REDDITO RATIONEM: PIU' DELLA META' DEI POVERI NON LO PERCEPISCE (E UNO SU TRE CHE LO RICEVE NON E' POVERO) - LE FAMIGLIE ESCLUSE RISIEDONO PER LO PIU' AL NORD E SONO CONCENTRATE TRA I NUCLEI STRANIERI - NON E' L'UNICA COSA DA CAMBIARE: PER RILANCIARE IL PAESE E' NECESSARIO POTENZIARE FORMAZIONE E COLLOCAMENTO - LO SPIEGANO IL RAPPORTO INAPP E QUELLO CARITAS: TROPPE PICCOLE IMPRESE, POCO INNOVATIVE RENDONO IL CAPITALE UMANO SCARSO, E LA PRODUTTIVITA' SCENDE - E NELLE AZIENDE MANCANO I MANAGER...

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Enrico Marro per il Corriere.it

 

precario precario

Per cogliere l’opportunità di modernizzare e rilanciare il Paese dopo la pandemia, l’Italia ha bisogno di profonde riforme, per potenziare formazione e collocamento, innovare il sistema produttivo e il mercato del lavoro, correggere il Reddito di cittadinanza che, se ha aiutato molte persone durante la pandemia, continua però a sfavorire le famiglie povere del Nord e gli stranieri.

 

PRECARIETA' PRECARIETA'

Lo spiegano da un lato il Rapporto Inapp e dall’altro quello della Caritas, entrambi presentati ieri. Sebastiano Fadda, presidente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, presentando il Rapporto alla Camera, ha spiegato che ci sono troppi precari: «Negli ultimi dieci anni i contratti a tempo determinato sono aumentati di oltre 880 mila unità (+36%), a fronte di una variazione dell’occupazione complessiva pari appena all’1,4%». L’incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati è così salita dal 13,2% del 2008 al 16,9% del 2019, il 36,8% tra gli under 35.

 

produttivita1 produttivita1

I precari, in particolare giovani e donne, sono stati i primi a perdere il lavoro nella pandemia. E ora i segnali di ripresa avvengono su questo stesso fronte: «Nel trimestre marzo-maggio 2021 gli occupati precari sono saliti di 188 mila mentre gli stabili sono diminuiti di 70 mila».

 

Ma quella che osserviamo, aggiunge Fadda, è una flessibilità «spuria», che «nuoce alla accumulazione del capitale umano» e spiega la bassa produttività cronica del lavoro in Italia. Che dipende anche dal fatto che ci sono troppe piccole imprese e poco innovative. A sua volta la produttività bassa causa il basso livello delle retribuzioni.

 

carta del reddito di cittadinanza carta del reddito di cittadinanza

Ma, ammonisce il presidente dell’Inapp, «la competitività guadagnata in tal modo è soltanto illusoria, perché superato il breve periodo si alimenta una spirale negativa» e i bassi salari diventano «concausa di scarsi investimenti in innovazione».

 

Un circolo vizioso che deriva, secondo il Rapporto, anche dalla insufficiente qualità manageriale: nel 2018 solo il 23,7% delle imprese private era gestito da un imprenditore laureato mentre il 53,8% da un diplomato e il 22,4% da una persona con la licenza media o elementare. «Il basso livello medio di istruzione della classe imprenditoriale italiana si accompagna a un’età media elevata: 54 anni».

 

la presentazione del reddito di cittadinanza la presentazione del reddito di cittadinanza

E la situazione non è migliore nella pubblica amministrazione: abbiamo meno dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione di Francia, Regno Unito, Spagna e Germania, e con un’età media superiore. Tanto che nei prossimi 5 anni, dovrebbero andare in pensione ben 25 mila medici e 42 mila infermieri mentre nella scuola ci sono 140 mila docenti con più di 60 anni.

 

La transizione verde e digitale richiede un potenziamento dei centri per l’impiego. «Il confronto con gli altri Paesi europei è impietoso»: in Italia gli operatori pubblici sono 7.934, contro 115 mila in Germania, 49 mila in Francia e 77 mila nel Regno Unito. Sono necessarie assunzioni, ha detto Fadda, ma anche «una forte interlocuzione con il sistema produttivo locale» sulla quale «basare l’attività di orientamento e una interazione con il sistema dell’istruzione e della formazione professionale».

 

andrea orlando ministro del lavoro foto di bacco andrea orlando ministro del lavoro foto di bacco

Contro la precarietà il presidente ha suggerito che il salario minimo legale potrebbe essere utile per combattere il fenomeno dello «sfruttamento (working poors)». Necessaria, infine, anche una messa a punto del Reddito di cittadinanza (Rdc), come dimostra il Rapporto Caritas: il 56% dei poveri in Italia non fruisce del Rdc mentre un terzo dei beneficiari non è povero.

 

Le famiglie escluse risiedono in prevalenza al Nord e sono concentrate tra i nuclei stranieri, dove 4 su 10 non possono richiedere il sussidio per via dei criteri stringenti. «Le storture devono essere aggiustate, ma con il fine di rafforzare la misura», ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, dopo aver sottolineato che il Rdc «è stato uno strumento utile per gestire la pandemia, garantendo la coesione sociale».

 

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