"LE RAGAZZE TORNAVANO SPESSO A CASA CON SEGNI SUL CORPO, DOVUTI AGLI ESERCIZI E ALL'USO DELLE CLAVETTE" - LE DENUNCE DI ALCUNE GIOVANI ATLETE DI GINNASTICA RITMICA E I LORO GENITORI, SPESSO ARCHIVIATE O FINITE CON PENE RIDOTTE PER LE ALLENATRICI: "UNA BIMBA DI 10 ANNI E 26 CHILI DI PESO È STATA PORTATA DA SOLA IN UNA PALESTRINA E LÌ PRESA A CALCI, SOLLEVATA DA TERRA PER I CAPELLI, MINACCIATA E INSULTATA" - " A BAMBINE NORMOPESO E/O SOTTOPESO VENIVA ORDINATO DI PERDERE CHILI ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA..."
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Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”
Primo pomeriggio dell'8 febbraio 2019: al Comitato Regionale Lombardo della Federginnastica, in via Ovada a Milano, si celebra il procedimento sportivo contro un'allenatrice della ritmica (ex atleta di alto livello) accusata da due giovanissime allieve (che avevano testimoniato di persona in un'udienza precedente) di «ingiurie, comportamenti umilianti e percosse con le clavette» nei confronti di una di loro.
È il turno delle testimoni della difesa, mamme di due bambine «non presenti all'allenamento in cui si sono verificati gli episodi e nemmeno nei giorni precedenti». Le due spiegano che alle figlie «le compagne non hanno riferito nulla di particolare riguardo a quei momenti» e spiegano come le piccole «tornino spesso a casa con segni sul corpo, dovuti agli esercizi e all'uso delle clavette». Le clavette che, secondo la denuncia, sarebbero state usate a scopo punitivo sul braccio di una delle atlete, lasciando appunto il segno.
Testimonianze indirette contro quelle dirette delle denuncianti ma sufficienti al procuratore per ridurre la richiesta di squalifica per la coach da 18 a 6 mesi («I fatti sono provati ma non è accertato che si tratti di comportamenti ripetuti») e al Tribunale (dopo soli 40' di camera di consiglio) per dimezzare la sanzione: tre mesi. Quella di Milano è quasi una sentenza-tipo nella giustizia della ginnastica: pene mitissime (massimo 90 giorni) per comportamenti dal punto di vista verbale e fisico come quelli che stanno sconvolgendo l'opinione pubblica italiana.
Alcune delle 41 denunce non anonime che sta raccogliendo l'Associazione ChangeTheGame (in parte depositate alla Procura della Repubblica di Brescia) sono accompagnate da copia della segnalazione alla procura federale, di mesi o anni prima: la procura apre una media di 17 fascicoli l'anno, nella maggior parte ricorsi sui risultati delle gare e liti sui tesseramenti.
Sui casi di violenza, oltre a infliggere pene ridotte, a volte archivia senza motivazioni episodi sulla carta gravi, come quello di un'altra mamma lombarda che ha segnalato le vicissitudini di una «bimba di 10 anni e 26 chili di peso, portata da sola in una palestrina e lì presa a calci, sollevata da terra per i capelli, minacciata e insultata» in un ambiente in cui «a bambine normopeso e/o sottopeso veniva ordinato di perdere chili entro la fine della settimana, pena l'esclusione dalle gare in programma». Sulla vicenda, già chiusa, i familiari hanno chiesto nuovi accertamenti.
Ma a preoccupare ChangeTheGame e chi opera a tutela delle atlete è l'istituto del «patteggiamento senza incolpazione», previsto dall'articolo 85 del Codice di Giustizia Sportiva con cui il procuratore (con il via libera del presidente federale) concorda con l'incolpata una pena super ridotta (massimo un mese di squalifica) evitandole il contradditorio con chi l'accusa, la raccolta di testimonianze e qualunque menzione pubblica della sanzione, compresa l'informativa al denunciante.
Sarà la stessa allenatrice ad «autosospendersi» dalla palestra in cui lavora. Al Corriere risulta che il provvedimento sia stato applicato in casi di presunte violenze fisiche che avrebbero meritato un approfondimento: il Codice lo consente, anche quando sono coinvolti minori, purché non si verifichino «gravi lesioni alla persona o frodi sportive». Nelle palestre della ginnastica schiaffeggiare una ragazzina, colpirla con una clavetta o darle dell'ippopotamo ha garantito fino ad oggi il diritto all'oblio o sanzioni risibili.