"CI SENTIAMO ABBANDONATI. DICEVANO CHE NOSTRO FIGLIO SI FOSSE SUICIDATO. ORA SI PARLA DI OMICIDIO, EPPURE NON C'È UN INDAGATO" - PARLANO I GENITORI DI ALEX MARANGON, IL 25ENNE TROVATO MORTO NEL FIUME PIAVE DOPO AVER PARTECIPATO A UN RITO DI MEDICINA AMAZZONICA A BASE DI AYAHUASCA: "HANNO CREATO UN MURO DI OMERTÀ E NESSUNO VUOLE DIRE LE SOSTANZE CHE VENIVANO USATE" - "ALEX SI È AVVICINATO AI GRUPPI SCIAMANICI DOPO DEI PROBLEMI DI SALUTE. I MEDICI AVEVANO TROVATO DEI POLIPI, LUI VOLEVA PROVARE ALTRE VIE" - "FORSE ALEX HA VISTO QUALCOSA. CON NOI SEMBRAVA TRANQUILLO, PERÒ UN SUO AMICO HA DETTO CHE…"

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alex marangon

Estratto dell'articolo di Chiara Daffini per www.fanpage.it

 

A un mese dalla scomparsa del figlio, parlano a Fanpage.it Luca Marangon e Sabrina Bosser, genitori di Alex. Del 25enne si erano perse le tracce nella notte tra il 29 e il 30 luglio, il suo corpo senza vita è stato poi ritrovato sul greto del Piave. Il ragazzo, barista e amante dei viaggi, partecipava quella sera a un rito sciamanico.

SABRINA BOSSER E LUCA MARANGON

 

Dopo l'ipotesi iniziale di un gesto volontario o sotto l'effetto di sostanze allucinogene, l'autopsia ha rivelato sul corpo del ragazzo ferite da arma contundente e aperto così un fascicolo per omicidio per ora a carico di ignoti. "Siamo parecchio amareggiati e allo stesso tempo arrabbiati – dice a Fanpage.it il padre di Alex-, perché le indagini già dal giorno della scomparsa sono andate tutte in una direzione, ovvero farci credere che nostro figlio si fosse allontanato, suicidato, eccetera. Noi abbiamo fatto capire subito che Alex non aveva queste intenzioni".[…]

abbazia di santa bona a vidor

 

"Ci sentiamo abbandonati", dicono i coniugi a Fanpage.it. Il motivo lo spiega il papà di Alex: "Da dopo l'autopsia si parla chiaramente di omicidio volontario, è cambiato anche il capo d'accusa eppure a distanza di un mese non c'è un indagato". […]

 

I GENITORI DI ALEX MARANGON

Luca e Sabrina sulle possibili sostanze allucinogene usate nel corso del rito: "Hanno creato un muro di omertà e nessuno vuole dire le sostanze che venivano usate – dichiara il padre di Alex -. Non c'era traccia di questo evento sul sito web dell'abbazia, tant'è che quello della settimana prima, che era solo musica e medicina e non prevedeva alcuna sostanza allucinogena, costava 10 euro, a differenza di quello a cui ha partecipato Alex, che era pubblicizzato solo sul gruppo privato Telegram chiamato ‘Ritiri Io sole'. […] c’erano quasi 200 iscritti e il gruppo Telgram l'hanno fatto sparire subito la domenica dopo la scomparsa di Alex".

 

alex marangon

[…] "Io sono del parere – dice Luca Marangon – che Alex abbia visto qualcosa o si sia rifiutato di fare qualcosa". Dello stesso parere mamma Sabrina: "Alex era così: se qualcosa non andava, lui non era capace star zitto. Mi aveva pure detto ‘Magari è anche l'ultima volta che vado, perché sai io mi stanco delle cose, sono così'. Ed è stata proprio l'ultima volta".

 

Alex, raccontano i genitori, si era avvicinato ai gruppi sciamanici dopo aver avuto problemi di salute. Cercava alternative alla medicina tradizionale: "Aveva già avuto due interventi – spiega il padre – e gliene avevano proposto un terzo perché avevano trovato dei polipi, ma lui era stufo della medicina normale, ha detto che voleva provare altre vie. E in un’erboristeria ci diceva che aveva avuto la fortuna di trovare qualcuno chi l'aveva indirizzato dagli sciamani”. "‘La fortuna'…", commenta amaramente Sabrina.

ALEX MARANGON CON IL PADRE LUCA

 

Eppure Alex sembrava soddisfatto del percorso intrapreso: "Ci ha sempre tranquillizzati, li vedeva come una famiglia", ricorda Luca. "Ci diceva che gli volevano bene già dopo due sole volte che li aveva incontrati", aggiunge la mamma di Alex. "Aveva fiducia in questi corsi e in questi ritiri", riflette Marangon. "Troppa fiducia", ribatte la moglie.

 

ALEX MARANGON E LA MADRE Sabrina Bosser

Eppure ai genitori quell'ambiente non convinceva, soprattutto dopo che Alex aveva detto loro che venivano consumate sostanze allucinogene come ayahuasca e kambo rape. "Ci diceva che qui sono illegali ma che in Sudamerica le usano come piante curative – spiega il papà del ragazzo -. Noi non eravamo d'accordo, ma piuttosto di creare un muro che magari le faceva lo stesso quelle cose e non sapevamo dove era e con chi, abbiamo accettato, purché ci dicesse tutto".

 

[…] "con noi sembrava tranquillo, però dopo la sua scomparsa abbiamo sentito i suoi amici e colleghi e a più di uno aveva detto ‘stavolta sarà più tosta'. Quindi quella volta – riflette l'uomo – prevedeva uno step più forte rispetto agli altri, un qualcosa di più, non lo so". […]

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