"QUESTA E' L'UCRAINA, ANDATE VIA" - OLTRE DUEMILA PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA A KHERSON, CADUTA IN MANO AI RUSSI, PER PROTESTARE CONTRO L’OCCUPAZIONE - IN CITTÀ TV E LA RADIO TRASMETTONO LA PROPAGANDA DI MOSCA - INTERNET NON FUNZIONA E IN STRADA CI SONO POSTI DI BLOCCO OVUNQUE – I CITTADINI CERCANO INFORMAZIONI SU TELEGRAM (QUANDO FUNZIONA LA CONNESSIONE), MA IL TIMORE È CHE SIANO CONTROLLATI DA…

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manifestanti a kherson contro occupazione russa 1

Marta Serafini per il “Corriere della Sera”

 

«Kherson è l'Ucraina, andate via». Non si ferma la resistenza, nemmeno a Est. E non smette di sperare e lottare nemmeno quando i soldati di Mosca sono ormai dentro casa. Duemila persone in piazza. Da un lato, le bandiere giallo azzurre. Dall'altro, i carri armati dei russi invasori. Si è svegliato così ieri mattina il porto chiave del Mar Nero alla foce del fiume Dnepr, caduto in mano ai soldati di Putin all'inizio di questa settimana e considerato strategico per arrivare a Odessa. 

 

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Dopo l'ingresso dei russi, per qualche giorno Kherson è scomparsa dai radar. Niente più messaggi, tutti chiusi in casa a guardare fuori nascosti dalle tende per cercare di capire cosa stesse succedendo. La televisione e la radio hanno iniziato a trasmettere in russo e a mostrare video secondo i quali nelle città ucraine tutto è tranquillo e i bambini vanno a scuola. Le reti WiFi hanno smesso di funzionare, a restare aperto è solo il traffico mobile di alcuni gestori, come Vodafone. 

 

Per le strade fanno la loro comparsa i posti di blocco. Controllo dei documenti, controllo delle auto. Gli edifici delle autorità territoriali e della polizia vengono occupati. È questo il modus operandi degli invasori. Cercare di tagliare fuori la città dal resto del mondo e soffocare la speranza. Poi, all'improvviso, ieri mattina lo squarcio. E per le strade è risuonato l'inno ucraino cantato da migliaia di cittadini. «I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero». 

 

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Non li hanno fermati nemmeno i colpi di avvertimento sparati dal nemico. E non li ferma la paura di essere messi nelle liste dei dissidenti che Mosca avrebbe stilato per cercare di fermare la resistenza. Qualcuno si rifiuta di identificarsi ai check point. «Non vedo perché dovrei, visto che questi militari non sono autorizzati a stare qui», dicono in tanti. 

 

La speranza, ora, è che le forze di Kiev riescano a riprendere la città. Così su Telegram, quando la connessione funziona, le notizie rimbalzano, si cerca di darsi coraggio a vicenda. I russi dicono di aver preso Radensk, a pochi chilometri da Kherson, ma la notizia non è confermata. 

 

«Ogni notte sentiamo circa sei o dieci esplosioni. Sembrano mortai. Non sappiamo chi sta bombardando chi», ha raccontato un residente della città alla Bbc. Nel pomeriggio torna la paura. «I russi stanno ammassando le armi nella città. Forse vogliono usarle per vendicarsi della manifestazione di oggi. Ci sono anche parecchi mezzi per le strade che hanno usato per portare qui i loro miliziani dalla Crimea», spiega al Corriere Yulia da Kherson. 

 

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«Speriamo che non facciano rappresaglie». Poi il flusso di messaggi nei gruppi su Telegram riprende. «Abbiamo paura che siano controllati, ma cosa altro possiamo fare? Non fingeremo certo che va bene così. E ci riprenderemo Kherson». Intanto, per questa mattina, è previsto un nuovo corteo.

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