"LE PERSONE CON TENDENZE OMOSESSUALI DEVONO ESSERE ACCOLTE, NON EMARGINATE. I VESCOVI DEVONO FARE UN PROCESSO DI CONVERSIONE" - PAPA FRANCESCO STRIGLIA I VESCOVI CONSERVATORI: "L'OMOSESSUALITÀ NON È UN CRIMINE, MA UNA CONDIZIONE UMANA" - LA FRECCIATA AGLI ALTI PRELATI CHE LO CONTESTANO: "LE CRITICHE SONO COME UN'ORTICARIA, UN PO' FASTIDIOSE. L'UNICA COSA CHE CHIEDO È CHE ME LE DICANO IN FACCIA…"
-Estratto dell’articolo di Domenico Agasso per “la Stampa”
Il Papa lo scandisce, forte e chiaro: l'omosessualità «non è un crimine». E […] invita i vescovi che discriminano le comunità Lgbtq a cambiare atteggiamento, a smettere di emarginarle e ad «accogliere i gay» […] Il Pontefice parla anche degli attacchi che gli sono arrivati da alcuni cardinali e vescovi dopo la morte di Benedetto XVI: le critiche aiutano a crescere, «non sono un imperatore; ma vorrei che me le facessero in faccia».
Il Vescovo di Roma afferma che essere gay […] è «condizione umana», e sottolinea i diritti delle comunità Lgbtq: «Siamo tutti figli di Dio e Dio ci vuole così come siamo e con la forza che ognuno di noi combatte per la propria dignità». […] Ma c'è anche un monito papale per un diverso approccio dei presuli che emarginano i gay: Francesco richiama il Catechismo della Chiesa cattolica, in cui si legge «che le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte, non emarginate, accompagnate se viene dato loro un posto». Secondo il Pontefice «questi vescovi devono fare un processo di conversione», e dovrebbero usare «la tenerezza, come Dio ha per ciascuno di noi».
Quanto alle offensive al pontificato – arrivate da vari alti prelati vicini a Ratzinger – «non le riferirei a Benedetto» ma «all'usura di un governo di dieci anni». Bergoglio è consapevole che all'inizio la sua elezione è stata accolta con «sorpresa» per un Vescovo di Roma sudamericano, poi è arrivato il disagio «quando hanno iniziato a vedere i miei difetti». Sulle critiche dice che sarebbe sempre meglio non riceverle, «per la pace della mente: sono come un'orticaria, un po'fastidiose, ma le preferisco, perché significa che c'è libertà di parola». L'unica «cosa che chiedo è che me le dicano in faccia, perché è così che cresciamo tutti». È peggio «se si tratta di un'azione subdola».
Con qualche suo oppositore ha dibattuto personalmente: «Alcuni di loro sono venuti qui e sì, ne ho discusso. Normalmente, come si parla tra persone mature. Non ho litigato con nessuno, ma ho espresso la mia opinione e loro l'hanno espressa». In caso contrario, «si crea una dittatura della distanza, in cui l'imperatore è lì e nessuno può dirgli nulla. No, lasciateli dire perché la compagnia aiuta a far andare bene le cose».
Francesco […] scherza, ribadendo che non pensa alla rinuncia: «Non mi è nemmeno venuto in mente di scrivere un testamento». Conferma che, se si dimettesse, sarebbe il «vescovo emerito di Roma» e andrebbe «a vivere nella Casa del Clero a Roma». E ritiene che il predecessore fosse ancora legato a una concezione del papato, e così «in questo non era del tutto libero, perché forse avrebbe voluto tornare nella sua Germania e continuare a studiare teologia da lì». […] il caso Marko Rupnik, il gesuita e artista accusato di abusi da nove religiose. Il Papa assicura di non avere avuto un ruolo nella gestione della vicenda: «Per me è stata una sorpresa. E una ferita».
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