"GLI ABUSI NEL MONDO DEL CALCIO SONO UN FENOMENO DIFFUSO" - L'EX CALCIATORE VINCENZO FUOCO, VITTIMA DI MOLESTIE DA PARTE DI UN DIRIGENTE DELLA SQUADRA PER LA QUALE GIOCAVA DA BAMBINO, RACCONTA LA SUA STORIA NEL FILM "CATTIVI MAESTRI": "CI SONO PERSONE CHE TROVANO NEL CALCIO UN TERRENO DI CACCIA FERTILE PERCHÉ SI AGGRAPPANO ALLE SPERANZE DEI RAGAZZI, DEI GENITORI. IL SILENZIO E L'AMBIZIONE, ALLE VOLTE ANCHE DEI GENITORI, POSSONO PORTARE A CHIUDERE LE ORECCHIE E GLI OCCHI SU QUELLO CHE SUCCEDE ALLA LUCE DEL SOLE" - "C'È STATA LA RIFORMA DELLO SPORT CHE…" - VIDEO


Estratto dell'articolo di Ada Cotugno per www.fanpage.it

 

vincenzo fuoco

Non è stato facile raccogliere il coraggio e raccontare tutto davanti alle telecamere senza filtri, ripercorrendo i passi di una storia che ha segnato la vita. È quello che ha fatto Vincenzo Fuoco, ex calciatore e protagonista del film "Cattivi Maestri" in cui ripercorre gli abusi che ha subito per mano di un dirigente sportivo quando era poco più che un bambino e giocava in una squadra di calcio professionistica della sua regione: oggi lavora alla FIGC e si occupa proprio della tutela dei ragazzi più giovani, per impedire che accada di nuovo tutto questo. Il film è un documentario sulla sua vita, con i racconti diretti di lui e anche di sua madre che gli è sempre stato accanto. […]

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Hai deciso di raccontare la tua storia senza nasconderti, cosa ti ha portato a compiere questo atto di coraggio dopo tanti anni?

"A spingermi è stata una necessità, innanzitutto personale. La necessità di liberarmi dal peso di questo segreto, di questa vergogna, dal peso del sentirmi responsabile, dal peso del non capire perché non riuscissi ad avere ascolto e giustizia. Quindi ho pensato che, siccome iniziando a parlare a bassa voce si veniva ascoltati poco, bisognava alzare sempre di più la voce, finché siamo arrivati a questo. A questo punto anche altre persone possono capire che alzando la voce si può provare a stare meglio e a liberarsi da questo peso che ti si attacca addosso ed è difficilissimo liberarsene".

 

[…] Il racconto è senza filtri e ha le voci dei diretti protagonisti della vicenda, a cominciare da te e tua madre. Quanto è stato difficile mettersi così a nudo davanti alla telecamera?

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"Per me è stato tanto difficile quanto essenziale, perché avendo vissuto per più di vent'anni una vita fatta di bugie, di espedienti per nascondere ciò che stava succedendo, ho capito poi che l'unico modo per me ora per stare bene è dire la verità, essere me stesso, essere genuino con tutti i miei limiti, superando anche la vergogna per ciò che era successo. E io credo che alla fine paghi sempre, alla fine la verità è il mezzo più potente perché nessuno può cercare un significato nascosto se quello che io porto è la verità. Forse non sarà bella, non sarà impacchettata bene, ma sicuramente è quello che è senza retropensieri, senza messaggi nascosti, ma è tutto sul piatto".

 

[…] Il tema degli abusi è delicato e importantissimo, ma nel mondo del calcio non se ne parla mai…

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"No, hai ragione nel senso che nel calcio se ne parla solo quando i nomi sono altisonanti o sono nomi che comunque danno la notizia già in sé. In realtà io, anche per testimonianza diretta, posso assicurare che all'interno del mondo del calcio questo è un fenomeno diffuso e che persone che poi con il calcio hanno poco a che vedere riescono a trovare in un ambiente sportivo come il calcio un terreno di caccia assolutamente fertile perché si aggrappano alle speranze dei ragazzi, dei genitori. Quindi il silenzio e l'ambizione, alle volte eccessiva anche dei genitori, possono portare a chiudere le orecchie e chiudere gli occhi su quello che poi succede in realtà alla luce del sole".

 

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Cosa porta ragazzi così giovani a seguire, appunto, “Cattivi Maestri”?

"Bisognerebbe chiedere ai cattivi maestri quali sono i metodi che loro riescono ad utilizzare per portare verso di sé i ragazzi. Loro sono mossi dalla passione, dall'amore per questo sport come lo ero io, quindi io non potrei dirti cosa muove se non i meccanismi che una persona adulta mette in atto nei confronti di un bambino che non ha gli strumenti per comprendere ciò che in realtà gli si sta chiedendo o lo si sta inducendo a fare. Penso che la responsabilità di un ragazzo sia nulla, ma credo che la vera responsabilità stia in mano agli adulti che devono dare gli strumenti ai ragazzi per comprendere ciò che gli succede attorno".

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Ora lavori per la FIGC come tecnico qualificato del Settore Giovanile e Scolastico, sei impegnato nella tutela dei minori. In che modo si possono aiutare concretamente questi ragazzi?

"Il modo migliore è parlando, segnalando alla federazione che ha dei canali ufficiali molto facilmente reperibili. È una federazione molto lungimirante sul tema. Bisogna dare voce a questa cosa denunciando, parlando anche di situazioni che potrebbero essere critiche. È sempre meglio sbagliarsi per eccesso che per difetto, penso che sia questo uno dei primi consigli che do. Poi l'altro consiglio è sicuramente quello di non concentrarsi solo ed esclusivamente sul successo o sulla prestazione, ma rendersi conto che i nostri ragazzi devono divertirsi e che il talento poi emerge da solo".

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Quale tipo di intervento può essere attuato affinché non si ripetano più storie del genere?

"Sicuramente dire mai più è utopistico ma è quello a cui bisogna mirare. Un parte è già stata attuata: c'è stata la riforma dello sport che ha inserito l'obbligo di previsione all'interno delle società, di protocolli e di codici di condotta volti proprio alla tutela dei minori. Ci sono queste politiche di safeguarding che stanno diventando sempre più oneri essenziali all'interno delle società.

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Ma soprattutto fare tanta formazione, quindi capire di cosa stiamo parlando,  perché il fatto che sia un argomento così delicato e spinoso a volte fa anche parlare a sottovoce. In realtà bisogna parlarne, bisogna formare e informare i genitori, dare gli strumenti per potersi orientare nella tutela dei minori".

 

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Il film è patrocinato dal CONI e dalla UEFA. Le istituzioni calcistiche ti sono state vicine in questi momenti? Hai avuto modo di parlare con qualcuno di loro?

"Io parlo per la FGC, da parte loro sono stato accolto nel momento in cui ho portato questa mia storia e mi è stata data la possibilità di poter provare a fare la mia parte. Sono contento di aver iniziato questo percorso in maniera separata dall'uscita del documentario, sono due cose che sono sulla stessa linea ma che sono nate in momenti differenti.

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 La mia federazione mi ha riconosciuto, mi riconosce tuttora e mi dà la possibilità di crescere in questo ambiente e di dare il mio contributo. Per ciò che riguarda le altre sicuramente ho avuto l'appoggio, non ho un contatto diretto con le altre federazioni ma so che tutte ora si stanno muovendo sul tema, perché sta diventando  sempre più di attenzione pubblica e questo ci fa piacere". […]

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