L’ARIA CONDIZIONATA LA POSSIAMO USARE, SI O NO? IL DUBBIO DELL'ESTATE: “E' STATO IPOTIZZATO CHE L'ARIA CONDIZIONATA POSSA AEROSOLIZZARE IL VIRUS E TRASMETTERLO A DISTANZA MA QUESTO NON È ASSOLUTAMENTE PROVATO”, DICE GIOVANNI REZZA DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ - È IL FATTORE VENTO A DIVIDERE GLI SCIENZIATI...

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Valentina Arcovio per “il Messaggero”

 

aria condizionata

È dall'inizio della pandemia che gran parte delle nostre speranze sono state riposte nell'arrivo della stagione estiva. Non solo per la controversa ipotesi di un «indebolimento» del virus per il caldo, ma anche per la diminuzione delle occasioni di assembramenti in luoghi chiusi. Tuttavia, rimane il grande timore dell'eventuale ruolo che potrebbe giocare l'utilizzo dell'aria condizionata in uffici, mezzi pubblici, ristoranti, bar, ecc. Timori a cui la scienza non sembra dare risposte univoche.

 

LO STUDIO CINESE

«E' stato ipotizzato che l'aria condizionata possa aerosolizzare il virus e trasmetterlo a distanza ma questo non è assolutamente provato», dice Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). I primi studi a ipotizzare un possibile rischio contagio a causa dell'aria condizionata sono stati condotti in Cina e in Corea del Sud.

 

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Il primo è l'analisi di una serie di contagi che si pensa siano avvenuti in un ristorante di Guangzhou, ex Canton. Sarebbe successo lo scorso gennaio quando una donna di 63 anni, andata al ristorante con la sua famiglia, è risultata positiva al Covid-19. Nelle due settimane successive, altri nove clienti di quello stesso ristorante sarebbero risultate positive. Non solo i restanti membri della famiglia della donna, ma anche altri 5 commensali.

 

C'erano altri 73 commensali quel giorno sullo stesso piano del ristorante e loro non si sono ammalati. Nemmeno gli otto camerieri in turno in quel momento. Tutte le persone che sono state contagiate erano allo stesso tavolo della persona infetta o in uno dei due tavoli vicini sulla linea del condizionatore in una stanza senza finestre. Lo studio, tuttavia, presenta grossi limiti. I ricercatori, ad esempio, non hanno eseguito esperimenti per simulare la trasmissione aerea. Inoltre, i 6 campioni prelevati dal condizionatore d'aria sono risultati negativi.

 

IL CALL CENTER

flusso aria condizionata ristorante coronavirus cina

Lo studio in Corea del Sud, invece, è stato condotto in un call center situato in un palazzo di 19 piani. L'allarme è scattato alla diagnosi di un caso di Covid-19 in una persona che lavorava nell'edificio l'8 marzo scorso. Sono stati così testate 1.143 persone e identificati 97 casi positivi al Covid-19. Tra i positivi 94 lavoravano al call center dell'11esimo piano, che aveva un totale di 216 dipendenti e quindi un tasso di prevalenza del 43,5%. Non solo: tutti tranne cinque erano sullo stesso lato dell'edificio nella stessa porzione di open space.

 

Da questi studi sono partiti i timori che l'aria condizionata possa aerosolizzare il virus. Secondo Rezza, però, al massimo può fare da «effetto vento e spingere goccioline di saliva all'interno di un ambiente chiuso», come dimostrerebbe uno studio pubblicato di recente sulla rivista Emerging Infectious Diseases.

 

EFFETTO VENTO

Dai risultati è emerso che, all'interno di un ambiente chiuso dove due famiglie erano sedute a circa un metro di distanza, l'aria condizionata ha fatto da vento, spostando le goccioline di saliva di poco più di un metro. «Ma si tratta di un caso eccezionale, non è stata l'aria condizionata in sé a trasmettere il virus», spiega Rezza.

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Concorda con questa analisi anche Pier Luigi Lopalco, epidemiologo, responsabile Coordinamento Regionale Emergenze Epidemiologiche Puglia. «I problemi potrebbero essere i flussi d'aria che vengono creati dai condizionatori perché potrebbero spostare le famose goccioline che contengono il virus molto più lontano dal famoso metro di distanziamento», dice.

 

«SERVE CAUTELA»

«Dipende dunque se l'aria condizionata crea dei flussi», aggiunge. Gli studi condotti finora, secondo il virologo Roberto Burioni, in vista dell'apertura di bar e ristoranti, dovrebbero spingerci a una «particolare cautela nella disposizione dei tavoli e nel loro distanziamento, specie in presenza di forti correnti d'aria dovute a condizionatori».

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