"GLI ANZIANI USCIRANNO PER ULTIMI" - IN ITALIA IL 95% DEI MORTI PER IL VIRUS HA PIÙ DI 60 ANNI MA NON C'È UN PARERE UNIVOCO SULLE NORME PER TUTELARLI. SCIENZIATI E GIURISTI SONO DIVISI. PER NINO CARTABELLOTTA, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GIMBE, IL TEMA È "COME ATTUARE LE MODALITÀ DI DISTANZIAMENTO, TENENDO CONTO ANCHE DELLE CONDIZIONI DI VITA…"
-Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
Gli anziani sono la fascia più fragile, una tutela maggiore è senz' altro indicata». Così Massimo Antonelli, direttore della rianimazione del policlinico Gemelli e membro del comitato di supporto al governo, ipotizza regole più rigide per gli anziani.
L' Italia è il Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, con 13 milioni di anziani. E il 95% dei morti per Covid-19 ha più di 60 anni. «Da economista mi pare un approccio corretto - premette Americo Cicchetti, direttore dell' Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell' università Cattolica -. È giusto proteggere chi è più esposto al contagio. Altrimenti riparte l' epidemia, non l' economia. Anzi, uno dei grandi errori è stato consentire, nella prima fase del lockdown, che i bimbi non andando a scuola si trasferissero dai nonni».
Scienziati e giuristi sono divisi. Enrico Bucci, professore di biologia all' università Temple di Philadelphia, è contrario perché la probabilità di infettarsi non dipende dall' età, ma da fattori come «professione, densità di popolazione del luogo di residenza, abitudini sociali». Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società italiana di gerontologia invita a «valutare con equilibrio gli effetti fisici e psichici che la quarantena sta già producendo sugli over. Se sono in buona salute, hanno un profilo di rischio inferiore a quello di un cinquantenne fumatore».
La differenziazione anagrafica non compare nella «proposta scientifica per riaprire l' Italia» elaborata da medici e scienziati tra cui Roberto Burioni. Spiega il primo firmatario Filippo Anelli, presidente della federazione degli ordini dei medici: «Non credo esista un problema anagrafico, quell' approccio è sbagliato e non risolutivo.
Servono strumenti per capire il livello di immunità della popolazione e cure precoci a domicilio. Per tutti». Per Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, il tema è «come attuare le modalità di distanziamento, tenendo conto anche delle condizioni di vita. Penso ai nonniconviventi con figli e nipoti». Il tema ha anche un delicato profilo giuridico. Non esistono precedenti. «Una discriminazione in base all' età in generale è vietata da Costituzione e norme europee - sostiene Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale-.
Limitazioni differenziate possono essere giustificate secondo un criterio di ragionevolezza se basate su solide evidenze scientifiche in rapporto a un caso specifico. Questo potrebbe essere il caso, regole diverse potrebbero essere adattate alla specificità del pericolo per la salute. Naturalmente per un tempo limitato, come prescrive la giurisprudenza costituzionale».Possibilista anche Antonio D' Aloia, docente di diritto costituzionale all' università di Parma, secondo cui «è ragionevole, nonché conforme al principio di eguaglianza, tener conto della diversità di situazioni concrete, graduando le misure secondo una scala di valutazione del rischio». Purché, precisa, «in un percorso di progressivo ripristino delle libertà».
Contrario invece Renato Balduzzi, ex ministro della Salute: «Meglio procedere con consigli e cautele rafforzate piuttosto che imporre regole diverse sulla base di un criterio scivoloso, se non arbitrario, come la vulnerabilità. Significherebbe non tanto proteggere l' anziano dalla comunità, quanto proteggere l' anziano dal fatto che è anziano».