L’ECATOMBE SILENZIOSA: DA INIZIO ANNO IN ITALIA SI SONO SUICIDATI 79 DETENUTI: LE PERCENTUALI DI CHI SI TOGLIE LA VITA SONO 15 VOLTE PIÙ ALTE RISPETTO ALLE PERSONE IN LIBERTÀ – TRA I CARCERATI CHE HANNO DECISO DI FARLA FINITA IN CARCERE, 31 NON ERANO NEANCHE STATI CONDANNATI ED ERANO IN ATTESA DEL GIUDIZIO DI PRIMO GRADO – IL GARANTE DEI DETENUTI MAURO PALMA: “IL 62% DEI SUICIDI AVVIENE DURANTE I PRIMI SEI MESI DI CARCERE. SEMBRA CHE LO STIGMA PERCEPITO COSTITUISCA L’ELEMENTO CRUCIALE CHE SPINGE AL GESTO ESTREMO”
-Stefano Zurlo per “il Giornale”
C'è stato un momento, all'inizio della pandemia, in cui la situazione, già pesante, è sfuggita di mano. L'8 marzo 2020 nel carcere di Modena scoppia una rivolta: i detenuti saccheggiano la farmacia e si impadroniscono dei flaconi di metadone e psicofarmaci. È una strage con nove morti. Il giorno dopo scene da Sudamerica vanno in scena a Foggia: evadono dalla prigione in settantadue. Un record nel pur disastrato mondo dei penitenziari italiani.
Poi il mondo che sta dietro le sbarre torna nelle retrovie: i problemi non sono risolti, ma chi è fuori ha già i suoi guai e quelli di chi è in cella interessano poco. Si dice che sia il sovraffollamento l'emergenza numero uno, ma non è così. Non quest' anno che si avvia alla chiusura con un macabro primato che ha fatto indignare l'appena arrivato guardasigilli Carlo Nordio: i suicidi, arrivati ai primi di dicembre a quota 79. Un'ecatombe, un picco che non trova confronti nelle statistiche degli ultimi dieci anni e un valore che è quindici-diciotto volte più alto di quello delle persone libere.
C'è una relazione fra le cifre dei «prigionieri» e il numero di quelli che si tolgono la vita. Ma il legame spiega fino a un certo punto: nel 2021 c'erano stati 58 suicidi, 62 nel 2020 e 54 nel 2019. Dieci anni fa, nel 2012, si erano uccise in cella 56 persone, ma la popolazione carceraria era molto più alta: 66mila persone contro le circa 55mila di oggi.
C'è dell'altro evidentemente: il disagio psichico, la fragilità, la solitudine di molti stranieri, il fatto che circa il 40 per cento dei carcerati faccia uso di psicofarmaci. Colpisce anche un altro dato: 31 detenuti sucidi erano in attesa del giudizio di primo grado.
E allora come interpretare questa strage silenziosa? «Il 62 per cento dei Il numero di suicidi nelle carceri italiane, una media diciotto volte più alta rispetto a fuori dal carcere suicidi avviene nei primi sei mesi di carcere - nota il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma - sembra quindi che lo stigma percepito dell'essere approdati in carcere costituisca l'elemento cruciale che spinge al gesto estremo».
Per Nordio c'è naturalmente in cima alla lista la costruzione di nuove carceri: in Italia i tempi per realizzare una struttura sono lunghissimi, almeno dieci anni, e dunque la soluzione che il ministro propone è quella dell'utilizzo delle caserme dismesse. Ma poi c'è il tema incandescente delle pene alternative, particolarmente per i tossicodipendenti che sono circa il 40 per cento dei carcerati. «C'è una mia sensibilità sul punto - spiega il ministro - .
Non è detto che ci debba essere necessariamente solo il carcere, soprattutto per i reati che non sono di particolare allarme sociale. Ci sono delle comunità dove la sicurezza è garantita al massimo. Io ho visitato a suo tempo San Patrignano».
Insomma, si cerca di tracciare la strada per uscire da un perenne affanno.
C'è poi, questione dentro una questione più grande, la situazione difficile delle carceri minorili. La rivolta al Beccaria di Milano e la fuga di sette ragazzi porta in prima pagina le difficoltà dei più giovani. C'è una specificità legata al Beccaria, un tempo considerato una prigione modello e oggi in crisi per diverse ragioni: anzitutto, come denunciato dal sindaco Giuseppe Sala, l'assenza di un direttore da vent' anni, con diversi reggenti che hanno fatto quel che potevano in uno stato di precarietà e sospensione.
E c'è poi l'eterna questione dei cantieri che vanno avanti da troppo tempo, con lavori iniziati nel 2008 in quello che allora era il reparto femminile. Ancora, è facile immaginare quel che può accadere nella convivenza fra ragazzini di 14-15 anni e i loro compagni più grandi di 25 anni, perché per legge questo è il limite d'età per gli istituti minorili.
Più in generale, questo circuito è riuscito a trasformare la detenzione nell'eccezione: al 15 gennaio 2022 erano 316 i detenuti, solo il 2,3 per cento di quelli in carico ai servizi della giustizia minorile. Ma dopo la flessione legata alla pandemia c'è nel primo semestre del 2022 un aumento del 16,7 per cento di under 18 denunciati, fermati o arrestati. E quasi un terzo delle rapine è opera di giovanissimi.