"MIA MADRE MI VOLEVA LAUREATO. NON FU ENTUSIASTA CHE FACESSI IL PRETE" - PAPA FRANCESCO RACCONTA, IN UN VOLUME DEDICATO A DON ENRICO POZZOLI, IL MISSIONARIO SALESIANO CHE LO BATTEZZO', GLI ANNI IN CUI SENTI' LA VOCAZIONE - BERGOGLIO, AVENDO SAPUTO CHE ERA IN CORSO LA SCRITTURA DI UN VOLUME SU DON POZZOLI, HA VOLUTO OFFRIRE ALL'AUTORE LA SUA TESTIMONIANZA INEDITA - "A LUI RICORREVANO TUTTI COLORO CHE AVEVANO UN PROBLEMA PARTICOLARE"...
-Da la Stampa
Don Enrico Pozzoli, partito dalla Lombardia per l'Argentina all'inizio del '900, è il missionario salesiano che nel 1936 battezzò il futuro papa Francesco, diventando poi suo confessore e maestro spirituale. Nato a Senna Lodigiana nel 1880 e morto a Buenos Aires 81enne, per 58 anni fu punto di riferimento per migliaia di migranti italiani in cerca di un futuro migliore: tra questi anche la famiglia Bergoglio, che trovò in lui un valido sostegno umano e cristiano, oltre che un amico.
Avendo saputo che era in corso la scrittura di un volume su don Pozzoli, il Pontefice ha convocato l'autore, Ferruccio Pallavera, offrendogli la propria testimonianza inedita. Ora ecco nelle librerie Ho fatto cristiano il Papa (in uscita in questi giorni per la Libreria Editrice Vaticana, pp. 222, 12 euro), che sarà presentato ad Asti il 10 novembre, il 12 a Roma con il cardinale Tagle e il ministro Guerini, il 14 a Senna Lodigiana e il 17 a Lodi. Pubblichiamo le parole del Papa sul suo educatore.
PAPA FRANCESCO
Testo di Papa Francesco – Estratto dal libro Ho fatto cristiano il Papa
A lui ricorrevano tutti coloro che vivevano un problema particolare, nella certezza che avrebbe fatto di tutto per fornire un aiuto. Ci si rivolgeva a padre Pozzoli anche quando si aveva bisogno di un consiglio. Padre Pozzoli aveva il senso della realtà. E quando capitava qualcosa di insolito, aveva un particolare modo di esprimersi. Si portava la mano alla sommità della testa e se la grattava con le cinque dita, dicendo «canastos!». Questo era il suo unico gesto di impazienza.
Era un uomo dotato di grande buon senso, che metteva in luce nei tanti consigli che dispensava alla gente. Per questo era molto apprezzato da tutti. Trascorreva ore e ore in confessionale e nel corso degli anni era diventato il punto di riferimento per tutti i salesiani di Buenos Aires e delle comunità del circondario. Lo stesso faceva con numerosi sacerdoti diocesani. Si recava periodicamente a confessare anche le suore di Maria Ausiliatrice. Era veramente un grande confessore.
Sapevo che lui mi avrebbe compreso più di mia madre. Infatti si dimostrò subito entusiasta. Mia madre non ebbe la medesima reazione. Mi rispose che avrei dovuto riflettere a lungo prima di assumere quella decisione, che sarebbe stato meglio per me ultimare l'università e laurearmi. Era l'agosto 1957. Iniziai a sentire delle fitte al polmone destro. Il dolore non cessava. La mia salute crollò, mi portarono urgentemente in ospedale, ero debolissimo, al punto che non mi reggevo in piedi, mi caricarono su una barella».
Padre Pozzoli condivise questa mia decisione e non mi propose di entrare nei salesiani anziché nella Compagnia di Gesù. Lui rispettò sempre la mia scelta, non era il tipo di sacerdote che faceva proseliti. Si informò e mi disse che i gesuiti mi avrebbero accolto nel loro seminario nel mese di marzo. Eravamo a novembre. Aggiunse che non era conveniente che io rimanessi a casa per quei quattro mesi. Avevo anche la necessità di riprendermi fisicamente, perché l'operazione che avevo subito era stata molto pesante. Allora si rivolse al suo diretto superiore, l'ispettore salesiano di Buenos Aires, al quale espose la mia situazione.