"KARTOFFEL" BOLLENTE - LA GIORNALISTA TEDESCA FERDA ATAMAN, APPENA NOMINATA COMMISSARIO FEDERALE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE, VIENE ACCUSATA DI "RAZZISMO AL CONTRARIO"- ATAMAN HA INVENTATO IL PREMIO DELLA "GOLDENE KARTOFFEL", ASSEGNATO AI MEDIA TEDESCHI CHE SI SONO DISTINTI PER ARTICOLI O SERVIZI DAI TONI RAZZISTI: "CHI INSULTA I TEDESCHI DEFINENDOLI KARTOFFEL DIVIDE PIÙ CHE UNISCE E NON PUÒ DIVENTARE COMMISSARIO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE"
-Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
La «Goldene Kartoffel», la patata d'oro, è un premio negativo, da qualche anno assegnato in Germania ai media che si sono distinti per articoli o servizi dai toni apertamente o anche solo velatamente razzisti. Chi se ne rende responsabile, viene cioè bollato con l'antico stilema e luogo comune che da sempre accompagna i tedeschi: Kartoffel .
A inventarselo è stata Ferda Ataman, 43 anni, tedesca di madre turca, giornalista attivamente impegnata contro ogni discriminazione e protagonista di campagne di denuncia molto aggressive verso ogni atteggiamento in odore di razzismo. Ora però la Goldene Kartoffel si sta rivelando il tubero della discordia nazionale.
A innescare una polemica che taglia trasversalmente la classe politica, spacca la coalizione del semaforo e suscita riserve perfino nella comunità musulmana, è la decisione del governo di nominare Ataman commissario federale contro la discriminazione, affidandole un compito di monitoraggio, protezione delle minoranze e, non ultimo, riconciliazione. Oggi il Bundestag è chiamato ad approvarne la nomina, ma l'esito non è scontato e la ratifica viene considerata come uno stress test per l'esecutivo del cancelliere Scholz.
«Chi insulta i tedeschi definendoli Kartoffel divide più che unisce e non può diventare commissario contro la discriminazione», dice Linda Teuteberg, deputata liberale, decisa a votare contro la sua stessa maggioranza. Secondo lei, «Ataman rappresenta una politica identitaria divisiva, diffama chi la pensa diversamente e si mostra incapace di differenziare». L'accusa insomma è che Ataman sia razzista al rovescio e che il suo Kartoffel sia uguale e contrario all'insulto «Kanake», tipica espressione dispregiativa dei tedeschi razzisti contro gli immigrati.
«Un'attivista di sinistra che attraverso pure provocazioni cerca di seminare discordia tra i gruppi sociali», dice un deputato della Csu bavarese. Ma anche un giornale progressista come la Süddeutsche Zeitung considera Ataman una «scelta sbagliata», a causa del suo approccio aggressivo e militante al tema. E cita l'assegnazione della patata d'oro del 2020 a Spiegel TV, «colpevole» di un servizio sui clan criminali arabi, che secondo la giornalista avrebbe avuto toni razzisti. «Chi ha visto il reportage può solo scuotere la testa», chiosa il giornale.
Che un problema esista, ne ha contezza anche l'interessata, visto che appena la nomina è stata resa ufficiale, ha ben pensato di cancellare ben 12 mila post molto aggressivi dal suo account Twitter, dove ha 33 mila follower, nel tentativo di addolcire la propria immagine. «Come nomina la trovo problematica», dice Ahmad Omeirate, musulmano, studioso di Islam e antisemitismo, secondo il quale Ataman indulge in stereotipi e linguaggi che «sono propri dei gruppi estremisti, a cominciare dai Fratelli musulmani» e si fondano sulla falsa convinzione che «la società occidentale sia per sé ostile all'Islam».
Qualcuno la difende, come il sociologo Albert Scherr, dell'Università di Friburgo, che ha lavorato con lei e definisce Ataman «intelligente, competente e non divisiva». Ma la patata, più che d'oro, è ormai bollente.