"TI FIDI DI ME? E ALLORA PERCHÉ NON POSSO GEOLOCALIZZARTI?" – LO SCRITTORE FRANCESCO MUSOLINO: “STAMATTINA, HO INFILATO NELLA BORSA DELLA MIA COMPAGNA UN APPLE AIRTAG E ADESSO LA STO SEGUENDO” – “GIURO, LO FACCIO PER LAVORO, ALLA RICERCA DEL CONCETTO DI FIDUCIA NELL'ERA DIGITALE – “QUESTO GIOCO PERICOLOSO L'HA INIZIATO PROPRIO LEI. UN PAIO DI MESI FA MI HA INVIATO UN LINK PER INSTALLARE UN APP PER LA GEOLOCALIZZAZIONE. SUL MOMENTO NE ABBIAMO RISO, MA DOPO AVER ACCETTATO, CON QUALE MOTIVAZIONE LE CHIEDEVO DI INTERROMPERLA, SENZA APRIRE UNA CRISI DI COPPIA?"

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Francesco Musolino per “Specchio – La Stampa”

 

francesco musolino

Sono seduto nella cucina di casa, sorseggio un espresso, fuori splende il sole e sullo schermo dello smartphone seguo un pallino azzurro muoversi sulla mappa. È la mia compagna. Stamattina, prima che uscisse di casa, le ho infilato in borsa un Apple AirTag e adesso la sto seguendo. 

 

È un piccolo oggetto metallico che facendo la sponda con il suo cellulare, invia un ping, comunicandomi in tempo reale dove si trova. Certo, rischio di passare per il peggior fidanzato al mondo ma, giuro, lo faccio per lavoro, alla ricerca del concetto di fiducia nell'era digitale: «Ti fidi di me? Sì? E allora perché non posso geolocalizzarti?» 

 

airtags

In realtà, questo gioco pericoloso l'ha iniziato proprio lei. Anni fa ha installato sul suo smartphone una app - Life360 - con la quale geolocalizza sua figlia. E lei, furba, in poco tempo ha ritorto la cosa a suo vantaggio: «Mamma, visto che sei al supermercato, mi compri» e «Mamma, vedo che sei ancora in centro, mi passi a prendere?», e via dicendo.

 

life360

 Certo, all'inizio hanno battagliato un po' perché non tutti i suoi amici erano geolocalizzati ma oggi - paradossalmente - sfruttando la funzione gratuita, la ragazza ha esteso la sua rete e oggi si monitorano con tutte le amiche e i rispettivi fidanzati (salvo sbatterli fuori e fare log out, ad ogni litigio) e così facendo, "si tengono d'occhio e sanno sempre dove sono". Comodo o inquietante, scegliete voi.

 

life360

Qualsiasi figlia, ovviamente, può serenamente mollare il suo cellulare per un paio d'ore ad un'amica e muoversi in totale libertà - o per una notte intera - fuori dai radar della geolocalizzazione e le madri lo sanno; del resto, come potrebbero evitarlo senza seguirle e appostarsi h24? Proprio questo tacito accordo è il cuore del discorso: dov' è il confine fra controllo e fiducia al tempo degli smartphone?

 

Finché, un paio di mesi fa, la mia compagna mi ha inviato un link per installare Life360. Per lavoro dovevo recarmi in un posto fuori mano e lei, voleva sapere «se fosse tutto ok». Ho acconsentito ma nei giorni a seguire, una volta passato "il pericolo", l'app è rimasta attiva, notificandole persino la velocità alla guida e il tragitto scelto, al punto che un giorno ricevetti un suo Whatsapp, «qui dice che sei ancora a casa, pigrone!». 

 

geolocalizzazione

Sul momento ne abbiamo riso, lei non è mai stata quel tipo di persona che esercita un controllo o che videochiama all'improvviso, eppure, la sensazione di essere un pallino su una mappa, mi generava ansia. Ma dopo aver accettato, dopo aver firmato il patto faustiano con la tecnologia, con quale motivazione le chiedevo di interromperla, senza aprire una crisi di coppia?

 

geolocalizzazione

Un giorno, però, ho semplicemente disinstallato la app. In cuor mio sapevo che non avevo nulla da nascondere ma volevo riprendermi quella semplice libertà di "non dire". Ovviamente, appena l'ha scoperto la discussione è stata inevitabile però l'abbiamo attraversata. E adesso, eccoci qui. Come reagirà quando l'iPhone le comunicherà che la sto seguendo, a sua insaputa, per scrivere questo pezzo? Stiamo danzando intorno ad una domanda: possiamo fidarci l'uno dell'altra? E cosa siamo disposti a fare, a quanta libertà siamo disposti a rinunciare, per non scatenare il mostro verde della gelosia digitale?

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