L’ESORDIO IN TRIBUNALE DI ALESSIA PIFFERI, LA 37ENNE ACCUSATA DI AVER LASCIATO MORIRE DI STENTI LA FIGLIA DI 18 MESI - LA DIFESA HA NUOVAMENTE CHIESTO AL GIUDICE DI POTER FARE ENTRARE IN CARCERE ALCUNI ESPERTI PER “UNA CONSULENZA NEUROSCIENTIFICA”: “PARLA SEMPRE DI SUA FIGLIA, CHIEDE SEMPRE DELLA BAMBINA, SI RENDE CONTO CHE NON L’ABBRACCERÀ MAI PIÙ. PASSA DA FASI DI SCONFORTO E DI PIANTO AD ALTRI IN CUI NON HA NESSUNA COGNIZIONE DI QUANTO ACCADUTO”

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Luigi Ferrarella per www.corriere.it

 

ALESSIA PIFFERI

Pallida, senza trucco, smagrita in un tailleur nero gessato, molto diversa dall’immagine sinora restituita dalle foto posate per i social, mercoledì mattina è entrata per la prima volta in Tribunale a Milano la 37enne Alessia Pifferi, arrestata il 21 luglio con l’accusa di omicidio aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni. Bersagliata in corridoio da una selva di flash di fotografi, telecamere e microfoni, Pifferi è entrata in silenzio nella stanza del giudice Fabrizio Filice per un’udienza puramente tecnica sul conferimento o meno di una perizia.

 

la morte della piccola diana a ponte lambro

«Parla sempre di sua figlia, chiede sempre della bambina, si rende conto che non l’abbraccerà mai più. Passa da fasi di sconforto e di pianto ad altri in cui non ha nessuna cognizione di quanto accaduto», raccontano i suoi difensori Solange Marchignoli e Luca D’Auria, per far comprendere quale sarebbe il suo stato d’animo. «È terrorizzata - prosegue l’avvocato Marchignoli -, ha paura, vive ovattata in carcere e queste telecamere le fanno paura. A me fa tenerezza, è spaventata da questa attenzione mediatica. Dopo l’iniziale caccia alle streghe bisogna capire che ha una storia drammatica, vogliamo fare luce su quanto accaduto senza inventare storie».

alessia pifferi

 

La difesa ha nuovamente chiesto al giudice di poter fare entrare in carcere alcuni esperti per «una consulenza neuroscientifica. Preferiamo agire con i guanti di velluto e quindi, per non inquinare il suo ricordo, lasciare ai consulenti questo compito, ossia capire cosa comprende. Vogliamo vedere - contestualizza l’avvocato D’Auria - come questa persona si relaziona rispetto alla realtà, il che non integra per forza la capacità di intendere e di volere».

 

I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro si sono opposti alla perizia, e il gip Filice si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Il 14 ottobre sarà poi conferito in incidente probatorio l’incarico a un genetista per procedere all’analisi del contenuto sul biberon, su una bottiglia d’acqua e sulla boccetta di benzodiazepine trovati accanto alla culla.

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