"LA MIA COLPA È DI NON ESSERE MORTO" – LA STORIA DEL MARESCIALLO DEI CARABINIERI RICCARDO SACCOTELLI, UNO DEI 19 SOPRAVVISSUTI DELL’ATTENTATO DI NASSIRIYA - IL MINISTERO DELLA DIFESA GLI HA FATTO CAUSA PER 24 MILA EURO E HA IPOTECATO LA CASA – IL MILITARE, CHE HA RIPORTATO DANNI PERMANENTI ALL'UDITO, PORTO’ IN TRIBUNALE IL GENERALE BRUNO STANO, CHE COMANDAVA IL CONTINGENTE ITALIANO IN IRAQ PER AVER IGNORATO GLI ALERT DEI SERVIZI SEGRETI - IL TRIBUNALE GLI HA RICONOSCIUTO UN DIRITTO AL RISARCIMENTO MA...


Estratto dell’articolo Francesco Grignetti per “La Stampa”

 

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Il maresciallo dei carabinieri Riccardo Saccotelli aveva 28 anni il giorno in cui rimase ferito nell'attentato di Nassiriya. Si salvò per miracolo ma fu gravemente menomato all'udito dall'onda d'urto. È uno dei 19 sopravvissuti della base Maestrale. Uno di quelli che la politica ieri esaltava. […]

 

Eppure la Difesa sta schiacciando questo piccolo maresciallo che ha osato l'inosabile. Il maresciallo Saccotelli, infatti, non si è accontentato della verità ufficiale. Ha portato il generale Bruno Stano, che quel giorno in Iraq comandava il contingente italiano, in tribunale. Venti anni di cause.

 

Il tribunale di Roma gli ha riconosciuto un diritto al risarcimento. E però ora la Difesa sta facendo causa a lui: gli hanno revocato la cosiddetta «pensione privilegiata», rivogliono indietro i 24 mila euro che gli avevano concesso nel 2013 come «equo indennizzo» per le lesioni riportate, gli hanno addirittura ipotecato la casa.

riccardo saccotelli

 

Perché questo trattamento, Saccotelli?

«È un chiaro messaggio non verbale. Un trattamento persecutorio».

 

La Difesa le chiede davvero i soldi indietro?

«Sostengono che non ne avevo diritto. L'equo indennizzo è stato pagato ai famigliari dei commilitoni deceduti, non a noi sopravvissuti. Io ho fatto ricorso e c'è una causa in corso al tribunale di Gorizia. Intanto, tramite l'Agenzia delle Entrate, mi hanno ipotecato la casa senza aspettare che la causa si concluda. Per notificarmi un banale atto amministrativo come questo, l'Arma mi ha inserito nella banca-dati dei ricercati come fossi un delinquente».

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Lei che ha fatto per meritarsi questo atteggiamento?

«Diciamo che ho rotto le scatole. Non mi sono accontentato della verità ufficiale sull'attentato. Loro sapevano che cosa si stava preparando e non hanno fatto niente».

 

Fa riferimento agli allarmi dei servizi segreti che nel 2003 furono sottovalutati?

«Esatto».

 

E quindi?

«Quindi ho fatto causa al generale Bruno Stano, che comandava il contingente. E di colpo le gerarchie militari si sono chiuse a riccio. Pensi solo che il generale, per evitare gli effetti della mia causa, è stato richiamato in servizio dall'ausiliaria, e in questo modo è stato impossibile pignorargli la liquidazione. […]».

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Lei ha ricevuto un'onorificenza per Nassiriya?

«Sì, ma mi fa ridere, per non dire altro, che sia stata una onorificenza civile e non militare. La motivazione ufficiale è che ci trovavamo lì in missione di pace e non di guerra.

Però, tu guarda il caso, al mio comandante, il generale Gino Micale, hanno dato una medaglia all'Ordine militare d'Italia. […]» .

 

Le hanno revocato anche la "pensione privilegiata". Di che cosa vive, maresciallo? «Di un assegno che si sono inventati con circolare interna, chiamato "assegno di attività", pari all'ultimo stipendio ricevuto vent'anni fa. Se avessi la pensione privilegiata incasserei almeno 1000 euro in più e altri benefici. La mia colpa è di non essere morto».

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