I RUSSI INIZIANO A RIBELLARSI - DURANTE UNA PUNTATA DI UNO DEI TALK PIU' POPOLARI DEL PAESE, GLI OSPITI HANNO CONTESTATO L'INVASIONE, NONOSTANTE IL TENTATIVO DEL CONDUTTORE DI CORREGGERE IL TIRO - UNA PRESA DI POSIZIONE CHE RISCHIA DI COSTARGLI CARO: NEI GIORNI SCORSI IVAN URGANT, POPOLARISSIMO PER AVER CONDOTTO "CAPODANNO CIAO 2020" E "CIAO 2021" HA PRESO POSIZIONE SULLA GUERRA E... - VIDEO

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Michela Allegri per il Messaggero
 

Semyon Bagdasarov

I russi iniziano a ribellarsi, cercano narrazioni diverse, mentre Mosca ha deciso di bloccare dal 14 marzo l'accesso a Instagram, accusato insieme a Facebook di istigare violenza e odio contro il Paese. Nonostante le leggi che minacciano 15 anni di carcere per chiunque pubblichi «notizie false» sulla guerra - tradotto: notizie non approvate dal Cremlino -, due sere fa in diretta tv due studiosi hanno criticato le azioni di Mosca.
 

Shakhnazarov

È successo durante una puntata di An Evening with Vladimir Soloviev, uno dei talk show più popolari del Paese e che va in onda sul canale di Stato Russia 1. Gli ospiti si sono rifiutati di sostenere la propaganda del Cremlino sulla guerra in Ucraina e hanno contestato l'invasione, nonostante il tentativo dei conduttori di correggere il tiro, parlando di «operazione speciale» iniziata con lo scopo di «smilitarizzare» il Paese.
 
A prendere la parola è stato l'accademico Semyon Bagdasarov. «Dobbiamo entrare in un altro Afghanistan, ma anche peggio? - ha detto - Non ne abbiamo bisogno». Mentre invitava il presidente a porre fine all'attacco, avvertendo che anche Paesi come la Cina e l'India potrebbero presto voltare le spalle a Mosca, Vladimir Soloviev, giornalista milionario e filo-Putin al quale la Finanza ha appena sequestrato due ville sul lago di Como, tentava in ogni modo di interromperlo. «Se questo film inizia a trasformarsi in un disastro umanitario assoluto, anche i nostri alleati saranno costretti a prendere le distanze da noi», ha aggiunto l'accademico.
 

congelate le ville di como di Vladimir Soloviev

Anche Karen Shakhnazarov, regista e opinionista, ha parlato in diretta durante la stessa trasmissione: ha ribadito che il conflitto in Ucraina rischia di isolare la Russia. «Faccio fatica a immaginare di prendere città come Kiev. Non riesco a immaginare come sarebbe», ha dichiarato, cercando di smentire la narrativa del Cremlino secondo la quale si sta conducendo un'«operazione speciale» limitata alla regione del Donbass. Shakhnazarov ha infatti parlato degli attacchi alla capitale Kiev, sottolineando che «si trova a centinaia di miglia di distanza».
 
Una presa di posizione netta e coraggiosa, che rischia di costare caro ai due intellettuali. Nei giorni scorsi il conduttore Ivan Urgant, popolarissimo per aver condotto nelle vesti di Giovanni Urganti gli show di Capodanno Ciao 2020 e Ciao 2021, dopo aver preso posizione contro la guerra, è stato sospeso insieme al suo show dall'emittente di Stato, nonostante la larghissima audience.
 

Ivan Urgant

Il programma è scomparso dal palinsesto subito dopo un post pubblicato dal conduttore su Instagram: «Paura e dolore, nessuna guerra». Urgant ha poi fatto sapere di essere andato in vacanza insieme alla famiglia.
 
I SOCIAL Intanto la campagna di Mosca prosegue anche sui social. Oltre allo stop a Instagram e a Facebook, annunciato dal Roskomnadzor, l'ente regolare delle telecomunicazioni russo, l'Ue ha deciso di oscurare i siti di Russia Today e Sputnik, «di proprietà statale, in modo che non siano più in grado di diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin», ha dichiarato Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione europea. Anche YouTube ha annunciato di avere disposto il blocco degli stessi canali.
 

Ivan Urgant IN CIAO2020

La guerra russa contro i social del gruppo Meta, di Mark Zuckerberg, è partita dopo la decisione dell'azienda di allentare alcune forme di censura sui post anti-russi, compresi i messaggi che invocano l'uccisione dello zar. «Alla luce dell'invasione dell'Ucraina - ha fatto sapere Meta - abbiamo deciso di permettere alle persone colpite dalla guerra di esprimere i propri sentimenti nei confronti delle forze armate. Anche con espressioni come morte agli invasori russi, che normalmente violerebbero le nostre regole».