"NON SARÀ IL METAVERSO A MIGLIORARE FACEBOOK" - FRANCES HAUGEN, LA 37ENNE EX MANAGER DI FACEBOOK CHE HA SPUTTANATO ZUCKERBERG AL "WALL STREET JOURNAL", È STATA ACCOLTA DA STAR AL "WEB SUMMIT" DI LISBONA: "A UN TRATTO HO CAPITO COME STAVANO LE COSE E CHE NON AVREI POTUTO CONTINUARE. È INACCETTABILE CHE ZUCKERBERG CONTINUI A FARE GLI STESSI ERRORI…"
-Estratto dell'articolo di Jaime D'Alessandro per "la Repubblica"
La prima apparizione in pubblico di Frances Haugen, l'ex manager di Facebook che ha passato al Wall Street Journal (Wsj) decine di migliaia di documenti interni del social network, è stata accolta con un applauso scrosciante.
Ma era facile prevedere che al Web Summit, la fiera europea più importante dedicata alle startup, avrebbe trovato un pubblico in sintonia con le sue idee. Le persone stipate nell'Altice Arena di Lisbona durante la cerimonia di apertura erano lì per lei. E l'hanno salutata come una star del Web, una Davide contemporanea che ha sfidato Golia.
«Tanta notorietà è ovviamente difficile da gestire, ma sono contenta di essere arrivata a questo punto», racconta lei stessa. «C'è sempre una soglia in ognuno di noi oltre la quale non si può andare. Ad un tratto ho capito come stavano le cose e ho anche capito che non avrei potuto continuare».
Trentasette anni, originaria di Iowa City, laurea in Ingegneria elettronica e master ad Harvard, Haugen non ha mostrato esitazioni mentre snocciolava la sua verità sullo stato allarmante del più grosso social network al mondo.
Dal 2018 a maggio del 2021 ha lavorato per Mark Zuckerberg nel gruppo che si occupava di indagare il fenomeno della disinformazione, il "civic misinformation team". Le mail e i documenti da lei raccolti dal 13 settembre sono prima diventati un'inchiesta del Wsj chiamata Facebook Files, poi ribattezzata Facebook Papers quando l'ex manager ha allargato la platea di testate con la quale ha dialogato. Infine quelle carte sono arrivate sul tavolo del Congresso Usa.
«Una delle cose più importanti dei documenti che ho reso pubblici è l'aver dimostrato che il sistema dell'engagement basato sugli algoritmi per mantenere l'attenzione degli urenti è capace di fare danni molto seri. La cosa preoccupante è che le persone che dentro Facebook si erano accorte come me che la situazione era fuori controllo ma non riuscivano a cambiare nulla perché riportavano agli stessi top manager che erano responsabili degli algoritmi. E non penso che cambiare nome in Meta aiuterà. Anzi, puntare al metaverso lo trovo allarmante visto come sono andate le cose».
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