"NON CREDO AL SUO PENTIMENTO" - LA PEGGIORE CONDANNA PER BENNO NEUMAIR, REO CONFESSO DELL'OMICIDIO DEI GENITORI, ARRIVA DALLA SORELLA MADÈ: "SAPEVO DALL'INIZIO CHE ERA STATO LUI. LO VEDEVO IN TELEVISIONE, SCRUTAVA CON ARROGANZA IN BASSO VERSO GIORNALISTI E CARABINIERI, SI DICEVA NAUSEATO DI TUTTE QUELLE STRANE DOMANDE. SENTIVO NELLE VARIE INTERVISTE LA SUA VOCE GELIDA FABBRICARE PALESI MENZOGNE…"
-Giusi Fasano per il "Corriere della Sera"
Parole come lame di un coltello. Madè ha letto la confessione di suo fratello Benno ed è stato come vedere la scena, un fotogramma dopo l'altro. «La solita lite per i soldi, litigavamo su tutto. Mi sono trovato per le mani una corda e l'ho strangolato» ha detto Benno ai magistrati ammettendo di aver ucciso suo padre il pomeriggio del 4 gennaio.
«Mia madre è arrivata che era appena successo, non le ho nemmeno dato il tempo di togliersi il cappotto e quando è entrata ho strangolato anche lei».
Madè ha immaginato, si è arrabbiata quando ha letto bugie. Ha intercettato parole non scritte perché lei sa, lei conosce, lei ha condiviso anni di infelicità di sua madre e suo padre per quel figlio sempre in bilico fra ciò che era e ciò che fingeva di essere.
Indietro non si può tornare ma che almeno adesso non sia lui a condurre il gioco: questo ha pensato Madè sedendosi davanti al computer per scrivere una lettera al mondo e dire la sua, finalmente. Che non provi anche stavolta a manipolare tutti, si è detta: la violenza l'ha scelta e mentre la sceglieva sapeva quel che stava facendo.
Dalle dita che battevano sulla tastiera è nato un messaggio potente contro suo fratello, dettato dalle emozioni e dal ricordo di Peter a Laura, i suoi genitori. «L' indicibile fatto che Benno abbia ucciso a sangue freddo la mia Mamma e il mio Papà, per me è stato violentemente e dolorosamente evidente fin dal primo pomeriggio del 5 gennaio», scrive questa ragazza classe 1994, nata e cresciuta a Bolzano e oggi dottoressa in Germania.
Ripensa alle prime settimane dopo la scomparsa dei suoi, alle ricerche dei loro corpi nell'Adige (il padre non è mai stato trovato), a Benno che era ancora libero, e dice che «stento a credere come io sia riuscita a mantenere la calma e la concentrazione nel trambusto e nel dolore più annientante, vivendo nella paura che la verità non venisse mai alla luce.
Ho sentito i miei genitori vicinissimi ogni giorno, mi hanno dato la forza di rialzarmi ogni mattina. Vedevo in televisione un Benno dalla balaustra della terrazza dei miei genitori, scrutava con arroganza in basso verso giornalisti e carabinieri, si diceva nauseato di tutte quelle strane domande. Sentivo nelle varie interviste la sua voce gelida fabbricare teorie depistanti e palesi menzogne».
Gli avvocati di Benno parlano di «pentimento» e dicono che lui ha negato e rimosso finché non è stato trovato il cadavere di sua madre. Madè ribatte: «Non credo al pentimento e ci vuole ben poco a capire che la sua confessione era dovuta, dopo il quadro indiziario raccolto contro di lui». Dice di più: «Negazione e rimozione mi paiono ben poco compatibili con la sua intensa attività per depistare e inquinare in maniera calcolata e lucida le prove a suo carico».
La rabbia di Madè è arrivata fino a lui, in carcere. Flavio Moccia, uno dei suoi legali, è andato a trovarlo e gli ha raccontato della lettera «risparmiandogli i passaggi più duri», dice. E ai giornalisti che gli hanno chiesto cosa avesse detto lui, ha risposto che «Benno comprende la reazione violenta di Madè». Ha detto proprio così: «Reazione violenta di Madè». «Da non credere», commenta lei. «L' unica persona violenta in questa storia è lui». Nelle ultime parole della sua lettera c' è uno sguardo al futuro, alla «luce che riesco a vedere nonostante tutto nella mia vita», alla «"vita che vuole la vita", come diceva sempre mia mamma».