REGNO UNITO NEL PANICO CORONAVIRUS, GLI ITALIANI NON SI FIDANO DI “BOJO” E VOGLIONO SCAPPARE DA LONDRA - ALITALIA HA AGGIUNTO DEI VOLI TRA LA CAPITALE INGLESE E ROMA: DOMANI SI PARTE CON 200 EURO - L'AMBASCIATA DEL NOSTRO PAESE È STATA TEMPESTATA DI TELEFONATE E EMAIL DI PERSONE CHE VOLEVANO CAPIRE SE ERA POSSIBILE TORNARE DAI PROPRI CARI E IN CHE MODO. ANCHE FABIO CANNAVARO HA RACCONTATO NEI GIORNI SCORSI DI AVER FATTO TORNARE A CASA SUO FIGLIO. E INTANTO BORIS JOHNSON…
-ALFONSO BIANCHI per lastampa.it
Gli italiani nel Regno Unito, non tutti ovviamente, ma molti, moltissimi, non si fidano di Boris Johnson e della sua maniera di affrontare l'epidemia di coronavirus che si sta avviando vero il suo picco, e stanno per questo cercando di tornare a casa. Molti hanno paura che davvero il premier possa tirare troppo la corda e mettere in pericolo la sua stessa popolazione, altri non vogliono restare in quarantena in una nazione che non sentono la propria o comunque nella quale presto rischiano di perdere il lavoro.
Le ragioni sono tante, avere il cuore e la mente in Italia causa confusione in chi si trova all'estero. Fatto sta che Alitalia per far fronte alla forte richiesta ha aggiunto dei voli sulla tratta da Londra a Roma. Il primo disponibile sul sito è per domenica 22 e costa 200 euro.
Il Regno Unito non è «zona rossa» e chi ha ancora la residenza in Italia può quindi tornare. Fino a quando sarà permesso volare su questa tratta ovviamente non si sa, le certezze non ci sono, si vive alla giornata. L'ambasciata del nostro Paese è stata tempestata di telefonate e email di persone che volevano capire se era possibile tornare dai propri cari e in che modo. In tanti scrivono su Facebook o Twitter. «Da venerdì abbiamo ricevuto circa settemila telefonate e diecimila email. Stiamo cercando di rispondere a tutti», ha spiegato l'ambasciatore italiano a Londra, Raffaele Trombetta, in un messaggio su YouTube in cui spiega come fare a tornare a casa, e cosa fare appena si arriva.
Per il momento tornare è ancora permesso, si arriva all'aeroporto di destinazione con l'autocertificazione per muoversi, e ci si va a mettere in quarantena. È una scelta sofferta. In Italia c'è tanta paura e queste persone temono di sentirsi trattare da untori. E temono anche per i propri cari ovviamente, la percezione di molti è che ormai chiunque vive in Gran Bretagna sia infetto. Le cose ovviamente non stanno così ma le notizie che arrivano tramite i giornali, ma soprattutto tramite il passaparola sui social, non sono rassicuranti. La polemica sulla famosa ricerca dell'immunità di gregge ha fatto credere a tanti che il governo di Londra sarebbe addirittura disposto a sacrificare centinaia di migliaia di vite, in realtà si è trattato di una esagerazione e ora Johnson ha fatto dietro front e sta cominciando a introdurre, seppur gradualmente, misure di distanza sociale. Ultra 70enni e persone a rischio in quarantena, a tutti gli altri si chiede di evitare i contatti sociali “non necessari”, e di mettersi in quarantena da soli in caso di sintomi simili a quelli del Covid-19. Scuole chiuse, metro a corse ridotte, eventi pubblici annullati. Ma per molti non basta. Anche Fabio Cannavaro ha raccontato nei giorni scorsi di aver fatto tornare a casa suo figlio. «Sta studiando a Londra. Ho preferito farlo rientrare a Napoli: mi fido di più del nostro sistema sanitario rispetto a quello inglese», ha raccontato alla Gazzetta dello sport.
Molti però non tornano per la paura del contagio, ma per quella della disoccupazione e di condizioni di vita difficili. I nostri connazionali lavorano in gran parte nella ristorazione e spesso a nero. Ristoranti e pub saranno presto chiusi, chi lavora nelle grandi catene verrà, sembra, tutelato, ma per la maggior parte potrebbero non esserci ammortizzatori sociali. La prospettiva di restare senza lavoro in una città in cui una stanza in una casa condivisa può costare oltre 700 sterline non piace a nessuno. Nel gruppo Facebook Italiani a Londra si cerca di darsi sostengo e coraggio a vicenda. La stragrande maggioranza dei nostri connazionali resterà nella capitale britannica, che resta comunque “la quinta città” del nostro Paese con 250mila italiani che ci vivono.
Antonella (nome di fantasia) è tra quelli che sono riusciti a fare il biglietto. «Sono una ricercatrice e tra un mese la mia esperienza di lavoro qui sarebbe finita comunque. Vivo in una stanza grande poco più del mio letto in una casa con una coppia di italiani, tra l'altro lei una delle infermiere che si stanno confrontando con la crisi». Sua madre è malata e sa che potrebbe metterla a rischio, ma ovviamente non sta andando da lei. «Oggi per amore devo restarle lontano, è la contraddizione dei nostri tempi. Ma vado a stare con il mio ragazzo, che è giovane e non è una categoria a rischio, dall'aeroporto dritta a casa con l'autocertificazione. Anche se non ho nessun sintomo naturalmente mi metterò in quarantena».