L’“ALIAS” DELL’INCLUSIONE – PER NON INCASELLARE GLI STUDENTI CHE NON RIENTRANO NEL COSTRUTTO DI GENERE BINARIO, CREIAMO UN’ALTRA CASELLA: NELLE SCUOLE DEL LAZIO ARRIVA LA "CARRIERA ALIAS", CON L'ASSEGNAZIONE DI “UN'IDENTITÀ PROVVISORIA” CHE NON SIA DECLINABILE NÉ AL FEMMINILE NÉ AL MASCHILE – NEL VADEMECUM PER LE SCUOLE DEGLI SPECIALISTI DELL'OSPEDALE SAN CAMILLO DI ROMA, GLI ISTITUTI SONO INVITATI A INDIVIDUARE UN BAGNO SEPARATO PER I TRANS E…

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Niccolò Carratelli per "la Stampa"

 

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«Gli studenti non possono apprendere quando non si sentono al sicuro». È la premessa del vademecum, destinato a insegnanti e operatori scolastici, messo a punto dal "Servizio per l' adeguamento tra identità fisica e identità psichica" (SAIFIP) dell' ospedale San Camillo di Roma. Il primo centro in Italia, attivo dal 2005, a occuparsi di varianza di genere nei minorenni. Pochi giorni fa ha pubblicato un documento intitolato «Linee guida per la scuola: strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere».

 

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L' Ufficio scolastico per il Lazio lo ha recepito e girato a tutti gli istituti della regione, insieme all' avviso dell' apertura delle iscrizioni a un webinar di formazione sulle stesse tematiche, che si terrà a settembre. «È il primo documento di questo tipo diffuso in Italia - spiega a La Stampa la psicologa Maddalena Mosconi, responsabile dell'"area minori" del SAIFIP - nel rispetto dell' autonomia scolastica, sono consigli, indicazioni pratiche, con l' obiettivo di tutelare gli studenti che sentono il bisogno di presentarsi al mondo in base al sesso percepito».

 

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Ad esempio, cominciando a scuola la loro "transizione sociale": scegliendo il proprio nome di elezione, declinato al femminile o al maschile, ottenendo di farsi chiamare così da professori e compagni, al momento dell' appello o sul registro elettronico della classe, adattando la modulistica ufficiale dell' istituto, con la consapevolezza che «non tutti gli studenti rientrano nel costrutto di genere binario». Avviare, insomma, la "carriera alias", con l' assegnazione di «un' identità provvisoria e non consolidabile, per garantire la privacy circa la loro storia».

 

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È una possibilità già riconosciuta a chi frequenta il liceo artistico "Ripetta" di Roma, il primo nel Lazio a sperimentare questo percorso, che passa anche attraverso un salto culturale da parte di presidi e docenti: «Non sa quante resistenze, mentali e burocratiche, incontro ogni volta che chiamo la scuola di uno dei ragazzi che seguo - racconta Mosconi - Presidi che si appellano alle norme, all' anagrafe: c' è un pregiudizio, uno stigma da superare, anche per questo sono utili queste indicazioni dall' alto».

 

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La "carriera alias" è solo una delle buone pratiche suggerite, come quella sull' uso dei bagni e degli spogliatoi: «Molti adolescenti transgender riferiscono di non usarli per il forte imbarazzo causato dal dover andare in un bagno diviso per genere - si legge nel documento - è opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere, quale può essere, per esempio, il bagno dei professori».

 

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Col gruppo classe, poi, sarebbero fondamentali le attività di sensibilizzazione e quelle di gruppo, ma «non segregate per sesso». I dati più recenti, elaborati dagli esperti del SAIFIP del San Camillo, descrivono un aumento del 150% di casi di varianza di genere tra i minori nel primo trimestre 2021, rispetto allo stesso periodo dell' anno scorso, con un abbassamento dell' età media a 12-13 anni. Ormai i più bullizzati sono gli studenti trans delle scuole medie, mentre l' incidenza di aggressioni e offese tende a diminuire dal secondo anno delle superiori.

 

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«Le nostre rilevazioni ci dicono che le vittime di bullismo transfobico hanno una percentuale di abbandono scolastico tripla rispetto agli altri studenti», spiega Mosconi. Del resto, la scuola va considerata una «palestra di società» e «la varianza di genere dovrebbe rappresentare una grande opportunità per intraprendere delle attività in materia di diversità, che beneficino non solo il minore interessato, ma tutti gli alunni e l' istituto scolastico nel suo insieme».

 

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Le nuove linee guida vengono definite, invece, una «imposizione inaccettabile» dall' associazione Pro Vita & famiglia onlus: «Per una supposta inclusione di allievi con varianza di genere - dice - si legittima un approccio ideologico ai gender studies nella scuola pubblica».

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