RAI E NUOVI GUAI – LA LEGA TORNA ALL'ASSALTO DEL CANONE RAI E ANNUNCIA UN EMENDAMENTO ALLA MANOVRA PER IL TAGLIO DELLA TASSA DA 90 A 70 EURO – UNA MISURA CHE PORTEREBBE COME CONSEGUENZA A UN AUMENTO DEL TETTO PUBBLICITARIO DELLA TELEVISIONE PUBBLICA NEL 2025 A SPESE DI MEDIASET E LA7 – LA REAZIONE DI FORZA ITALIA (LEGGI PIER SILVIO E MARINA BERLUSCONI): "NON È NELL'ACCORDO DI GOVERNO" – SULLO SFONDO LA PARTITA PER LA PRESIDENZA DI VIALE MAZZINI – IL DAGOREPORT
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TAJANI, LA RAI DEVE CAMBIARE MA NO AL TAGLIO DEL CANONE
(ANSA) - "La Rai deve cambiare, domani ci sono gli Stati Generali del servizio pubblico, dobbiamo guardare al futuro. Naturalmente con le norme attuali si eleggeranno i vertici. Siano andando, credo, nella giusta direzione per far sì che il servizio pubblico possa essere uno strumento per la crescita, ma sia anche uno strumento per far conoscere l'Italia nel mondo".
Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Matera. "Ecco perché credo che non si debba abbassare il canone della Rai: abbiamo bisogno di continuare a essere presenti sul palcoscenico internazionale con i nostri corrispondenti Rai e con le trasmissioni che vanno a rinforzare il ricordo del paese natale per tanti italiani che vivono all'estero", aggiunge.
LEGA VUOLE TAGLIARE IL CANONE RAI, SCONTRO CON FI
(di Alessandra Chini) (ANSA) - E' braccio di ferro nella maggioranza sul canone Rai. La Lega annuncia, infatti, che presenterà un emendamento alla manovra per ripristinare il taglio da 90 a 70 euro del contributo. Una misura che, ribatte immediatamente Forza Italia, "non è nell'accordo di governo".
Sullo sfondo del botta e risposta tra alleati anche la partita per la presidenza nel servizio pubblico sulla quale, però, al momento si registra uno stallo in commissione di Vigilanza. L'uscita della Lega, che si dice anche pronta a proseguire in prospettiva la battaglia per l'abolizione totale del canone, irrita gli azzurri che però al momento, off the records, la inquadrano come una boutade visto che una misura del genere costerebbe almeno 400 milioni ed è dunque poco realizzabile.
"Se si abbassa il canone - ragiona il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri - allora vanno aumentati i trasferimenti". Lo stesso meccanismo previsto nella legge di bilancio dello scorso anno. "La Rai non può essere indebolita - dice il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi - abbiamo bisogno di un servizio pubblico forte. L'anno scorso è stato ridotto il canone ma poi abbiamo dovuto garantire alla Rai un contributo straordinario".
Nella manovra di quest'anno, invece, al momento è prevista invece solo una decisa spending review per il servizio pubblico. La Rai, infatti, nel 2025 non potrà aumentare le spese per il personale e per gli incarichi di consulenza, che non potranno superare il livello del 2023. E nel 2026 dovrà ridurre la spesa per personale e consulenza di almeno il 2% rispetto alla media delle spese nel triennio 2021-2023. Un taglio che raddoppia nel 2027.
Per le opposizioni la proposta di una nuova stretta sul canone è un "atto ostile" contro la Rai. "L'Italia - evidenzia da Avs Peppe De Cristofaro - ha bisogno di una grande azienda radiotelevisiva sottratta alle grinfie della maggioranza di turno. E' urgente cambiare la legge sul servizio pubblico". Sulla riforma della governance, tra l'altro, da mercoledì si apriranno gli Stati Generali convocati dalla presidente della Vigilanza, Barbara Floridia.
Mentre domani proprio Forza Italia con Maurizio Gasparri farà la propria proposta. La questione della riforma della governance si intreccia, tra l'altro, con quella della nomina della presidenza, sulla quale per il momento non si registrano però, passi in avanti. La maggioranza richiesta impone un accordo con le opposizioni che al momento non sembra alle viste.
Il Pd - con Ouidad Bakkali - chiede una convocazione urgente della Vigilanza. "Maggioranza e governo - attacca - sono in totale confusione e bloccano di fatto il servizio pubblico". Tornando alla manovra, in vista dello scadere del termine per gli emendamenti i partiti stanno mettendo a punto le proprie proposte di modifica. Dalle cripto-valute ai controllori Mef sono diversi i fronti aperti.
Certamente c'è quello del concordato con FI pronta a chiedere un bis della misura. La nostra linea - ricorda Antonio Tajani - è "favorevole alla riapertura dei termini". Non sarà prorogato - puntualizza da FdI Marco Osnato - ma si valuterà una riapertura che "non potrà comunque essere legata alla manovra".
Intanto dal governo si ribadisce l'invito a fare emendamenti mirati puntando, per dirla con il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, "più sulla qualità che sulla quantità". E l'auspicio è che non diventi una mission impossibile di fronte agli appetiti dei parlamentari.