"IL CORONAVIRUS? E’ STATO CREATO IN LABORATORIO". MA PECHINO NEGA LE ACCUSE - I SOSPETTI DI FRANCIA E STATI UNITI SULLA CINA: HA NASCOSTO L'EPIDEMIA E L'HA SOTTOVALUTATA. CIÒ NON SIGNIFICA CHE IL VIRUS SIA STATO COSTRUITO IN LABORATORIO COME UN' ARMA BIOLOGICA, MA ALIMENTA IL DUBBIO CHE POSSA ESSERE SFUGGITO AI RICERCATORI MENTRE LO MANEGGIAVANO SENZA LE PRECAUZIONI NECESSARIE - INTANTO TRUMP INCITA I SUOI SOSTENITORI A RIBELLARSI CONTRO IL LOCKDOWN IMPOSTO DA ALCUNI STATI USA
-Paolo Mastrolilli per la Stampa
La Cina risponde alle critiche arrivate da Stati Uniti e Francia, negando di aver nascosto l' epidemia di coronavirus che stava esplodendo al suo interno, e smentendo i sospetti che tutto sia nato nei suoi laboratori di Wuhan. Così riconosce che questi attacchi stanno danneggiando non solo la sua credibilità, ma anche le sue ambizioni geopolitiche globali. Proprio ieri però Pechino ha dovuto rivedere al rialzo il numero dei decessi, sottovalutato nelle settimane scorse, alimentando i dubbi sui suoi comportamenti, mentre l' economia è scivolata in territorio negativo per la prima volta in mezzo secolo.
La versione originaria della Repubblica popolare è stata che il virus era di origine naturale, e il contagio era cominciato nel mercato del pesce di Wuhan. Le autorità però non hanno mai consentito ad una delegazione di scienziati internazionali di verificare la situazione sul terreno. Mercoledì scorso il «Washington Post» ha pubblicato i rapporti inviati circa due anni fa dai diplomatici americani, rimasti molto allarmati dopo aver visitato il Wuhan Institute of Virology e i Wuhan Center for Disease Control and Prevention.
In questi due laboratori si studiava la trasmissione del coronavirus dai pipistrelli agli esseri umani, e le condizioni di sicurezza erano insufficienti. Ciò non significa che il virus sia stato costruito in laboratorio come un' arma biologica, ma alimenta il sospetto che possa essere sfuggito ai ricercatori mentre lo maneggiavano senza le precauzioni necessarie.
Trump ha confermato il sospetto, e il collega francese Macron ha detto al «Financial Times» che Pechino deve dare spiegazioni più chiare: «Sono avvenute cose che non conosciamo». Fonti dell' intelligence americana hanno confermato che stanno indagando su questi sospetti, e ieri il segretario di Stato Pompeo ha rilanciato gli attacchi: «Stiamo ancora chiedendo al Partito comunista cinese di consentire agli esperti di entrare nel laboratorio di virologia di Wuhan, per determinare con precisione dove è originato il virus».
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha risposto così: «Vorrei ricordare che l' Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente dichiarato che non esistono prove del fatto che il virus sia stato costruito in laboratorio. Molti scienziati autorevoli hanno sconfessato la teoria che sia sfuggito dal laboratorio». La questione è stata discussa anche giovedì durante una telefonata tra i presidenti Xi e Putin, in cui il leader cinese ha detto che «la politicizzazione della pandemia è di detrimento per la collaborazione internazionale».
La questione ha senza dubbio un risvolto politico, e non a caso è coincisa con il blocco dei finanziamenti americani all' Oms. Trump si trova davanti ad una grave crisi interna, tanto sul piano sanitario, quanto su quello economico, come dimostrano i tweet di ieri in cui ha incitato alla rivolta contro il blocco Stati come il Michigan, la Virginia e il Minnesota. Quindi in vista delle elezioni di novembre ha bisogno di rovesciare la responsabilità sugli altri, ossia Pechino per come ha gestito l' epidemia, e l' Oms perché è stata complice e non l' ha fermata.
Il problema però è più grande della politica interna americana, come ha sintetizzato bene l' ultima copertina dell'«Economist», chiedendosi se la Repubblica popolare stia vincendo la sfida geopolitica creata dalla pandemia, per scavalcare gli Usa come la superpotenza globale dominante.