L’ATTENTATORE DELLA METROPOLITANA DI NEW YORK POTREBBE ESSERE FRANK JAMES: IL 62ENNE È IL TITOLARE DELLA CARTA DI CREDITO USATA PER AFFITTARE IL FURGONCINO LEGATO ALL'ATTACCO IN CUI SONO RIMASTE FERITE 29 PERSONE – L’UOMO, VESTITO DA ADDETTO DELLA METRO, PRIMA HA LANCIATO UN FUMOGENO E POI HA INIZIATO A SPARARE ALL’IMPAZZATA. UNA STRAGE EVITATA PERCHÉ L’ARMA SI SAREBBE INCEPPATA - GLI ATTIMI DI TERRORE NEL VAGONE: “C’ERA FUMO OVUNQUE. ERAVAMO INTRAPPOLATI, I FERITI VENIVANO CALPESTATI…" - VIDEO
1. NEW YORK, ATTENTATO IN METRO: CACCIA AL SOSPETTATO FRANK JAMES, ERA VESTITO DA OPERAIO. SUL WEB POSTAVA VIDEO CONTRO IL SINDACO
New York sotto shock. L'attacco nella metropolitana, lo strumento di democratizzazione per eccellenza in una città delle grandi disparità, e la caccia all'uomo ancora in corso preoccupano i cittadini. La polizia cerca di rassicurare ma al momento sono passate oltre 12 ore dall'incidente e il sospetto resta in fuga.
Chi è Frank James
Le autorità sono alla ricerca di Frank James, considerato una «persona di interesse» nelle indagini. L'afroamericano 62enne è il titolare della carta di credito usata per affittare il furgoncino legato all'attacco e trovato a pochi isolati dalla stazione di Sunset Park, a Brooklyn. Su James si sa al momento ben poco: ha affittato il mezzo a Philadelphia, dove ha una delle sue residenze. L'altra è in Wisconsin. Frank James ha postato video «preoccupanti» online in cui parlava dei senzatetto e del sindaco di New York Eric Adams. La polizia «non ha nessuno sotto la sua custodia» al momento per l'attacco alla metropolitana di New York. Per questo è stata rafforzata la sicurezza del sindaco che al momento si trova in isolamento dopo aver contratto il Covid.
L'uomo vestito come un addetto della metro
Le indagini preliminari sulla sua presenza sui social hanno rivelato video «preoccupanti» in cui parlava del problema dei senzatetto, di New York e del suo sindaco Eric Adams. La polizia si limita a definire James una persona di interesse e non un sospetto o il presunto autore dell'attacco. Non è chiaro se sia per eccessiva prudenza oppure perché non è veramente emerso con forza che possa essere il responsabile. All'interno della stazione le telecamere non funzionavano e così la polizia - che offre 50.000 dollari a chiunque sia in grado di fornire informazioni che portino all'arresto del responsabile - è costretta a vagliare i video dei testimoni a caccia di indicazioni e per incrociare le informazioni a sua disposizione.
Continuano intatto a emergere dettagli sui minuti di terrore e panico nella metropolitana: il sospetto era all'interno del vagone quando ha estratto dal suo zainetto una bomboletta fumogena. Poi ha indossato la maschera antigas e ha iniziato a sparare. Almeno 33 colpi sono stati esplosi poi la pistola, una Glock 9 millimetri, si è inceppata e questo avrebbe evitato il peggio. A quel punto l'uomo, vestito come una addetto della metro, è scappato.
Alla fermata oltre alla pistola usata, è stata trovata una borsa con le chiave del furgoncino affittato, munizioni, un'accetta, fuochi d'artificio e un contenitore con della benzina. «Siamo stati fortunati, poteva andare molto peggio», afferma il capo della polizia di New York Keechant Sewell, parlando dei 23 feriti. Nessuno di loro è in pericolo di vita. Sewell quindi assicura che le indagini proseguono serrate con centinai di agenti impegnati sul campo. Cerca di stemperare la tensione anche Adams assicurando il suo impegno per combattere la violenza dilagante, in particolare nella metro da tempo orami palcoscenico di attacchi di varia sorta. Fra le ipotesi paventate dal sindaco c'è quella dei metal detector. Assicura l'appoggio necessario alla battaglia anche Joe Biden, chiamato al pungo duro da più parti di fronte a un balzo della violenza a livello nazionale.
FUMOGENI E SPARATORIA 29 FERITI NELLA METRO SCATTA LA CACCIA ALL'UOMO
Anna Guaita per “Il Messaggero”
Un'immensa caccia all'uomo è scattata ieri mattina a New York dopo che un uomo aveva sparato all'impazzata in un vagone della metro a Brooklyn ed era scappato confondendosi con la folla. L'allarme della governatrice dello Stato, Kathy Hochul, riassumeva il senso di ansia che ha attanagliato la città: «Questo individuo è pericoloso ed è ancora a piede libero. State attenti, state allerta!»
Nel pomeriggio la polizia ha potuto trovare un'immagine chiara dell'attentatore nel cellulare di uno dei presenti, ma per varie ore non si era capito cosa fosse successo, tanto che si era creduto che gli attacchi fossero stati due, avvenuti in due diverse stazioni, la 25esima e la 36esima strada nel quartiere residenziale di Sunset Park a Brooklyn. Erano girate teorie che si fosse trattato di attacchi a base di esplosivi e armi da fuoco, che fosse terrorismo.
Le voci si sono incrociate febbrili in una città già sul chi vive per la recente grave recrudescenza del crimine. In tarda mattinata, il capo della polizia Keechant Sewell e la governatrice dello Stato Kathy Hochul si sono presentate ai microfoni per fare un po' di chiarezza. Assente il sindaco, Eric Adams, in quarantena perché positivo al Covid. Il mistero dei due possibili luoghi dell'attentato si è spiegato con la meccanica dell'attacco.
L'ATTENTATORE L'attentatore è salito su un vagone della linea N, e quando il treno si è avvicinato alla stazione della 36esima strada, l'uomo si è messo in faccia una maschera antigas. Un passeggero gli ha chiesto: «Ehi fratello, che stai facendo?» Poco dopo l'uomo ha estratto una bombola di gas lacrimogeno, e appena il fumo ha cominciato a invadere la vettura ha preso dal borsone un'arma con cui ha sparato all'impazzata. La folla del vagone è scappata sulla banchina, alcune persone ferite aiutate da altri passeggeri, mentre molti sono scappati verso un'uscita della stazione. Ma si deve alla prontezza del conducente di un altro treno se lo sparatore non ha fatto più vittime nella folla: dall'altro lato della banchina infatti c'era fermo un convoglio della linea R.
Il conduttore ha capito cosa stava succedendo e ha gridato nell'altoparlante di correre nel suo treno. È stata un questione di secondi, ma in molti hanno scelto di infilarsi a testa bassa in quelle vetture e il treno è partito, per fermarsi dopo pochi minuti alla stazione della 25esima, dove i passeggeri reduci dall'attentato sono scappati verso la strada, alcuni feriti e sanguinanti. È stata la vista di persone in fuga sia alla 36esima che alla 25esima che ha fatto pensare a due diversi attacchi.
L'allarme è stato dato alle 8,27 da vari passeggeri. Le forze dell'ordine e i vigili del fuoco sono arrivati nell'arco di pochissimi minuti, trovando una situazione estremamente confusa, in cui però un elemento è diventato drammaticamente chiaro all'istante, e cioè che l'attentatore si era dileguato e che in città circolava un individuo armato e pericoloso di cui si sapeva pochissimo.
L'uomo ha lasciato dieci feriti nel vagone, ma anche quelli che se lo sono visto di fronte, fra la paura e il fumo, hanno potuto solo ricostruire che si trattava di un afroamericano alto circa un metro e 70, di corporatura pesante, che indossava una felpa con cappuccio grigio e un giubbotto catarifrangente di quelli in dotazione ai lavoratori della metropolitana. L'attacco ha dunque lasciato 10 persone con ferite di arma da fuoco e almeno altre 19 con ferite causate dalla fuga travolgente. Molti hanno espresso stupore per il fatto che in un ambiente così ristretto lo sparatore non avesse causato un massacro.
Le teorie sono state delle più disparate, ma sembra che l'uomo si sia fermato perché la sua pistola si era inceppata. L'ha infatti abbandonata, insieme a diversi caricatori di armi ad alta capacità e alla stessa maschera antigas, in un borsone che la polizia ha ritrovato.
Nelle ore seguenti all'attacco, il quartiere di Sunset Park è stato letteralmente invaso dalle forze dell'ordine e sorvolato dagli elicotteri. La polizia ha cominciato a dare la caccia a un furgone con la targa dell'Arizona. Le scuole del quartiere sono state poste in lockdown, mentre molti negozianti hanno invece aperto le porte alla gente che fuggiva dalla metro, mezzo soffocata. Paralizzata la rete della metro cittadina, con decine di migliaia di lavoratori bloccati.
LE INDAGINI La capo della polizia Keechant Sewell ha spiegato che le indagini non vertevano sul terrorismo come possibile causa dell'attacco, ma che, come vuole la regola, «non era escluso nulla». L'ipotesi che si sia trattato di una «vendetta» dominava nelle analisi ieri sera. Ma su tutto c'era un senso di rabbia nella popolazione, uscita da due anni di covid e oggi alle prese con una recrudescenza della criminalità.
La governatrice Hochul, che corre per la rielezione a novembre ha parlato con passione: «Basta con queste sparatorie, devono finire, siamo stufi marci di sentire di nuove vittime». Allo stesso tempo Hochul ha però necessariamente contribuito all'ansia generale quando ha messo la popolazione in allerta. Non ci sono dubbi che il nuovo sindaco Eric Adams stia tentando nuove strategie per domare la criminalità, ma la metro è sempre stata il ventre molle della città: con oltre 450 stazioni e una media di 400-500 treni sempre in movimento, è impossibile avere occhi e uomini di guardia dappertutto.
«INTRAPPOLATI NEL VAGONE I FERITI VENIVANO CALPESTATI»
Flavio Pompetti per "Il Messaggero"
Il racconto più puntuale lo fa con voce rotta dalla paura Yav Montano, uno dei passeggeri che era a bordo della carrozza in cui a un certo punto è iniziata la sparatoria. Appena uscito dalla stazione sotterranea Yav prende il telefono in mano e ripercorre quegli istanti interminabili. «Eravamo quasi arrivati alla stazione della trentaseiesima strada - dice c'era stato un travaso di passeggeri da un altro convoglio e a bordo c'era davvero un affollamento quasi mai visto.
Ho sentito la prima esplosione dell'ordigno; ho visto immediatamente il fumo e poco dopo ho sentito gli spari. Poi c'è stata la confusione più totale. I passeggeri si sono tutti ammassati verso il fronte del vagone dove mi trovavo io, ma le porte, anche quelle che comunicano tra una carrozza e l'altra, erano già bloccate, come accade sempre nei casi di emergenza. Ho visto diverse persone che cercavano di aprirle: in tanti sono piombati nella disperazione perché non si poteva uscire da quello spazio stretto, con il sangue che già macchiava il pavimento, e il fumo che toglieva il respiro e ci aveva reso ciechi».
L'INCUBO SUL VAGONE PIENO L'attacco è avvenuto nel mezzo dell'ora di punta del pendolarismo, mentre la metropolitana era piena di persone che andavano al lavoro, e di studenti che si affrettavano per arrivare a scuola. Come Cemile Toseglu, una diciassettenne al terzo anno del Brooklyn Tech, la scuola di eccellenza che diploma futuri ingegneri ed architetti: «Ho visto una donna cadere a terra, spinta dalla massa di persone che dietro di lei cercavano di allontanarsi il più possibile dallo sparatore. L'hanno calpestata in mezzo alle grida, e la stessa sorte è toccata poco dopo anche a me».
Qualcuno dei passeggeri ha visto l'attentatore. Sono le stesse persone stralunate che si notano nei video registrati sulle banchine della stazione, quando finalmente il treno si è fermato e i passeggeri hanno avuto la possibilità di uscire dalla gabbia di fumo e di sangue. Hanno perso le scarpe o qualche vestito nella calca, c'è chi sanguina da una gamba e chi si deve appoggiare a un pilato per reggersi in piedi. Raccontano ai poliziotti ciò che hanno visto e aiutano gli agenti a ricostruire l'identikit di chi ha sparato.
IL FINTO OPERAIO ARMATO Una giovane che desidera restare anonima lo ha visto da vicino quel giovane che ha sparato all'impazzata: «Era seduto in fondo allo scompartimento, vestito con la casacca gialla fosforescente dei manutentori della metro.
Ho visto che aveva a fianco a sé una valigia, forse quella dalla quale ha poi estratto la granata lacrimogena e l'arma».La divisa gialla ha confuso tutti: «Ho pensato che fosse un impiegato della società municipale dei trasporti ha detto uno degli altri viaggiatori a bordo della carrozza. Ho continuato a pensarlo anche quando ha fatto esplodere il fumogeno.
Nella confusione ho persino pensato che potesse trattarsi di una regolare operazione di manutenzione, per quanto folle. Solo il rumore delle pallottole, e poi le urla degli altri, mi hanno risvegliato dal torpore e convinto di quello che stava davvero accadendo».Nei video, comunque, si vedono anche scene di confortante solidarietà. Passeggeri che aiutano chi non può camminare, che tentano di prestare i primi soccorsi ai feriti, per fortuna tutti in condizioni stabili negli ospedali già a metà giornata. Invisibili sono invece le ferite più profonde che un attentato come questo infligge ai superstiti, ma anche all'intera cittadinanza.
Menomazioni meno visibili a prim' occhio, ma molto incisive nel lungo termine, come anticipa la testimonianza di Brenner, un'insegnante che viaggiava a bordo del convoglio per raggiungere la scuola elementare nella quale lavora da quasi vent' anni: «Sono nata e cresciuta a New York, e vivo nello stesso quartiere di Brooklyn dove ho abitato da piccola con la mia famiglia. Mi sono sempre ritenuta: New York tough, cioè una dura, resistente alle asperità della vita. Oggi però sento di aver ricevuto un colpo doloroso, e non so quanto mi ci vorrà a riprendermi. Avevo diradato i viaggi in metropolitana in questi due anni di Covid, e solo da poco avevo ripreso il ritmo quotidiano di due corse per andare e tornare dal lavoro. Ora non me la sento di tornare sottoterra per almeno il resto della settimana. E dopo? Dopo chi lo sa?».