L’85ENNE BERGOGLIO, ACCIACCATO DA SERI PROBLEMI DI SALUTE, POTREBBE LASCIARE IL TRONO DI PIETRO? - LA RISPOSTA È SÌ SE FRANCESCO RIESCE A LEGIFERARE SULLO STATUTO DEL “PAPA EMERITO” (TITOLO CHE SI È INVENTATO RATZINGER MA CHE NEL DIRITTO CANONICO NON ESISTE), ALTRIMENTI NO - LA PARTITA DEL DOPO-BERGOGLIO SARÀ ITALIANA, TRA PAROLIN E ZUPPI: IL PRIMO SOSTENUTO DAI CARDINALI OCCIDENTALI E (IN PARTE) LATINOAMERICANI, IL SECONDO DAI TERZOMONDISTI - PERCHÉ DA QUATTRO ANNI FRANCESCO FIRMA GLI ATTI SOLO COME “VESCOVO DI ROMA” COME SE RISIEDESSE A SAN GIOVANNI IN LATERANO?
1 - DAGONOTA
L’85enne Bergoglio, acciaccato da seri problemi di salute - vedi l’improvviso ed imprevisto intervento chirurgico al colon del 4 luglio scorso al Policlinico Gemelli - potrebbe lasciare il trono di Pietro? La domanda la pone il beninformato Antonio Socci sulla prima pagina di “Libero” (articolo a seguire).
La risposta, in breve, è sì se papa Francesco riesce a legiferare sullo statuto del “papa emerito” (definizione e titolo che si è inventato Ratzinger al momento di gettare la papalina ma che nel diritto canonico non esiste). Altrimenti no: “Avere un papa emerito crea già confusione. Averne due finirebbe per complicare il quadro”.
A proposito scrive Socci: “… questo argomento comincia ad essere affrontato in maniera "scientifica" da canonisti e teologi che sembrano preparare il terreno a provvedimenti ufficiali della Santa Sede per definire precisamente tutta la casistica relativa al ministero petrino dopo che Benedetto XVI ha rinunciato e si è definito "papa emerito" (espressione del tutto nuova nella storia della Chiesa)”.
Aggiungere poi che, per legiferare sullo statuto canonico, Bergoglio deve riuscire ad ottenere il voto favorevole dell'assemblea dei cardinali che, al momento, se lo può tranquillamente dimenticare.
Infine, riguardo al fatto che “tira aria da Conclave”, secondo i palazzi vaticanensi la partita del dopo-Bergoglio sarà italiana, tra Parolin e Zuppi: il primo sostenuto dai cardinali occidentali e (in parte) latinoamericani, il secondo da quelli terzomondisti.
PS - perché da quattro anni Francesco firma gli atti solo come “vescovo di Roma” come se risiedesse a San Giovanni in Laterano, anziché nella Santa Sede?
2 - TAM TAM IN VATICANO TIRA ARIA DI CONCLAVE
Antonio Socci per “Libero quotidiano”
In Vaticano sempre più insistentemente si parla di un nuovo conclave. Papa Francesco avrebbe infatti manifestato l'intenzione di lasciare. A dicembre prossimo, fra l'altro, compie 85 anni che è la stessa età di Benedetto XVI al momento della rinuncia.
Ma il motivo della rinuncia di Bergoglio non sarebbe anzitutto l'età, ma lo stato di salute che è finito sotto i riflettori in modo improvviso ed imprevisto con l'intervento chirurgico del 4 luglio scorso al Policlinico Gemelli. In realtà non si sarebbe trattato di un intervento programmato (si dice che perfino il Segretario di Stato, cardinal Parolin, non sapesse del ricovero).
Inoltre pare che i medici del Gemelli avrebbero voluto trattenere il papa in ospedale più a lungo. Per i media e per il Vaticano il tema della salute dei papi è sempre stato problematico. A criticare la comunicazione ufficiale vaticana in questa vicenda è stato soprattutto il sito Il Sismografo che viene sempre definito "paravaticano" per la sua vicinanza agli ambienti della Segreteria di Stato (di sicuro è su posizioni bergogliane).
TANTE DOMANDE
Già il 6 luglio, il direttore del sito, Luis Badilla scriveva: «L'informazione che si decide di amplificare tramite la stampa deve essere estremamente trasparente e estremamente autorevole. Se si parla di comunicati medici il testo deve portare la firma del medico o del team, con nomi e cognomi; se si anticipa i giorni di ricovero dopo una chirurgia al colon si deve dare il sostegno clinico a tale affermazione.
I giornalisti esistono per fare domande e cercare la massima verità possibile e non per fare da asta da microfoni, altrimenti non si distinguono i fatti reali dalle ipotesi giornalistiche». Il giorno dopo - titolando «Papa Francesco non ha bisogno della cortigianeria a mezzo stampa» - Badilla si rallegrava per il buon decorso del Santo Padre, ma aggiungeva: «C'è però un dettaglio molto significativo che molti in queste ore sottovalutano, ignorano o manipolano: la malattia che ha colpito Papa Francesco è severa e degenerativa.
Potrebbe essere anche cronica. Certamente il Santo Padre ritornerà in Vaticano per riprendere il suo cammino sulle orme di Pietro ma non sarà più lo stesso. Tutta la retorica su un Jorge Mario Bergoglio superman danneggia la sua immagine e il suo carisma... Lui sa che dovrà cambiare molto la sua vita: fatiche, riposi, limiti, alimentazione, esercizi fisici riabilitativi».
A un mese di distanza dall'operazione Badilla rilevava che i comunicati «sulle condizioni di salute del Pontefice», sono sempre stati emanati dalla Sala stampa vaticana e «non sono mai stati firmati da medici e dal Policlinico Gemelli», aggiungendo che «restano aperti alcuni interrogativi che non è stato mai possibile sottoporre ai medici che seguono le condizioni di salute del Papa, soprattutto sulla prognosi, che- seppur è una questione mai affrontata- resta riservata». Tante domande per cui anche il sito Infovaticana il 10 agosto titolava: «La salud del Papa no es la que dicen». Che possano essere dunque problemi di salute (tutti ci auguriamo non gravi) a indurre il papa a considerare le dimissioni è più che probabile.
LE INTERVISTE
Nel corso degli anni papa Bergoglio aveva parlato più volte nelle interviste di una sua possibile rinuncia, ma sempre come un'ipotesi del futuro lontano. Oggi pare sia diventata un'ipotesi attuale. Il primo a parlare di «aria di conclave» è stato un vaticanista di lungo corso come Sandro Magister che il 13 luglio titolava così un suo articolo sul suo seguitissimo Blog: «Conclave in vista, tutti a prendere le distanze da Francesco».
Non si occupava della salute del papa, pur scrivendo poco dopo l'operazione, ma esaminava due "libri gemelli" appena usciti: La Chiesa brucia e Il gregge smarrito. «Entrambi» notava Magister «diagnosticano un cattivo stato di salute della Chiesa, con un netto peggioramento proprio durante l'attuale pontificato». Solo che «i loro autori» aggiungeva il vaticanista «non sono affatto degli oppositori di papa Francesco.
Il primo libro è firmato da Andrea Riccardi, storico della Chiesa e fondatore della Comunità di Sant' Egidio, molto ascoltato dal papa che lo riceve spesso in udienza privata e gli ha affidato - tra l'altro - la regia dello scenografico summit interreligioso presieduto dallo stesso Francesco lo scorso 20 ottobre sulla piazza del Campidoglio. Mentre il secondo libro è firmato da una neonata associazione dal nome "Essere qui" il cui numero uno è Giuseppe De Rita, 89 anni, fondatore del Censis e decano dei sociologi italiani», nonché intellettuale cattolico di area progressista del periodo montiniano.
Già nelle settimane precedenti dal mondo cattoprogressista erano arrivate forti critiche a papa Bergoglio, a causa di certe sue decisioni recenti. Dando la sensazione della fine di una stagione. Tuttavia Magister, nel suo articolo, sottolineava il riposizionamento in corso non solo da parte degli intellettuali bergogliani (a cui si potrebbero aggiungere i media), ma anche da parte dei cardinali considerati più vicini a Francesco: «È scoccata l'ora di prendere le distanze dal papa regnante, se si punta a succedergli».
In effetti potrebbe incidere, nella decisione di rinunciare, anche la situazione generale della Chiesa che è drammatica: basti ricordare i conflitti con l'episcopato tedesco e con quello americano (le due Chiese che portano più donazioni al Vaticano), le statistiche desolanti sulla pratica religiosa e sulle vocazioni di questi anni, la confusione che dilaga fra i fedeli per una gerarchia che sembra troppo diversa rispetto al magistero chiaro e autorevole dei papi precedenti, poi gli scandali, il vicolo cieco delle riforme della Curia, il processo in corso in Vaticano, le controversie dottrinali...
IL CANONE
Tuttavia - per un papa che è sempre stato estremamente attivo come Bergoglio - il problema della salute incide pesantemente. Una settimana dopo l'intervento chirurgico, sul quotidiano argentino La Nacion, vicino al papa, è uscito un lungo articolo dedicato alle «domande difficili sollevate dall'età avanzata di Francesco». Il sottotitolo spiegava che, dopo l'intervento chirurgico, si cominciava a parlare di possibili dimissioni.
Secondo il giornale argentino «gli osservatori vaticani» ritengono «all'unanimità che Francesco non è vicino alle dimissioni», ma - osserviamo - questo accadeva anche alla vigilia della rinuncia di Benedetto XVI. «Non riesco a immaginare che Francesco si dimetta finché Benedetto è ancora vivo», ha dichiarato Christopher Bellitto, storico pontificio alla Kean University di Union, nel New Jersey. «Avere un papa emerito crea già confusione. Averne due finirebbe per complicare il quadro».
Tuttavia questo argomento comincia ad essere affrontato in maniera "scientifica" da canonisti e teologi che sembrano preparare il terreno a provvedimenti ufficiali della Santa Sede per definire precisamente tutta la casistica relativa al ministero petrino dopo che Benedetto XVI ha rinunciato e si è definito "papa emerito" (espressione del tutto nuova nella storia della Chiesa).
La canonista Geraldina Boni ha appena pubblicato «una proposta di legge, frutto della collaborazione della scienza canonistica, sulla sede romana totalmente impedita e la rinuncia del papa» affinché «il legislatore supremo possa attingere spunti ragionati e ben argomentati per la promulgazione di una normativa su questi temi: una normativa che pare oramai urgente e indilazionabile».
Perché una tale urgenza dopo otto anni in cui il problema della convivenza di due papi sembrava ignorato da tutti? Forse proprio perché si respira aria di nuovo conclave? La Nacion, dopo aver assicurato che papa Francesco sta bene e che non è in procinto di dimettersi, riporta il pensiero di Alberto Melloni, storico della Chiesa e intellettuale simbolo del cattoprogressismo. Secondo Melloni il pontificato di papa Francesco è comunque entrato nel capitolo finale: «Quando un papa invecchia, entriamo in un territorio sconosciuto e incerto».
Ciò non significa, a suo avviso, che papa Bergoglio sia necessariamente alla vigilia della rinuncia, ma che ormai i papi non vorranno più aspettare un'età avanzatissima e delle pessime condizioni di salute per dimettersi. Secondo Melloni, il quale intravede il rischio che la burocrazia vaticana prenda il sopravvento, «se un papa vuole dimettersi, deve trovare il momento giusto, prima che la debolezza diventi troppo evidente». E Francesco, nelle scorse settimane, fra il serio e il faceto, ha detto a qualcuno che nella prossima primavera potrebbe esserci un nuovo papa.
3 - DAL FILIPPINO TAGLE AL GUINEANO SARAH ECCO CHI CONTA DI PIÙ TRA I CARDINALI
Caterina Maniaci per “Libero quotidiano”
Sempre in agitazione il "borsino" delle quotazioni dei porporati ai primi posti nelle gerarchie. Bisogna però sempre ricordare l'antico detto: «Chi entra papa in conclave, ne esce cardinale», che molte volte è stato puntualmente rispettato. Una cosa è certa: con le numerose nomine di papa Francesco la composizione del collegio cardinalizio è diventata sempre più internazionale, sempre meno eurocentrico. In accordo con il dettato del Papa, ossia dare spazio alla "periferia" della Chiesa, ecco uomini scelti dalle Mauritius, dal Laos, da Capo Verde, da Haiti...
Praticamente sconosciuti, coerenti con i punti salienti del "programma" di Francesco: dialogo interreligioso, attenzione agli ultimi, emergenza climatica. I nomi dei "papabili"? Sottoposti agli equilibri instabili della Curia, dalle voci che si rincorrono nei sacri palazzi. Resta comunque nella lista dei "più in vista" il filippino Luis Antonio Gokim Tagle.
Il Papa lo chiamò a presiedere il sinodo straordinario sulla famiglia nel 2014 e quello ordinario del 2016; a conclusione del sinodo dei giovani del 2018, fu il primo eletto per l'Asia nel consiglio preparatorio del sinodo successivo.
Altro nome in primo piano è quello del cardinale Robert Sarah, originario della Guinea, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Autore di bestseller, conta moltissimi ammiratori ma anche molti detrattori, soprattutto tra i bergogliani "duri e puri". È opinione diffusa, tuttavia, che per i critici di questo papato in nome della tradizione sarebbe un ottimo candidato, ma in un collegio cardinalizio nominato per più della metà da Bergoglio stesso sarebbe difficile ottenere i due terzi dei voti.
Alcune voci accrediterebbero il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin o l'arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi, due italiani che però mal si accorderebbero con l'idea di proseguire sulla linea di globalizzazione della scelta di un futuro Pontefice.