A "SAMBA" PER PRENDERE LA BAMBA – LE INTERCETTAZIONI SHOCK SULLA BANDA DELLA LUPA, CHE CONTROLLA LO SPACCIO NEL QUARTIERE ROMANO DI SAN BASILIO: "ALLA FINE PRENDO 8/9 MILA EURO AL MESE. E CHE CI FAI? LORO NE PIGLIANO 16/18 MILA" - TURNI DI LAVORO BEN DEFINITI, STIPENDI FISSI E ANCHE LE FERIE A NATALE: PER GLI INVESTIGATORI I PROVENTI FINIVANO IN PARTE NELLE MANI DELLA NDRANGHETA - LA GIP ROSALBA LISO: "UNA MACCHINA DA GUERRA PER RIEMPIRE ROMA DI COCAINA’"
-IL DOPPIO”.
Romina Marceca per www.repubblica.it
“Levate”, era il grido delle sentinelle. Gli spacciatori sparivano tra i casermoni di San Basilio e le strade si svuotavano pochi secondi prima dell’arrivo degli investigatori. Per questa loro funzione salvifica, le vedette erano soprannominate i “leva leva” dai capi della banda della Lupa, Valerio Valtieri e Stefano Virgilio.
Uno è fratello di un altro capo, Emanuele, della vicina piazza di spaccio “Gli orti” (finito in carcere anche lui), l’altro è un ex installatore di condizionatori. Erano tenuti in grande considerazione nel quartiere. “Quello è di Valerio”, diceva uno dei clienti per indicare l’appartenenza di un pusher al capo dello spaccio. Nella piazza di smercio vicina, invece, Valtieri era indicato come un capo clemente: “Quello fa così, il 24 e il 25 dicembre non si lavora”.
Di certo, per gli investigatori, i proventi della piazza della Lupa, con decine di pusher tra le vie Luigi Gigliotti, Carlo Tranfo, Girolamo Mechelli, finivano in parte nelle mani della Ndrangheta e per precisione, almeno fino a un anno fa, in quelle dei Marando.
Alfredo Marando è stato anche il presidente dell’associazione calcio San Basilio dove approdano le piccole promesse del quartiere. Nel 2020 è stato arrestato, deve scontare 16 anni di carcere. Nel blitz dei carabinieri di Montesacro agli arresti sono finiti in sedici. Le indagini coordinate dalla Dda della procura di Roma sono partite nel 2018.
La gerarchia
C’erano ruoli ben definiti all’interno della squadra che inondava le strade di San Basilio di cocaina, marijuana e hashish. C’erano i due capi Valtieri e Virgilio che, secondo le accuse, si occupavano di reclutare i pusher e gli uomini fidati che, in una scala gerarchica ben strutturata, stavano proprio sotto di loro. Erano i referenti che coordinavano le vedette con orari fissi per ogni giorno e consegnavano gli stipendi.
Tre i turni: dalle 7 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 4. Ogni vedetta prendeva 150 euro al giorno. Sulle strade scendevano, poi, i pusher. Guardinghi e ben tutelati, coccolati dai pranzi e dalle cene fatte arrivare dai ristoranti a cui l’organizzazione si rivolgeva.
Per ordinare le dosi, invece, per prudenza, si utilizzavano spesso i messaggi su Whatsapp. “Dalle 14 alle 20 una piotta e mezza, che cazzo vuoi di più?”, diceva uno dei referenti a un pusher che si lamentava. Questo era lo stipendio per loro e se qualcuno si presentava in ritardo, come è successo a una spacciatrice, lo stipendio veniva ridimensionato dai referenti: “Una mezza piotta”.
La piazza della domenica
La domenica quel quadrato che si affaccia sugli orti di San Basilio e è circondato da alberi diventava la terra di Giordano Cerroni, uomo di Valtieri. Per i Cerroni la droga è un affare di famiglia, nell’ordinanza del gip Rosalba Liso ci sono finiti anche il padre e il fratello di Giordano.
“La domenica va così – spiegava Giordano Cerroni a un cliente insoddisfatto – un cinquino (cinque grammi di cocaina, ndr) amico mio se vuoi, la domenica è tre piotte”. Giordano aveva il via libera dai capi di gestire lo spaccio con uomini che lui sceglieva e il guadagno per quel pusher impennava nei giorni feriali.
“Ma sono 10 anni che vengo qua”, protestava l’acquirente. E Giordano: “Amico mio la domenica è cosi, tre piotte. Vieni domani e lo prendi a 250”. Il cliente non demordeva: “A me sempre a 2 piotte e 40, sempre così me lo avete messo. So dieci anni”. Cerroni tentava di andargli incontro: “Mò lo chiedo a Valerio”.
Ma il cinquino di Cerroni, o “mano” come veniva indicata la dose di cinque grammi di cocaina”, in realtà era di 3,5 grammi. “Il pezzo più piccolo del mondo”, lo rimproverava Virgilio. Ma Giordano non scendeva di prezzo: “Io li faccio a 0,35 i miei, gliel’ho detto sono più piccoli”. “Ma non puoi fà così, però”, lo redarguiva Stefano Virgilio.
Il business
Di certo gli affari non andavano male, anzi. La piazza della Lupa, chiamata così per il murales che rappresenta lo stemma della Roma calcio, era sempre affollata di clienti: disperati, casalinghe, giovanissimi. In più di un’occasione le dosi sono state cedute a minorenni. Almeno questo hanno documentato le telecamere piazzate dai carabinieri del nucleo operativo di Montesacro.
In media, ogni giorno, i guadagni erano intorno ai 4mila euro. Spiega così gli introiti Giordano Cerroni, con una vena polemica: “Qui tutti dobbiamo guadagnare. Io li prendo perché c’ho le domeniche. Alla fine prendo 8/9 mila euro al mese. E che ci fai!!!”. Aggiungeva, rivolgendosi ai guadagni di Valtieri e Virgilio: “Loro ne pigliano 16/18 mila, il doppio”.
Le telecamere spente
Per i carabinieri non è stato facile incastrare pusher, vedette e capi. La rete di controlli della piazza di spaccio era molto serrata. E anche Valerio Valtieri era attento e vigile per evitare che sui suoi uomini si abbattessero i controlli degli “sbirri”.
Tanto che, a indagine inoltrata, Valtieri riuscì a scovare due telecamere dei carabinieri che inquadravano la piazza. L’ultima immagine ripresa dal sistema è quella della mano di Valtieri che indicava a due suoi sodali le telecamere. Poi, il buio. Il sistema di videosorveglianza venne smontato e distrutto.
Via Carlo Tranfo 21
Il market della droga in piazza era aperto tutti i giorni ma nel pomeriggio per trovare la droga, c’era anche un gruppo che spacciava all’interno di un palazzo. Nel condominio sgarrupato al numero 21 di via Tranfo, di fronte a un muro con su scritto “San Basilio regna nel mondo” e al cimitero della auto rubate, c’era un viavai continuo.
Anche lì i carabinieri sono riusciti a piazzare i loro occhi elettronici e, intanto, registravano anche le telefonate tra pusher e clienti. “Tu fai finta di chiamare l’ascensore, poi apri e guardi dietro al pulsante”, spiegava a un cliente uno dei pusher della Lupa.
Se le dosi, invece, erano destinate agli spacciatori per lo smercio, venivano nascoste in uno spazio che c’è tra l’ascensore e il vano che lo accoglie. Un nascondiglio perfetto ma che gli investigatori hanno scoperto ascoltando le conversazioni. In alcuni casi gli acquirenti arrivavano anche a casa di uno dei tre spacciatori del condominio, che abitava in uno dei pianerottoli di via Tranfo 21.
“Una macchina da guerra”
Così definisce quella rete di spacciatori la giudice per le indagini preliminari Rosalba Liso. "Non si tratta di una realtà provvisoria ma di una macchina da guerra che produce reddito e che fino a che non si interviene per fermarne il funzionamento continuerà a trovare accoliti e nuovi adesioni". È riportato nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei 16 della rete di spaccio nel cuore del quartiere San Basilio di Roma.
"L'attività di indagine - scrive la gip - ha provato l'esistenza di una realtà stabilmente strutturata impegnata nel settore dello spaccio di cocaina. Tale realtà impone l'adozione di provvedimenti cautelari che interrompano l'attività criminosa essendo altamente probabile che i componenti del sodalizio abbiano continuato e continuino tutt’ora a svolgere la stessa attività criminosa.
L'avere preso parte ad un gruppo organizzato anche se solo con il ruolo di pusher o vedetta, l'aver condiviso le strategie e le disposizioni dall'alto, le sorti comuni in capo ai capi e agli organizzatori, costituisce indice di adesione ad un sistema di vita che non può essere considerato provvisorio e per il quale non è necessario provare fattualmente la prosecuzione".
“Li avete fatti entrare”
E’ il 2018 quando un programma televisivo mostra le immagini di San Basilio, dello spaccio in strada, delle vedette sui tetti dei palazzi, della cessione di dosi. Un terremoto nell’organizzazione. Stefano Virgilio vede le immagini in televisione, le commenta davanti a un complice. E’ infuriato.
“Ma guarda là, ma dove li avete fatti entrare?”, rimprovera una vedetta che con lui guarda la tv. “Non vi siete accorti di un cazzo”, continua. E, poi, conclude sconsolato quando nelle immagini del servizio scorge una figura a lui conoscente. “Guarda, io sto là”, dice e spegne il televisore.