"VI AMMAZZEREI. DUE DONNE INSIEME? CHE SCHIFO’’ – DUE RAGAZZE A TORINO SONO STATE AGGREDITE VERBALMENTE DA UN UOMO MENTRE STAVANO IN TRAM – È SUCCESSO PROPRIO DURANTE LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L' OMOFOBIA, LA TRANSFOBIA E LA BIFOBIA – UNA DELLE DUE VITTIME: ‘’STIAMO INSIEME DA DUE ANNI E NON ERA LA PRIMA VOLTA CHE PER STRADA QUALCUNO CI GUARDAVA. È STATA LA PRIMA VOLTA, PERÒ, CHE ABBIAMO SUBITO UNA TALE AGGRESSIVITÀ’’
-Irene Famà per "la Stampa"
Due ragazze insultate sul tram perché lesbiche, minacciate da un uomo che con violenza afferma: «Vi ammazzerei. Due donne insieme? Che schifo». Intorno a loro, gli altri passeggeri non dicono nulla, non intervengono, minimizzano: «Lasciatelo perdere».
Un' aggressione verbale, nel centro città, segno che la battaglia contro la discriminazione non è ancora stata vinta. Ieri, nella Giornata internazionale contro l' omofobia, la transfobia e la bifobia, anche Torino ha ribadito il suo «no» a ogni forma di intolleranza.
«Qui non c' è posto per parole d' odio» è il messaggio lanciato tramite cartelloni, poster e canali social, dal Comune insieme a Rete Ready, la rete nazionale delle Regione e degli Enti locali per prevenire e superare l' omotransfobia.
Ma il percorso per sconfiggere la discriminazione è ancora lungo. Lo raccontano le tante denunce raccolte dalle forze dell' ordine e dalle associazioni.
«Eravamo alla fermata di piazza Castello e un signore continuava a fissarci. Scuoteva la testa, allargava le braccia» dicono Flavia Sorbo e Giulia Gualfo, 27 anni, universitarie fuori sede, in città per studiare cinema. Una volta salite sul tram, quell' uomo continua a borbottare. «Come si fa?
Non è possibile. Due donne insieme» ripete alzando sempre di più il tono di voce.
Come a cercare consensi. Ad un certo punto scandisce la frase: «Fosse per me, vi ammazzerei». Flavia lo affronta: «Mi scusi, qual è il problema?» E lui: «Io con un uomo non andrei mai». Lei risponde serafica: «Nemmeno io».
Ecco. Poche parole che ben sintetizzano la discriminazione, l' odio verso chi agisce e ama in maniera differente. «Stiamo insieme da due anni e non era la prima volta che per strada qualcuno ci guardava. È stata la prima volta, però, che abbiamo subito una tale aggressività». La storia di Flavia e Giulia racconta non solo la violenza verbale, ma anche la violenza dell' indifferenza.
«Mentre l' uomo era sul tram, nessuno è intervenuto - dicono le due ragazze - Quando è sceso, una signora si è avvicinata per dirci di lasciare stare, di fare finta di nulla. Che quella scena non le era piaciuta. Questo è ciò che ci ha ferito di più, l' idea di dover ignorare quanto accaduto».
Le parole, dette e non dette, hanno un peso. Come sottolinea l' assessore Marco Giusta: «Non è più tempo di sorridere, di far finta di niente: le parole umiliano, giustificano la violenza, talvolta uccidono». Flavia e Giulia scrivono all' associazione Arcigay: «Torino è una città inclusiva, ma episodi come questo purtroppo continuano a non essere una novità».
Come combattere la discriminazione? Le due ragazze sono ottimiste: «Che ci sia un discorso a riguardo è una cosa importante.
Siamo sulla strada giusta.
Purtroppo, però, e il dibattito sul Ddl Zan lo dimostra, su questi temi si inserisce la propaganda politica che ha tutt' altri interessi che le persone».