"LA FIGLIA DELLA DONNA CHE HO SALVATO SI È OFFERTA DI PAGARE LA MULTA DA OLTRE MILLE EURO AL POSTO MIO" - SAVERIO AMATO, IL BAGNINO 44ENNE CHE E' STATO SANZIONATO PER NON AVER COMUNICATO TEMPESTIVAMENTE ALLA GUARDIA COSTIERA IL SALVATAGGIO DI UNA DONNA CHE STAVA AFFOGANDO, RACCONTA: "STAVAMO SALVANDO UNA PERSONA. NON POTEVAMO PERMETTERCI DI PERDERE MINUTI E SECONDI PREZIOSI. LA SITUAZIONE ERA CRITICA, LA SIGNORA NON ERA COSCIENTE E AVEVA BEVUTO MOLTA ACQUA..."
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«Se tornassi indietro rifarei mille volte quello che ho fatto». È determinato ma al contempo molto deluso Saverio Amato, il bagnino 44enne originario della Sicilia che lo scorso 3 settembre, sulla spiaggia di Ca’ Savio, ha salvato la vita a una turista straniera di 70 anni che rischiava di annegare e che si è visto poi recapitare una sanzione di 1.032 euro dalla capitaneria di porto di Cavallino-Treporti, in provincia di Venezia.
Il motivo: non aver segnalato tempestivamente la situazione di grave pericolo alla Guardia costiera chiamando il 1530. Una vicenda paradossale che ha sollevato un coro di proteste, anche considerando che Amato aveva ricevuto nel 2021 una lettera di encomio per un altro salvataggio sulla spiaggia veneta. Sul caso è intervenuto anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha sottolineato come il bagnino sia stato multato «per omesse scartoffie».
Amato, quali sono le procedure da seguire in caso di emergenza? Avete agito correttamente?
«Facciamo un passo indietro. Durante la formazione per conseguire il brevetto di assistente bagnanti ci insegnano a valutare il tipo di emergenza, il contesto, le condizioni della persona, la gravità e molto altro.
In un intervento di primo soccorso sanitario chiamiamo sempre il 118 mentre se ci sono dei dispersi in mare telefoniamo prima alla Guardia costiera. Nel primo caso noi compiliamo una documentazione che inviamo alla capitaneria di porto entro 24 ore dall’accaduto».
Il 3 settembre l’ufficio marittimo ha però lamentato dei ritardi. Perché?
«Secondo il verbale, la mancata comunicazione avrebbe ostacolato l’assolvimento dei compiti istituzionali della Capitaneria di porto. Ma in realtà sono stati chiamati dal personale del 118».
E perché non da voi bagnini?
«Stavamo salvando una persona. Non potevamo permetterci di perdere minuti e secondi preziosi. La situazione era critica perché la signora non era cosciente e aveva bevuto molta acqua. Con il personale sanitario l’abbiamo stabilizzata ed è intervenuto l’elicottero che l’ha quindi trasportata in ospedale».
Poi che è successo?
«Stavo per chiamare la Capitaneria di porto ma loro mi hanno anticipato dicendo che avremmo dovuto contattarli subito dopo la chiamata al 118. Abbiamo cercato di spiegare le nostre ragioni ma alla fine mi hanno staccato una multa, 1.032 euro per aver salvato la vita a una persona».
Prevede di fare ricorso?
«Non lo so, sto valutando la situazione con il mio datore di lavoro (William Dalla Francesca di Wela Srl, ndr). Il problema non è tanto economico, per quanto la cifra corrisponda a due terzi del mio stipendio. È più lo schiaffo morale».
Che cosa intende?
«Sono quasi 30 anni che faccio questo lavoro, da 18 anni qui in Veneto. Conosco la professione come le mie tasche eppure io e i miei colleghi non siamo più sereni. Prima di fare una medicazione, un intervento, un salvataggio ci pensiamo due volte. Perché per ogni cosa si può incappare in una sanzione. Io capisco la normativa ma la vita umana viene prima».
[...] La signora che ha soccorso come sta?
«Sì. Ho ricevuto la telefonata sia del direttore del campeggio che della figlia. Entrambi mi hanno ringraziato. La figlia, in particolare, visibilmente commossa, si è offerta di pagare la multa al posto mio ma sia io che i colleghi le abbiamo detto che non esiste. È una questione di principio»