"SONO ANNI CHE NELLA BASE DI YAVORIV, 50 KM A OVEST DI LEOPOLI, NATO E UCRAINI COLLABORANO E TENGONO ESERCITAZIONI CONGIUNTE" - PHILIP M. BREEDLOVE, COMANDANTE DELLE FORZE NATO IN EUROPA DURANTE IL CONFLITTO NEL DONBASS, AMMETTE QUEL LEGAME NATO-UCRAINA CHE LA RUSSIA AVEVA "ANNUSATO": "PUTIN PENSAVA CHE GLI UCRAINI L'AVREBBERO ACCOLTO A BRACCIA APERTE. MA ORA LA RUSSIA HA AMMASSATO TANTISSIME TRUPPE E HA MOLTE FORZE CUI ATTINGERE..."

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Alberto Simoni per “la Stampa”

PHILIP BREEDLOVE NATO

 

«Putin contava su una guerra breve, pensava di raggiungere il suo obiettivo rapidamente ma ha sovrastimato il suo esercito e soprattutto sottostimato la resistenza ucraina. Quindi ora è costretto a cambiare strategia perché la catena logistica russa non è stata ben allestita».

 

Il generale Philip M. Breedlove è stato il comandante delle forze Nato in Europa durante il conflitto nel Donbass e l'annessione della Crimea del 2014 e conosce il modo di pensare dei russi e le loro tattiche come pochi. 

 

Generale, quando dice cambio di strategia cosa intende? 

UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV

«Gli ultimi movimenti e i bombardamenti con missili su infrastrutture civili ci riportano a quanto i russi hanno fatto in Cecenia e nel deserto orientale siriano». 

 

Sta dicendo che Kiev rischia di essere azzerata come Grozny? 

«In Cecenia Putin mandò migliaia di uomini e mezzi militari a radere al suolo la città. Quello che vediamo adesso è che da giorni - e lo ha detto anche il segretario di Stato Blinken - ci sono attacchi brutali contro i civili. Come fu in Cecenia appunto e in Siria. Quando Mosca vuole chiudere una questione, bersaglia i civili in modo indiscriminato».

vladimir putin 1

 

 Sono crimini di guerra per i quali c'è la Corte di giustizia internazionale 

«Io credo che Putin meriterebbe di finire davanti a un tribunale del genere, ma se le nazioni un domani avranno la forza di portare avanti una causa contro Putin, non lo so. Io sono un pilota dell'Air Force non un giurista. Comunque, ora è prematuro». 

 

Mosca invierà altri mercenari, 1000 pare, sul terreno di guerra che si aggiungeranno a ceceni e alla compagnia Wagner. Cosa significa? 

«Non ho informazioni dirette ma se è così questo rientra nella strategia di alzare il livello degli scontri, di portarli a un livello di violenza e brutalità terrificante. E l'obiettivo diventano i civili. Quel che han fatto in passato le brigate di ceceni non lo scopriamo certo adesso, ci sono montagne di documenti». 

 

guerra in ucraina

Cosa può fare la Nato se la guerra dovesse degenerare ulteriormente? 

«Dobbiamo continuare a fare quel che si facendo ora, far arrivare più armi possibili agli ucraini. Poi l'Alleanza deve rafforzare le sue frontiere, difendere i propri spazi in maniera forte e mandare messaggi di compattezza e unità alla Russia». 

 

Questo però non cambia quel che succede sul campo di battaglia, ovvero nella pianura ucraina non trova? 

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«La resistenza ucraina si sta battendo bene grazie all'addestramento americano e alle armi che gli alleati hanno consegnato e continuano tutt' ora a far arrivare». 

 

Si può fare qualcos' altro senza arrivare alle no fly zone ormai fuori dal ventaglio delle opzioni? 

«Serve istituire delle no-fly zone umanitarie, fasce di cielo e di terra dove i velivoli possono portare medicinali, cibo, materiale vario dove è necessario. E nel contempo aiutare i feriti e le persone più deboli e senza protezioni a uscire dal Paese». 

 

MIGRANTI UCRAINI IN FUGA DALLA GUERRA

Putin accetterebbe questa idea? Non potrebbe considerarla un atto di guerra alla stregua delle sanzioni e degli armamenti occidentali a Kiev? 

«Ha bombardato la gente durante il cessate il fuoco, sparato sui corridoi umanitari, la tregua ieri è durata un attimo. Non mi aspetto cedimenti, ma bisogna lavorare per evitare una crisi umanitaria - già in corso - di proporzioni immani». 

 

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Siamo arrivati al decimo giorno di scontri e gli ucraini resistono in modo inaspettato. Come sono organizzati? 

«Anzitutto più che l'aspetto tattico, ce ne è uno diciamo così morale che conta quasi di più: la loro prima risorsa sono lo spirito, la volontà e la determinazione di combattere. Non tutti avrebbero scommesso su questo. A partire da Putin che pensava gli ucraini avrebbero accolto a braccia aperte i suoi soldati e ora invece si trova a fronteggiare una nazione intera che non vuole essere russa ed è fieramente ucraina». 

 

Alla volontà bisogna dare un po' di concretezza. Come hanno fatto a bloccare il convoglio che si stava dirigendo verso Kiev? 

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«Anzitutto non tutta l'aviazione è stata distrutta. Il Pentagono continua a dire che i cieli sono "contesi", significa che i russi non sono riusciti a imporre la loro superiorità. Poi gli ucraini sono stati abili a usare missili anti-tank e anti-aerei come gli Stinger che hanno rallentato se non bloccato i russi in alcune zone. Sono stati addestrati dagli americani e dagli alleati, d'altronde sono anni che nella base di Yavoriv, cinquanta chilometri a Ovest di Leopoli, Nato e ucraini collaborano e tengono esercitazioni congiunte». 

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Quanto potrà resistere l'Ucraina? 

«Non voglio fare previsioni, quando si va in guerra ci sono scenari studiati a tavolino che poi si ribaltano. Però bisogna essere realisti: se la resistenza ucraina finora è stata efficace e ha avuto successo, Putin ha ammassato tantissime truppe e ha molte forze - dai soldati ai mezzi militari alle apparecchiature - cui attingere per spostare le sorti del conflitto».

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