RISORSE DIS-UMANE - IL DIRETTORE DEGLI UFFIZI SCHMIDT MINACCIA: “SE NON ASSUMETE SAREMO COSTRETTI A CHIUDERE, ABBIAMO UNA CARENZA DI ORGANICO DI OLTRE CENTO PERSONE” - MENTRE IN ITALIA A FERRAGOSTO DECINE DI MUSEI STACCANO BIGLIETTI A TUTTA FORZA, GLI UFFIZI RESTANO CHIUSI CON IL CARTELLO "CERCHIAMO PERSONALE" APPESO FUORI - IL COLMO È CHE AL MINISTERO SONO PURE STUPITI: “GLI UFFIZI HANNO UN BUDGET CHE POSSONO USARE PER PRENDERE PERSONALE”
-Damiano Fedeli per il “Corriere della Sera”
Che qualcosa non andasse, lo si è visto il 15 agosto. Mentre decine di musei in tutta Italia aderivano alla campagna di aperture straordinarie «Ferragosto al museo», le Gallerie degli Uffizi di Firenze sono rimaste chiuse, come in un lunedì qualunque (è stato aperto solo il Giardino di Boboli).
Ieri il direttore del complesso museale fiorentino Eike Schmidt ha rilanciato con l'agenzia Ansa: o arriva più personale o si chiude. Un allarme pesante per il museo che nel 2021 è stato il più visitato in Italia, con oltre 1,7 milioni di presenze. «Se le risorse umane rimangono le attuali e le regole le attuali, in meno di un anno saremo costretti a tenere chiusi il pomeriggio alcuni spazi. E, successivamente, anche a chiudere Pitti o Boboli alcuni giorni la settimana, aprendo solo venerdì, sabato e domenica», puntualizza col «Corriere».
Ad allarmare il direttore tedesco è un decreto, alla firma del ministro, che rivede del 9% al ribasso la pianta organica delle Gallerie.
«Agli Uffizi abbiamo una carenza di organico di oltre cento persone, calcolata rispetto alle piante organiche definite ogni quattro anni dal ministero ma che non corrispondono alle vere esigenze. L'unica costante - aggiunge - è che ogni volta che vengono aggiornate, per noi c'è sempre una riduzione. Di fatto sembra che la nostra carenza sia piccola: i dipendenti statali qui sono poco più di 300. In realtà per svolgere tutti i compiti richiesti in una serie di musei come i nostri, ce ne vorrebbero almeno 500, se non 600».
Un museo, poi, che cresce a ritmi sostenuti. Da record: oltre 427 mila visitatori solo a luglio, mai così tanti. «I numeri sono aumentati dopo la pandemia a livelli che nemmeno nel 2019 avevamo raggiunto», continua Schmidt.
«Restauriamo quadri e mettiamo a disposizione del pubblico opere a lungo in deposito. Vanno molto i biglietti passepartout validi 5 giorni che consentono di accedere a un circuito di cinque musei: Uffizi, Pitti, Boboli, Archeologico, Museo dell'Opificio delle pietre dure.
Ma al contempo, e questo è il paradosso, il personale si contrae». Il direttore degli Uffizi prova a girarla in positivo: «Se si investisse di più in risorse umane, potremmo offrire di più al pubblico. Solo con alcune decine di unità, potremmo aprire per più ore o almeno il lunedì pomeriggio. Con un impulso all'economia locale: un investimento di un solo milione avrebbe un effetto moltiplicatore non solo sui nostri introiti».
Massimo Osanna, direttore generale dei musei del ministero della Cultura, appare stupito e replica: «Gli Uffizi, museo autonomo, hanno un budget che possono usare, ad esempio per prendere personale da Ales (Spa controllata al 100% dal ministero della Cultura, ndr ). Ma il punto - spiega - è che in Italia abbiamo un sistema museale nazionale fatto da 480 luoghi della cultura su cui distribuire il personale.
Il numero di persone nella pianta organica è solo un limite teorico, che ha fissato situazioni stratificate nel tempo e che andava riequilibrato: gli Uffizi, appunto, avevano un organico di vigilanza di 330 persone; Pompei, che è una città intera, di appena 220.
Quel numero generale, teorico, lo abbiamo ridistribuito, cercando di colmare lacune gravi che avevano nuovi musei e direzioni regionali».
Osanna ricorda che tra meno di un mese, il 15 settembre, verranno assunti in tutt' Italia 1.053 nuovi addetti alla vigilanza. «Sono stati selezionati con un concorso e verranno distribuiti sul territorio nazionale: agli Uffizi ne andranno 15, a Pompei 20, e così via. Non solo. Tra gli idonei della graduatoria, altri 400 saranno assunti entro l'anno. E l'anno prossimo altri 1.053. Con 2.500 persone assunte in un biennio, si coprono tutti i buchi che ancora abbiamo», dice per smorzare l'allarme di Schmidt.
«Certo - prosegue - bisogna aumentare la capacità di spesa dei musei, così come quella di gestire le risorse che ci sono. Con un occhio di riguardo anche per i musei più piccoli che poi piccoli non sono. Ora che arrivano le risorse del Pnrr bisogna pensare a tutti, non solo ai grandi musei autonomi».
Sugli imminenti arrivi di personale ci sono molte aspettative tra le collezioni italiane, spesso affidate alla disponibilità del personale a fare straordinari. O, in qualche caso, alla rotazione di sale aperte con il prolungamento del biglietto a più giorni. Spiega Paolo Giulierini, direttore del Mann, il museo archeologico di Napoli: «Dovremmo avere circa 100 custodi, ma sono 80. A settembre ne arriveranno 15».
Giulierini indica due prospettive: «Che si investa da un lato nel personale, dall'altro nella tecnologia in modo importante, anche ricorrendo a sistemi di intelligenza artificiale o aumentando i dissuasori vicino alle opere. Senza contatto umano, però, un museo potrebbe diventare svilente: non servono custodi "palo", ma persone che interagiscano con il pubblico. E fortunatamente i nuovi sono quasi tutti laureati». Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano, è fiducioso: «Dovremmo avere un totale di 65 custodi. Adesso ne ho 24.
Le cose miglioreranno moltissimo a settembre con l'arrivo di altri 18». «Quello di Schmidt è un allarme condiviso: recentemente 4 nuove risorse hanno migliorato le cose, altri arriveranno a settembre. Ma siamo sotto organico quasi del 50% per i custodi e del 70% globalmente», spiega Eva Degl'Innocenti, direttrice del Marta, il Museo archeologico nazionale di Taranto: «Chiusure paventate le abbiamo scongiurate solo grazie all'abnegazione del nostro personale». «I musei sono diversi tra loro: gli Uffizi hanno capienza molto diversa dalla nostra che, pure con un problema di numeri di personale, abbiamo però i visitatori contingentati», commenta Francesca Cappelletti, la direttrice della Galleria Borghese di Roma. «Anche noi aspettiamo nuovi arrivi».