STADIO ROMA: LUCA PARNASI RESTA IN CARCERE
(ANSA) - Resta in carcere Luca Parnasi, il costruttore arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Il gip Maria Paola Tomaselli ha respinto l'istanza di scarcerazione avanzata dai difensori dopo l'interrogatorio, durato circa 11 ore, durante il quale l'imprenditore avrebbe fatto ammissioni sulle dazioni di danaro ai partiti. La Procura aveva dato parere favorevole alla concessione dei domiciliari.
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera - Roma”
L'attestato di Luca Parnasi («Stimo Michele Civita») non aiuta l'ex assessore della giunta Zingaretti. Anzi. Nuove intercettazioni depositate dalla pm Barbara Zuin al Tribunale del riesame lo tratteggiano alla maniera di Luca Lanzalone: organico all' immobiliarista e subalterno alla sua Eurnova.
«Fai riferimento a Civita - dice Parnasi a un suo collaboratore -, lui ci risolve i problemi». Alla perenne ricerca di scorciatoie per la realizzazione del suo stadio, il costruttore investe su quel rapporto: «Io ho sostenuto Civita con il voto, dato a lui anche da parte dei miei familiari - racconta -. Politicamente la Regione e di conseguenza Civita erano favorevoli allo stadio. Lui era il nostro punto di riferimento nella conferenza di servizi e a lui, sia io che Caporilli (suo collaboratore, ndr) e Baldissoni (il dg della Roma, ndr), ci rivolgevamo per risolvere i problemi».
Al Riesame sono stati depositati anche stralci dell' interrogatorio fiume di Luca Parnasi, il quale a domanda diretta dei pm sulla corruzione contestata anche all'ex assessore, risponde: «Non sono in grado di dire se l'atteggiamento di disponibilità di Civita fosse finalizzato ad avanzarmi in seguito la richiesta di assunzione del figlio. Lo conosco da 20 anni e gliel' ho promesso perché a lui sono legato da rapporti personali, nella consapevolezza del suo ruolo pubblico». Gli avvocati Luca Petrucci e Maurizio Frasacco rimarcano che la richiesta di assunzione di Civita jr è avvenuta quattro mesi dopo la chiusura della conferenza dei servizi sullo stadio.
L'ex presidente della Eurnova parla poi di Adriano Palozzi, il capogruppo di FI in Regione, con parole più nette: «Palozzi mi ha chiesto con estrema insistenza un aiuto economico. Nell'ultima campagna elettorale (regionali 2018, ndr) mi chiamava continuamente e abbiamo concordato il contratto con la società Pixie, al fine di giustificare la dazione della somma di denaro (25mila euro, ndr). Non avevo bisogno di quel contratto né di quei servizi. Tuttavia non volevo fare figurare il mio nome accanto a quello di Palozzi perché stavo tentando di costruire un rapporto con i Cinque Stelle».
«Palozzi - continua Parnasi - l'ho conosciuto nella vicenda Ecovillage, in quanto era sindaco del Comune di Marino. Lo avevo sostenuto in campagna elettorale, almeno sei anni prima, erogando in suo favore se non ricordo male diecimila euro. Un' erogazione regolare, con delibera e iscrizione in bilancio da parte di una società del gruppo».
Ecovillage, va aggiunto, è il progetto immobiliare sul quale Parnasi coinvolse anche Luca Lanzalone, con una consulenza a suo favore in cambio, secondo l' accusa, di un aiuto dell' avvocato grillino a sbloccare il progetto.
Parnasi spiega inoltre che non aveva «alcun interesse alle funzioni di Palozzi» e che il denaro devoluto «aveva il solo scopo di evitare di avere problemi con lui»: «Quanto alle ragioni di tale erogazione, devo dire da un lato che essa è intervenuta per evitare di avere un nemico, tale era la mia percezione delle cose, dall' altro era connessa alla sua funzione pubblica, nel senso che acquisivo la disponibilità della sua funzione ove essa si fosse resa necessaria per gli interessi miei e del mio gruppo».
nicola zingaretti presidente regione lazio
È la corruzione in virtù della quale il costruttore è finito in carcere (attesa oggi la decisione sulla sua scarcerazione) e Palozzi ai domiciliari il 12 giugno scorso. Su Palozzi ci sono anche le parole di Giulio Mangosi, cugino e stretto collaboratore di Parnasi : «Sapevo - dice - che Palozzi era interessato al pagamento alla Pixie. Mi sono reso conto che il lavoro svolto non aveva alcun valore commerciale e non era utile alle nostre società, ma sapevo che il contratto rispondeva a una sua precisa scelta di fargli un favore». Sulle posizioni di Civita e Palozzi il Riesame si è riservato di decidere.