA FETTA DEL FRUTTO RIPRODUCE I COLORI DELLA BANDIERA PALESTINESE E RAPPRESENTA PROSPERITÀ E ABBONDANZA NELLA REGIONE – DAL 1967 A OGGI, IL COCOMERO E' DIVENTATO UN SIMBOLO PER AGGIRARE IL DIVIETO IMPOSTO DA ISRAELE DI…
-Estratto dell’articolo di Alessandro Ferro per www.ilgiornale.it
Con l'inizio della guerra tra Israele e Hamas, i social network sono stati invasi da emoji dell'anguria. Da TikTok a X, passando per Instagram e Facebook: semplicemente virale. Non c'è alcun legame con l'estate o con il frutto in sé. Si tratta di un simbolo legato indissolubilmente alla tensione in Medio Oriente: rappresenta infatti il sostegno alla Palestina. Perché l'anguria?, si chiederanno in molti.
Risposta banale quanto scontata: i colori del frutto sono gli stessi della bandiera palestinese, ossia il rosso, il bianco, il nero e il verde. Ma in realtà non si tratta dell'unica motivazione.
L'uso dell'anguria come simbolo palestinese non è nuovo, ma emerse per la prima volta dopo la Guerra dei sei giorni nel 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania e di Gaza e annesse Gerusalemme Est. Come evidenziato dal Time, all'epoca il governo israeliano rese l'esposizione pubblica della bandiera palestinese un reato penale. Per aggirare il divieto, i palestinesi iniziarono ad utilizzare il frutto che, una volta aperto, porta esattamente i colori nazionali della bandiera palestinese.
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Israele revocò il divieto di sventolare la bandiera palestinese nel 1993, come previsto dagli accordi di Oslo. Prima, invece, l'anguria aveva rappresentato un simbolo diffusissimo di proteste e di identità. Poi, nel 2007, subito dopo la seconda Intifada, l'artista Khaled Hourani creò "The Story of the Watermelon" per un libro intitolato Atlante soggettivo della Palestina.
[...] L'utilizzo dell'anguria come simbolo della palestina è stato ripreso poi nel 2021, in seguito a una sentenza del tribunale israeliano secondo cui le famiglie palestinesi con sede nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est sarebbero state sfrattate dalle loro case per far posto ai coloni.
Arriviamo dunque ad oggi. A gennaio il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir aveva dato alla polizia il potere di confiscare le bandiere palestinesi. Ciò è stato successivamente seguito dal voto di giugno su un disegno di legge che vietava alle persone di esporre la bandiera nelle istituzioni finanziate dallo stato, comprese le università.
[...] Immagini di angurie sono state attaccate su sedici taxi in servizio a Tel Aviv, con il testo di accompagnamento perentorio: “Questa non è una bandiera palestinese”. Ora, a più di un mese dall'inizio del conflitto, le emoji per manifestare vicinanza ai palestinesi.