"QUELLI CHE PRIMA SALVAVAMO ORA MUOIONO" - GLI OSPEDALI LOMBARDI VERSO IL COLLASSO - TURNI MASSACRANTI PER CURARE UN NUMERO CRESCENTE DI PAZIENTI: “NELLE ULTIME 48 ORE NE HO DORMITE TRE” - L'ALLARME A CREMONA: " DOVE SONO FINITI I MEDICI NEL LIMBO TRA LAUREA E SPECIALITÀ? SERVONO PROFESSIONISTI ANCHE CON MENO ESPERIENZA MA NON LI TROVIAMO”

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Chiara Baldi per “la Stampa”

 

«Persone che fino a tre settimane fa avremmo salvato ora muoiono. È una guerra». La cronaca spicciola è di uno specializzando dell' ospedale di Bergamo che chiede di rimanere anonimo. «Nelle ultime 48 ore ne ho dormite tre», dice, perché da 17 giorni è finito nell' emergenza da coronavirus in cui è sprofondata la Lombardia.

CORONAVIRUS - CARABINIERI IN OSPEDALE

 

«C' è anche l' ondata di colleghi contagiati», racconta, «e fa impressione ricoverare chi fino a un giorno prima era con te dall' altra parte della linea rossa». I medici non sono immuni al virus e fino a qualche giorno fa erano il 12 per cento del totale. Poi, si è perso il conto. Negli ospedali in prima linea - Lodi, Crema, Cremona, ma anche il Papa Giovanni XXIII di Bergamo - si attendono da giorni medici e infermieri in soccorso di chi da settimane lavora anche 15 ore di fila. In particolare, tra domani e mercoledì sono stati annunciati 250 infermieri. Ma oggi sono pochissimi.

 

ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus

Al nosocomio di Bergamo «i pochi arrivati sono insufficienti al bisogno». Idem all' ospedale di Cremona dove, a parte il medico della Ong, di rinforzi non se ne sono visti. «Abbiamo fatto un bando per medici e uno per infermieri ma non è andato un granché», commenta Rosario Canino, direttore sanitario dell' Asst di Cremona. Che si rivolge al Governo: «Dove sono finiti i medici nel limbo tra laurea e specialità? Servono professionisti anche con meno esperienza. Ma ci servono. Visitare un paziente Covid19 è impegnativo: devi mettere lo scafandro, entrare nella stanza, visitarlo, uscire e spogliarti e per eseguire tutta questa procedura abbiamo bisogno di tanta gente, perché è molto faticoso».

 

un malato di coronavirus trasportato in ospedale

A Milano, dove i contagi sono 171, in crescita, la situazione non è migliore. Spiega Antonio Pesenti, direttore dell' Unità operativa complessa Anestesia e Rianimazione adulti del Policlinico: «Abbiamo parlato molto della necessità di ampliare i posti letto nelle terapie intensive ed è chiaro che questo bisogno resta. Ma dobbiamo anche renderci conto che, per ogni posto letto in più in questo reparto, servono professionisti in grado di svolgere quel lavoro. Al momento non ne abbiamo». Pesenti sottolinea in particolare l' importanza degli infermieri: «Il dottore visita e prescrive la terapia ma poi è l' infermiere che sta accanto al letto del paziente».

 

MEDICI E CORONAVIRUS

Quello del personale sanitario è un problema che si aggiunge al già drammatico stato delle terapie intensive. «Abbiamo ricavato 457 posti letto», ha assicurato l' assessore al Welfare Giulio Gallera, snocciolando i numeri: 399 i pazienti Covid19 in terapia intensiva, 40 in più rispetto al giorno precedente.

 

Per questo, la Regione ha rimodulato la sua strategia, individuando 18 hub dedicati alla gestione dei grandi traumi, delle urgenze neurochirugiche, neurologiche e cardiovascolari lasciando altri 90 ospedali "a prevalenza Covid19". «L' obiettivo», ha detto, «è creare maggiore disponibilità negli altri ospedali per i pazienti con coronavirus». Gli hub ospiteranno pazienti con infarti, ictus e patologie non riconducibili al virus e dovranno, nel contempo, creare un «percorso separato per i pazienti Covid19».

 

MEDICI E CORONAVIRUS

Intanto ieri in Lombardia c'è stato il dato più alto di decessi in un giorno: 113, per un totale di 267 dal 21 febbraio. Gli ospedalizzati, senza la terapia intensiva, sono 2217. Sabato erano 1661. Ma per Gallera c' è un solo modo per sconfiggere il virus: «Ridurre drasticamente le attività sociali, rimanere a casa e avere una distanza adeguata dagli altri. Non ci sono vaccini e farmaci».