"MIO FIGLIO VOLEVA USCIRE DALLA DROGA MA NON CE LA FACEVA" - PARLA LA MADRE DEL 14ENNE CHE, A MONZA, HA AMMAZZATO IL PUSHER CON VENTI COLTELLATE - UN AMICO DEL RAGAZZO RACCONTA: "LO ODIAVA PERCHE' ERA STATO LUI A TRASCINARLO NELLA TOSSICODIPENDENZA" - DOPO L'OMICIDIO, IL RAGAZZO E IL SUO COMPLICE SONO TORNATI A CASA A CONSUMARE LA DROGA CHE AVEVANO PRESO DAL CADAVERE DELLO SPACCIATORE E POI SONO USCITI...

-


FABIO POLETTI per la Stampa

 

Gli occhi rossi dopo la notte in caserma. L'italiano che scivola anche se è da 31 anni in Italia. Quando i giornalisti la avvicinano, si ferma con il cane al guinzaglio sotto la telecamera che ha incastrato suo figlio, 14 anni, tossico, venti coltellate allo spacciatore.

cristian sebastiano

Un incubo per qualunque madre, anche se le parole non rendono: «È un problema grosso, ma bisogna stargli vicino. Magari lo ha fatto sotto l'effetto della droga. Mio figlio era un ragazzo buono»

 

Signora, non ha mai avuto sospetti su suo figlio?

«A novembre dello scorso anno sono dovuta tornare al mio Paese perché mio padre stava morendo. Poi con il Covid, a febbraio, non sono più riuscita a ritornare. Quando finalmente sono arrivata a casa, la gente diceva che era finito in un brutto giro e che aveva iniziato a drogarsi».

 

Fumo, ma anche roba pesante, cocaina, a 14 anni...

«Io non l'ho mai visto tornare a casa drogato. So che si era incontrato qualche volta con questo tizio qua... Era lui che lo trascinava a continuare».

cristian sebastiano

 

Cristian Sebastiano, 42 anni, lo spacciatore che poi suo figlio ha ammazzato.

«Ah è morto. Non lo sapevo. Sapevo che era stato accoltellato».

 

Suo figlio si droga, a 14 anni frequenta uno spacciatore quarantenne, cosa avete fatto in casa?

«Faccio la badante, come mio marito... Abbiamo provato a parlargli non so quante volte. Più di una volta suo padre lo ha messo in castigo. Non lo lasciava uscire di casa. Una volta per la rabbia di questa situazione gli ha anche tirato un mazzo di chiavi addosso. Ci siamo rivolti anche al Sert, al Servizio per le Tossicodipendenze.

 

È stato lui stesso a volerlo. Mio figlio voleva uscire dalla droga. Voleva essere aiutato. Da solo non ce la faceva. Diceva che quel suo amico grande non lo lasciava stare, lo continuava ad invitare a vedersi».

 

Vi sono mai mancati soldi in casa?

«Non ce ne siamo mai accorti. Adesso dicono che mio figlio andava a rubare. Ma io non l'ho mai sentito».

 

Poi domenica prende un coltello e un amico e fa quello che fa.

cristian sebastiano 1

«Domenica ha dormito fino alle 10 e 30. Non voleva svegliarsi. A un certo punto gli ho detto di portare fuori il cane. Poi è tornato verso mezzogiorno con quel suo amico. Non lo conoscevo bene. Solo ultimamente ho visto che mio figlio lo stava frequentando. Hanno mangiato in casa con me, gli ho preparato io il pranzo e poi sono usciti prima dell'una».

 

Poco prima di compiere l'omicidio.

«Quando nel pomeriggio si sparge la voce dell'accoltellamento ho chiamato mio figlio al telefonino. "Hai sentito?", gli ho detto. "Sì, l'ho sentito". "E tu dov' eri?". "A casa del mio amico"».

 

E poi?

«E poi l'ho rivisto solo alle 5 del pomeriggio quando i carabinieri lo stavano portando via. Io non ero a casa, ma con mio marito siamo andati subito in caserma dove abbiamo passato tutta la notte».

 

A 14 ANNI UCCIDONO A COLTELLATE IL PUSHER

MONICA SERRA per la Stampa

 

omicidio cristian sebastiano

Non ha versato una lacrima, non ha chiesto perdono. La "freddezza" con cui ha retto a 12 ore di interrogatorio ha fatto impressione anche agli inquirenti. Solo alle 5 del mattino il 14enne, lo chiameremo Luca, è crollato. Ha ammesso: «L'ho ucciso, ma volevo solo rubargli la coca». Per ore, nella notte anche Giulio (nome di fantasia), l'amico 15enne, ha resistito senza fare una piega. Alla fine ha spiegato: «Luca lo odiava, perché era stato lui a trascinarlo nella tossicodipendenza».

 

Tutti e due ora sono accusati di aver ucciso con almeno venti coltellate il 42enne Cristian Sebastiano e di averlo rapinato dei 5 grammi di cocaina che aveva in tasca, per "farsi" un'ultima volta prima di finire nel cpa di Torino.

 

Un omicidio premeditato nel vortice della droga che aveva risucchiato vittima e adolescenti. Con un movente, però, che ancora non convince del tutto gli investigatori. Domenica Luca e Giulio hanno pranzato insieme. Poi sono usciti. Nella tasca di Luca un coltellaccio da cucina preso, sembrerebbe, a casa di Giulio. Hanno raggiunto Sebastiano sotto i portici di via Fiume, nel quartiere San Rocco di Monza, tra i palazzoni Aler già noti alle cronache per storie di ragazzi difficili. Lo hanno avvicinato davanti al parchetto dove Sebastiano, secondo i carabinieri, era solito spacciare. Un'esistenza difficile la sua, travolta dall'eroina già all'età di 14 anni.

 

omicidio cristian sebastiano

«Ma non faceva male a nessuno. Avrebbe potuto morire di overdose, investito da un'auto. Ma non così, non lo posso accettare», ripete il padre Michele, con gli occhi lucidi dal dolore. «Io quel 14enne lì lo conoscevo, era venuto a pranzo a casa mia, mai me lo sarei aspettato». Sebastiano stava tornando a casa quando i due lo hanno chiamato. Il padre dal balcone lo ha visto andare indietro. È partita una discussione, Luca ha tirato fuori il coltello e il 42enne ha provato a scappare. Alcuni testimoni hanno visto i due ragazzi trascinarlo di nuovo sotto i portici. Ha urlato qualcosa: il nome di Luca. E lui ha iniziato a colpirlo, mentre l'amico lo tratteneva. Uno, due, tre, almeno venti colpi. Uno alla gola. Poi, senza fretta, i due ragazzi sono tornati a casa. Hanno consumato la droga appena rapinata. Forse sono anche usciti di nuovo.

 

Quando i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Monza, diretti dai comandanti Luca Romano e Alessandro Monti, dopo un'indagine lampo di 4 ore sono arrivati a loro, erano a casa. Nell'appartamento di Luca hanno trovato il coltello in un armadio. Già in lavatrice i vestiti usati per uccidere. Ma anche tanta droga del fratello più grande: 450 grammi di hashish, 200 di marijuana e qualche residuo di cocaina. Pure lui è finito in carcere.

 

carabinieri

In casa di Giulio, in un cassetto, la confezione del coltello. Genitori separati, viveva col padre e un fratello più grande: «È sempre stato un ragazzo vivace, provavo a stargli addosso. Magari si faceva qualche spinello ma non mi spiego una cosa del genere», racconta, travolto dai fatti più grandi anche di lui. Al di là delle indagini, che ora vogliono escludere la complicità o la regia di qualcun altro, sottolinea il procuratore del tribunale per i minorenni, Ciro Cascone: «Quel che è più assurdo è che si parla di due ragazzi di 14 e 15 anni già vittime e prigionieri della droga».