L’ULTIMA “RAZZATA” DI MUSK: DOPO L'ENDORSEMENT A TRUMP ORA PRENDE LE DISTANZE DA SE STESSO – ELON SOSTIENE CHE LA NOTIZIA SUI 45 MILIONI AL MESE DI DONAZIONI AL TYCOON SIA FALSA. POI SI SMARCA: “NON MI DEFINIREI UN 'MAGA', PERCHÉ NON MI ABBANDONO AL CULTO DELLA PERSONALITÀ” (O ALMENO A QUELLA DEGLI ALTRI) – “HO EFFETTUATO QUALCHE DONAZIONE ALL’AMERICA PAC MA NON QUELLE CIFRE…” - VIDEO
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(ANSA) - "Semplicemente, non è vero". Elon Musk smentisce seccamente le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi secondo cui ogni mese staccherebbe un assegno da 45 milioni di dollari a favore della campagna per la rielezione di Donald Trump.
"Non mi definirei un Maga perché non mi abbandono al culto della personalità", ha precisato il magnate. Parole che alcuni osservatori hanno letto come una presa di distanza dall'ex presidente dopo averlo appoggiato senza se e senza ma per la corsa alla Casa Bianca prima che Joe Biden si ritirasse. In un'intervista allo psicologo e commentatore conservatore Jordan Peterson, il patron di Tesla ha spiegato di aver effettuato qualche donazione ad America Pac, il super pac che ha cofondato, ma neanche lontanamente vicine alla cifra ventilata dal Wall Street Journal.
Molti amici di Musk hanno già contribuito ad America Pac: si va dai gemelli Winklevoss, i nemici di Mark Zuckerberg, a Joe Lonsdale, il cofondatore di Palantir insieme a Peter Thiel, uno dei maggiori donatori del senatore dell'Ohio scelto da Trump come suo vice, J.D. Vance.
America Pac ha come obiettivo quello di "promuovere i principi che hanno reso l'America grande come la meritocrazia e la libertà individuale", ha spiegato Musk, mettendo in evidenza come alcuni dei valori chiave del suo political action committee sono in linea con quelli del movimento Maga-Make America Great Again di Trump. Nonostante questo "non mi definirei Maga: io credo che l'America sia grande e mi sento più Mag, Make America Greater", ha aggiunto. Nel super pac di Musk, secondo indiscrezioni, è confluita buona parte dello staff dell'ex campagna del governatore della Florida Ron DeSantis nel tentativo di legittimarlo agli occhi dell'establishment repubblicana e renderlo un'arma in più nella conquista della Casa Bianca da parte di Donald Trump.